Mangia Prega Ama, il film di Ryan Murphy che celebra l’essenziale ricerca della felicità | Recensione

Mangia Prega Ama, il film di Ryan Murphy che celebra l’essenziale ricerca della felicità. Recensione

Mangia Prega Ama di Ryan Murphy esordisce nelle sale cinematografiche nel 2010, e finalmente riproposto da Netflix dal 2021. Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Elizabeth Gilbert Mangia, prega, ama – Una donna cerca la felicità (2006), il film ruota intorno all’essenziale e urgente ricerca di felicità della protagonista Elizabeth, interpretata da una magistrale Julia Roberts, affiancata da un cast stellare, tra Javier Bardem, James Franco, Billy Crudup, Richard Jenkins, fino all’italiano Luca Argentero.

Mangia Prega Ama è un viaggio fisico e spirituale, attraverso le cui tappe Liz riuscirà a ritrovare, abbracciare ed amare finalmente sé stessa, aprendosi all’armonia e alla bellezza dell’universo, oltre che all’amore.

Le riprese del film spaziano tra New York, l’Italia (Roma e Napoli), l’India, per giungere poi a Bali. Un excursus pittoresco, magico, mozzafiato, che prende il pubblico per mano e lo accompagna, insieme a Liz, ad emozionarsi con lei tra paesaggi incontaminati e sereni (India e Bali) e le storiche, culturali e meravigliose tappe italiane, tra Piazza Navona, Campo de’ Fiori, Piazza di Spagna, Villa Borghese (per Roma), Forcella e L’antica pizzeria da Michele (per Napoli).

Mangia Prega Ama di Ryan Murphy – Trama

Come anticipato, il filo narrativo della trama è il viaggio di Liz. Un viaggio fisico, attraverso i continenti, strumento di un viaggio più intimo e profondo, quello spirituale, necessario alla protagonista per ritrovare sé stessa e la sua genuina felicità.

La trentaduenne Elizabeth Gilbert ha una vita apparentemente perfetta. Un recente matrimonio, una casa bellissima e un ottimo lavoro a New York. Eppure dentro sé avverte una fastidiosa e dolorosa fitta d’insoddisfazione. Quella che dall’esterno può sembrare una vita perfettamente confezionata, in realtà la fa sentire un’estranea, realizzando che non è ciò che desidera davvero. Avverte così la necessità di allontanarsi da tutto. A cominciare dal divorzio con suo marito Stephen (Billy Crudup), Liz si immergerà in una nuova storia d’amore con il giovane David (James Franco), che non farà altro che alimentare in lei frustrazione e dolore per i soffocanti sensi di colpa provati nell’essere stata la responsabile della fine del suo matrimonio. Toccato il fondo, Liz decide di riprendere in mano la propria vita, mettendo alla prova se stessa. Decide di mollare tutto, i suoi amici e la sua vita a New York e intraprendere un viaggio di un anno intorno al mondo.

Sarà per i primi quattro mesi in Italia, sostando a Roma e visitando Napoli. Qui, tra nuove amicizie, Liz decide di abbandonarsi ai piaceri del palato, come mai prima si è concessa di fare. Comincerà ad amare il cibo, conoscendo e sperimentando l’ottima e unica cucina italiana, e si concederà finalmente un po’ di sano “dolce far niente”, godendosi le bellezze culturali e paesaggistiche che le meravigliose città italiane offrono ai suoi occhi e ai suoi sensi.

La seconda tappa sarà l’India, e precisamente un lungo periodo di permanenza nell’ashram di una guru, dove poter dedicarsi alla meditazione e alla preghiera. Qui costruirà un genuino rapporto di amicizia con Richard (Richard Jenkins), anch’egli con un divorzio alle spalle, che suggerirà a Liz di restare lì tutto il tempo necessario che occorrerà per perdonarsi per il fallimento del proprio matrimonio. Dopo mesi infatti, questo costituisce per Liz un ostacolo ancora insormontabile.

L’ultima tappa di questo lungo e incredibile percorso sarà Bali, in Indonesia, dove Liz verrà aiutata da uno sciamano a completare il suo percorso spirituale di perdono ed incontro con la serenità. Qui conoscerà nuovamente l’amore, grazie anche ad un fatidico incontro con Felipe (Javier Bardem), il quale la metterà faccia a faccia con le sue paure, non ancora completamente esorcizzate, riuscendo finalmente ad amare ancora e a vivere una vita in linea con le proprie necessità.

Mangia Prega Ama di Ryan Murphy –  Dal romanzo al film

Come anticipato, il film è tratto dall’omonimo romanzo di Elizabeth Gilbert, Mangia, prega, ama – Una donna cerca la felicità (2006), una scrittrice statunitense che decide di intraprendere un inedito percorso di vita, una volta resasi conto che la sua vita perfetta e programmata non poteva renderla davvero felice. Julia Roberts, che interpreta appunto il ruolo di Liz, legge il romanzo rimanendone profondamente colpita, consapevole del fatto che in una vita apparentemente perfetta giunge un momento fondamentale di frattura, nel quale urge l’esigenza di ridefinire ogni cosa, dalle priorità ai desideri, per capire cosa davvero si cerca nella vita.

