Luca Guadagnino e il teen drama moderno: WAWWA

Luca Guadagnino

We are who we are è la nuova serie di Luca Guadagnino, nonché la sua prima prova sul piccolo schermo dopo l’enorme successo di Chiamami col tuo nome. Cominciata il 9 settembre e da poco conclusa, è una miniserie di 8 puntate, prodotta da HBO e Sky, che vanta tra gli sceneggiatori Francesca Manieri, Sean Conway e Paolo Giordano, autore de La solitudine dei numeri primi.

L’Italia e il “microcosmo” di Chioggia

Quello che Luca Guadagnino ci presenta è un teen drama di livello, arricchito da sviluppi complessi, moderni e all’avanguardia che lo rendono interessante per tutti. Ma, certamente, parla di giovani. Racconta infatti la vita di Fraser (Jack Dylan Grazer), giunto in Italia perché una delle sue madri è stata promossa a Colonello in una base militare americana in Veneto. Il ragazzo irrompe a Chioggia con i suoi vestiti stravaganti, la sua personalità irrequieta e lunatica e un modo tutto personale di percepire le cose. Proprio questo suo essere stridulo entra in contrasto con il microcosmo della base, omologato ed ordinato, che assume spesso i tratti di un luogo di vacanze e di una realtà sospesa e atemporale. Questa eccentricità attrae la figlia perfetta di un retrogrado graduato repubblicano, Caitlin (Jordan Kristine Seamón), che proprio grazie a Fraser comincerà a conoscersi, a capirsi e a mettersi in discussione, cullata costantemente dall’immensa comprensione del ragazzo.

We are who we are di Luca Guadagnino: l’adolescenza in tutte le sue dicotomie

Ed è così che irrompono le più attuali dinamiche adolescenziali: dal sesso alla musica, dalla droga alla religione, dalle questioni di genere ai contrasti familiari. Alle loro spalle, con dinamiche più o meno invasive, c’è la guerra, lontana ma onnipresente, intrinseca di responsabilità ma anche il più divertente tra i giochi.
I ragazzi, insieme al loro gruppo di amici, sembrano vivere perfettamente all’interno di numerose dicotomie, la maturità e l’infantilismo, il matrimonio e i giochi da ragazzini, l’Italia, presentata con immagini meravigliose, e un’America patriotticamente sfrenata, su cui risuonano i discorsi elettorali di Trump non ancora presidente.
Come riportato sulle pagine di Vogue, Alice Braga, che interpreta la compagna della madre di Fraser, ha voluto sottolineare, l’importanza di una serie così in questo momento storico. “Mi sono subito entusiasmata per il progetto, nato dalla volontà precisa di portare sugli schermi una storia che tratta i temi dell’identità sessuale fluida degli adolescenti, in modo veramente inconsueto”. “Siamo personaggi che non si vedono spesso in Tv”, ha voluto aggiungere Faith Alabi, che interpreta la mamma di Caitlin. E il valore aggiunto di questa storia sta nella capacità di una ragazza di seguire davvero il suo cuore. Non sempre è facile”.

Ancora una volta, Guadagnino dimostra la sua abilità di attraversare le singole sensibilità, di trattare gli stati d’animo, le interazioni più complesse, aderendo agli aspetta più profondi del comportamento adolescenziale, senza mai rinunciare alle meravigliose immagini che ci offre.

Fonte immagine: Facebook (Pagina italiana di We are who we are)

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A proposito di Carolina Cappelli

Mi chiamo Carolina Cappelli, ho ventun anni e sono nata e cresciuta a Napoli. Dopo il diploma conseguito al Liceo Scientifico Vincenzo Cuoco, ho deciso di iscrivermi al cdl in Lingue, culture e letterature moderne europee, per ampliare le mie conoscenze di lingua straniera, ma dopo il primo anno mi sono convinta ad optare per il cdl in Lettere moderne, più in linea con gli studi propriamente linguistico-letterari. I miei interessi spaziano da sempre nell’ambito artistico culturale: ho frequentato per qualche anno un corso di teatro fino a dedicarmi completamente, all’età di undici anni, alla danza, scoperta per caso dopo il continuo rifiuto di mia madre di iscrivermi a scuola calcio, dimostrazione della mia grande curiosità verso le cose più varie. Il percorso di studi a danza è stato formativo e ricco di belle esperienze, di vario genere, da spettacoli per strada a collaborazioni con il teatro Bellini di Napoli. La prima parte della mia formazione si è conclusa nel giugno del 2019 quando, dopo lo spettacolo di fine anno e gli esami accademici, ho conseguito il diploma in danza classica, moderna e contemporanea. Scrivere, invece, è sempre stato parte della mia vita. Il mio carattere irruente e testardo è sempre stato equilibrato dalla capacità di dar ordine all’espressione proprio mediante la scrittura. Inoltre, è sempre stato uno dei modi migliori per dar spazio alla mia forte sensibilità. Proprio questa mi porta ad essere una persona fortemente emotiva, sempre coinvolta a pieno in quello che fa, e molto attenta ai bisogni degli altri. L’aspetto sociologico dei fatti è da sempre, per me, fonte di particolare curiosità. Ciò mi ha spinto ad elaborare, negli anni del liceo, alcuni piccoli articoli pensati come un’analisi sociale di un fatto di cronaca popolare, essendo molto legata alla mia città d’origine. Queste prime prove sono sfociate in pubblicazioni su Il Mattino e Il Roma. La comunicazione, lo scambio di idee ed opinioni, le discussioni creative e la libertà di pensiero sono tra le cose che più ricerco perché determinanti per la crescita e la buona salute “spirituale”. Il mio sogno è quello di rendere la scrittura il mio pane quotidiano e questa collaborazione è la mia prima vera esperienza, per la quale sono molto entusiasta e fiduciosa. Spero di esserne all’altezza e, contemporaneamente, di poter crescere insieme. Grazie mille per la possibilità.

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