Manodopera di Ughetto | Recensione

Manodopera di Alain Ughetto | Recensione

Manodopera di Alain Ughetto è il film d’animazione pluripremiato in Francia e arrivato il 31 agosto nelle sale italiane. Con la delicatezza dell’animazione più artigianale, il regista racconta l’emigrazione della sua famiglia dal Piemonte alla Francia.

L’uomo è un animale itinerante, destinato a partire, poi – forse – a tornare. Destinato a cambiare, a trasformarsi, a camminare. Parte per cercare fortuna o per rincorrerla, speso per scelta, altre volte purtroppo no. Siamo migranti tutti, in qualche modo, nella vita e bisognerebbe pensarci un po’ più spesso.

Manodopera di Ughetto o Interdit aux chiens et aux Italiens

Di migranti, di oggi o di un tempo poco importa, voleva parlare Alain Ughetto – noto già da alcuni anni agli intenditori del genere per il suo lungometraggio animato Jasmine – quando nel 2022 ha confezionato il suo Interdit aux chiens et aux Italiens. Né cani né Italiani. È la frase che, nei primi del ‘900, si leggeva sulla porta di molti bar, locali e negozi francesi o nei Paesi maggiormente interessati dall’immigrazione italiana. Una frase che è il ritratto di quella generazione di nostri connazionali che non accoglieva, ma partiva.

È una verità, questa, troppo nuda e cruda da raccontare ai bambini. A loro bastava sapere che i francesi temevano che i cani aggredissero gli Italiani. In Italia il film è stato distribuito con il titolo Manodopera.

Proprio l’italianità è il filo conduttore di Manodopera di Ughetto, un film d’animazione in stop-motion, una piccola gemma fatta come facevano gli antichi, con Nicola Piovani in sottofondo che con leggiadria trascina i protagonisti nella bellezza e nella tragedia di un ballo italiano fuori dall’Italia.

Una storia autobiografica

Miglior Film d’Animazione agli European Film Awards 2022, Premio della giuria come miglior lungometraggio al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy 2022 e molto apprezzato al Locarno Film Festival, Manodopera di Alain Ughetto, nelle sale italiane dal 31 agosto, racconta la storia dell’emigrazione di una famiglia – quella del regista –, partita come tante dal Piemonte alla volta della Francia in cerca di sopravvivenza, di stabilità e di una fortuna che raramente, purtroppo, sorride ai più umili.

Manodopera di Ughetto: il trailer

La “manodopera” di Ughetto, tra nostalgia e poesia

Manodopera suggerisce, prima ancora della visione del film, il lavoro artigianale, delicato e poetico che Alain Ughetto ha saputo realizzare. Nella sua delicatezza, il lungometraggio italo-francese ha saputo dare vita alle pagine ingiallite di una storia vorace e brutale che ingurgita e mastica senza pietà i vinti, per sputarli poi lontano dai riflettori degli storici.

La bellezza è, soprattutto, nella semplicità e nella dolcezza con cui il regista guarda al suo passato e lo racconta agli spettatori e nello stupore con cui ammette di aver scoperto, tardi, che anche la propria nonna un tempo era giovane e bella. E che è stata amata.

I personaggi hanno colori sbiaditi e forme infantili, come fossero modellati con la plastilina, ma sono immensi nella dignità e nell’umanità che comunicano, mentre stringono forte al petto il senso della loro unicità affinché non si disperda nel flusso del mondo. Manodopera di Ughetto è il dramma di tutti coloro che sono costretti a cercare casa lontano da casa e faticano a trovare un accordo tra la loro vita interiore e la vita che scorre attorno.

Forse, così messo sullo schermo, questo dramma riusciranno a comprenderlo almeno i bambini; e si spera non soltanto loro.

 

Fonte immagine: locandina di Manodopera

A proposito di M. S.

Laureata in Filologia, letterature e storia dell’antichità, ho la testa piena di film anni ’90, di fotografie e di libri usati. Ho conseguito un Master in Giornalismo ed editoria. Insegno italiano, latino e greco, scrivo quando ne ho bisogno e intervisto persone. Vivere mille vite possibili attraverso gli altri è la cosa che mi riesce meglio, perché mi solleva dalla pesantezza delle scelte.

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