Il libro di Gilbert racconta dunque il tormentato percorso interiore della scrittrice, rimasto nella classifica dei libri più venduti, stilata dal The New York Times, per 187 settimane. Lo stesso regista Murphy ne resta colpito, perché la trama autobiografica invita ad uscire dal proprio guscio, dalla comfort zone, ad avere il coraggio di cambiare tutto quello che stona con la propria personale felicità. Pertanto, prendere parte a questo film ha insegnato un po’ a tutti a godere ed assaporare ogni prezioso istante della vita e, restare quanto più fedele possibile al romanzo, dunque alla verità di quella storia, diviene per Murphy un imperativo categorico, fino a desiderare di raggiungere tutti i luoghi visitati da Gilbert. Anche qui risiede dunque lo straordinario successo del film, oltre che al riuscitissimo e talentuoso lavoro compiuto da regista ed attori.

La ricerca della felicità che passa per il perdono

Mangia Prega Ama è la storia di un viaggio, un difficile e tormentato viaggio interiore, che usa come strumento il viaggio fisico, attraverso luoghi atti a conciliare la ricerca di una felicità perduta nei meandri di progetti, manie di perfezione, quotidianità e attenzione a tutto quanto distoglie però dalle più intime esigenze di benessere e serenità.

Questo tortuoso cammino deve passare attraverso il perdono di sé stessi, in questo caso è Liz che deve riuscire a perdonarsi per il fallimento del proprio matrimonio. Quando il senso di frustrazione e vuoto cominciano a prevalere, il segnale diviene forte: occorre fare qualcosa, muoversi, per uscire dall’insano e deleterio immobilismo, che soffoca e condanna ad una vita a metà. E allora, far soffrire e soffrire sarà inevitabile, ma necessario per giungere a quel cambiamento, volto a liberare sé stessi e chi c’è al proprio fianco dal pantano di una stasi che può procurare solo ulteriore peggioramento e inutile sofferenza. A tal riguardo, Liz compie quest’atto di egoistico coraggio, che in realtà non è altro che un gesto di gentile altruismo, per ricomporre i pezzi e le molecole di un equilibrio andato in frantumi giorno dopo giorno, passo dopo passo, in maniera gelidamente inconsapevole.

Ecco, la storia di Liz è una storia di ricerca e raggiunta consapevolezza, di coraggio appunto, nel rompere l’ordine prestabilito delle cose (matrimonio, bella casa, buon lavoro), per avere la possibilità di ricomporlo nel modo finalmente giusto, giusto solo per sé, partendo dall’amore per sé stessa, dall’attenzione rivolta alle proprie effettive esigenze, e, prima di ogni cosa, dal perdono di sé stessa.

Il titolo Mangia Prega Ama suggerisce in maniera netta, nitida, sbrigativa ed essenziale il senso del tormentato percorso, durato mesi e mesi, per arrivare finalmente a ricongiungersi con Dio e l’universo, trovando la pace interiore.

Liz deve attraversare diverse fasi per poter raggiungere il difficile obiettivo di perdono e amore. La permanenza di quattro mesi in Italia le servirà a sperimentare la gioia della rinuncia alle privazioni, attraverso il godimento del buon cibo e delle bellezze culturali delle meravigliose città (Mangia); i tre mesi trascorsi in India le serviranno ad accostarsi alla propria personale spiritualità (Prega); infine, il percorso termina a Bali, dove Liz ricercherà l’equilibrio tra le due precedenti esperienze, trovando l’amore (Ama).

Restare testardamente ancorati alle cose, alle persone, a una città, ai progetti, è un desiderio dettato solo dalla paura, dal terrore di sbagliare ancora, di soffrire e far soffrire. La felicità passa dal dolore, necessariamente. Come sarebbe possibile altrimenti riconoscerne la vera natura?

Nessuno dice che sarà semplice. Anzi, sarà estremamente doloroso e complicato. Eppure, un giorno la tempesta dovrà pur finire, per conoscere finalmente la pace. Non ci si può condannare a tutta una vita di infelicità, solo per evitare la gelida fitta del senso di colpa ingombrante e bruciante, e i cambiamenti che sempre terrorizzano. La corrente va attraversata. La lotta è necessaria. La rinascita sarà davvero tale solo accettando le precedenti condizioni. Occorre toccare il fondo per poter provare davvero a volare, di nuovo o finalmente che sia. Per tornare a meravigliarsi nuovamente per qualcosa. Per sentire dentro finalmente e nuovamente la voglia di vivere!

Accettiamo di vivere nell’infelicità, perché abbiamo paura dei cambiamenti, delle cose che vanno in frantumi… e la sola vera trappola è restare attaccati a ogni cosa. Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione

(Dal film Mangia Prega Ama)

 

Immagine in evidenza: Wikipedia

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