Il film del 2004 Mean Girls è una teen comedy, diretto da Mark Waters con la sceneggiatura di Tina Fey, in parte basata sul libro di Rosalind Wiseman Queen Bees and Wannabes, che descrive gli atteggiamenti malsani delle ragazze delle scuole superiori e le ripercussioni che possono avere sugli adolescenti. La trama del film è incentrata su un’ingenua adolescente, Cady interpretata da Lindsay Lohan, che si fa strada per la prima volta attraverso la gerarchia sociale di una scuola superiore americana dopo anni in cui i suoi genitori l’hanno istruita a casa.
Ad oggi Mean Girls è diventato un film di culto e conta un sequel e un musical portato in scena a Broadway, dal quale è stato tratto un nuovo adattamento cinematografico nel 2024.
Mean Girls: life in plastic, is it fantastic?
A prima vista il film potrebbe apparire frivolo, ma nonostante il rosa e il glamour che trasuda la pellicola, Mean Girls ha contribuito a inquadrare le giovani generazioni così come i meccanismi sociali messi in atto durante l’adolescenza e le loro conseguenze, come la pressione a conformarsi con i propri coetanei e la perdita di individualità per far parte di un gruppo. Il film non porta sullo schermo una mera demonizzazione del cliché della “mean girl”, ma sonda nel profondo questo tropo e la fascinazione della nostra cultura attorno ad esso.
Andiamo per gradi, cosa contraddistingue una “mean girl”? Nella cultura pop viene solitamente ritratta come una ragazza intelligente e perspicace, che sa leggere le persone intorno a lei come un libro, quasi sempre finendo per approfittarsene. Tuttavia anche se non è la persona più ammirevole, incarna molte qualità che sono sinonimo di emancipazione come l’ambizione, la determinazione e la fiducia in se stessa, tutte queste purtroppo sono incanalate in obiettivi miserabili.
Il potere della comunicazione verbale: perché Regina George riesce a prevalere sugli altri?
In Mean Girls per Regina George, interpretata da Rachel McAdams, l’opinione pubblica è tutto, quindi coltiva un’immagine per cui essere ammirata e si circonda di seguaci fedeli. Quando ha ottenuto l’approvazione da parte degli altri e soprattutto la consapevolezza di detenere il potere sociale questo le dà il diritto di utilizzare strategie di impoliteness. In particolare Regina George si affida alla positive impoliteness, strategia linguistica teorizzata dal professor Jonathan Culpeper, che consiste nell’uso di particolari atti linguistici volti ad attaccare la positive face degli altri, che a sua volta è il desiderio di essere approvati dagli altri. Si entra così in un circolo vizioso: la “mean girl” è “legittimata” a maltrattare gli altri, poiché facendo leva sul desiderio di approvazione (positive face) è conscia che ciò si traduce nel bisogno di essere approvati da lei, essendo in cima alla gerarchia sociale.
Le strategie di comunicazione di un parlante sono influenzate da diverse variabili sociali, tra queste due sono interessanti per analizzare Regina George, ovvero il potere personale e il potere sociale. Il potere personale appartiene a chi dice quello che pensa, senza curarsi troppo dell’identità del proprio interlocutore, o ad una persona intelligente e perspicace che si pone agli occhi degli altri naturalmente come guida in virtù delle proprie doti. Il potere sociale invece è quello che può esserci tra genitori e figli, tra un capo e il suo impiegato, quindi il potere che un parlante attribuisce al suo interlocutore per il ruolo sociale che questo detiene. In Mean Girls le scelte comunicative di Regina sono fortemente influenzate da una variabile sociale. Nonostante sembri molto sicura di sé, Regina non detiene il potere personale ma quello sociale. Il suo potere si regge sull’approvazione altrui e sul ruolo in cui gli altri la vedono, pertanto è molto attenta all’identità del suo interlocutore: usa delle strategie di impoliteness solo quando è certa che l’altro la ritenga superiore.
Mean Girls, a dispetto della semplicità della trama, riesce ad esemplificare le strategie linguistiche che non sono confinate ai dialoghi di un film, ma vengono adottate anche nella vita reale senza che ci se ne renda conto il più delle volte.
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