Volge al termine con la puntata del 27 luglio la trasmissione televisiva “Non sono una Signora” condotta da Alba Parietti su Rai 2, dopo essere stata rinviata per svariati mesi lo show è finalmente andato in onda in prima serata il 29 giugno.
I ritardi nella messa in onda hanno suscitato non poche polemiche, non solo dai fan che su Twitter aspettavano impazienti di poter iniziare a far teorie sui partecipanti, ma anche da alcuni membri della crew di makeup-artist coinvolti nel processo.
Innovativo è infatti che la rete televisiva nazionale non abbia deciso di affidarsi al proprio personale interno, come avviene con il reparto trucco di “Tale e quale show” e “Il cantante mascherato”, ma che abbia selezionato giovanissimi esperti specializzati in trucco drag.
I truccatori scelti per il programma sono personalità note alla beauty community italiana su Instagram: Andrea Cimatti, Damn Tee (Christian Filippi); Piangoarcobaleni (Mattia Attorre), Alessandra Dini e Diego Saitta.
“Non sono una Signora” è infatti basato quasi interamente sul potere della trasformazione, soprattutto cosmetica oltre che scenografica e sartoriale, ma anche sul coaching che avviene tra i selezionati aspiranti drag queen per una notte e le tre spietate drag-giudici: Elecktra Bionic, Maruska Starr e Vanessa Van Cartier.
Queste tre professioniste sono tra le più premiate e riconosciute in Europa e si occupano di seguire i concorrenti nelle due categorie previste dallo show: la catwalk e il lip-sync. La catwalk è una sfilata che può avere temi e obiettivi specifici, si distinguonoi in base a questo concorrenti decisamente più orientati al drag glamour o a quello di tipo comico. Il vero momento in cui si distinguono i concorrenti in grado di proseguire al momento finale, quello del discorso persuasorio, è quello del lip-sync. Questo si basa sull’esecuzione di un numero di danza, anche qui con diverse impostazioni basate specificamente sul tipo di drag espresso dall’artista, mentre viene mimato con la bocca il testo della traccia scelta.
Il panel di giudici composto dalla spumeggiante Mara Maionchi, l’analitico Federico Magnini, la dolce Sabrina Salerno e l’impulsiva Cristina D’Avena si sfida di sera in sera per indovinare chi si nasconde dietro trucco e parrucco; spesso con scarsi risultati.
Già dalla prima puntata del programma “Non sono una Signora” il cast aveva generato grosse aspettative e così è stato: il primo smascherato è stato Rocco Siffredi, quest’ultimo fa della sua partecipazione un messaggio sulla decostruzione dell’ideale machista di virilità ed esorta i suoi figli a non aver mai paura di giocare con il proprio rapporto con la femminilità.
Lo smascherato della quarta puntata è invece un personaggio amato dagli under 30, l’attore e youtuber Willwoosh, al secolo Guglielmo Scilla.
Oltre al lavoro sui social è molto attivo nel discorso sui diritti delle persone LGBTQIA+, genuinamente commosso ed emozionato per il grande regalo che gli è stato fatto nel partecipare al programma, è stato l’unico dei partecipanti a parlare con grande delicatezza non solo di femminilità ma dell’attuale condizione delle donne in Italia.
Su Instagram impazza il fenomeno “Fantanonsonounasignora” dove più di duecento fan lanciano le proprie teorie su chi si cela dietro tacchi e parrucca, l’ ultimo appuntamento vedeva come papabili protagonisti, secondo il web, Chef Rubio ed Enzo Paolo Turchi.
L’ospite d’eccezione della finalissima è Amanda Lear che sostituisce Mara Maionchi, l’artista ha infatti portato grande brio alla trasmissione dando commenti decisamente più critici e professionali rispetto alla giudice che rimpiazzava, talvolta troppo distante dal mondo drag per dare pareri effettivamente costruttivi. La leggendaria Amanda è infatti stata ospite della trasmissione francese “Drag Race France”, durante la puntata di “Non sono una Signora” si è mostrata molto competitiva, questo farebbe ben sperare in una partecipazione all’eventuale seconda stagione.
La finale vede aumentare il livello di difficoltà, alla catwalk e al lip-sync si aggiungono duetti con ospiti e la performance di un cavallo di battaglia.
Il duo drag comico e irriverente “The Nancies”, i riconoscibilissimi Gigi e Ros, si sono caricati di opulenza e sarcasmo con la catwalk sulle note di “Splendido splendente”. Durante la finalissima hanno conquistato l’intera giuria drag grazie alla personalità tagliente e goffa che simula quel tipo di femminilità che chi ha visto sit-com come “La Tata” conosce perfettamente. The Nancies sono camaleontiche dive tutte messa in piega e lustrini, il duo si è esibito in duetto con Amanda Lear catturando l’energia e l’essenza di essere cougar.
Ayumi Flambé energica e scattante, ha commosso il pubblico al momento dello smascheramento, era visibile l’aria di sconforto nel finire un’esperienza che ha così tanto divertito Ayumi. Dietro la vistosa parrucca colorata della signora Flambè si celava infatti Simone Montedoro, attore di successo conosciuto dai telespettatori Rai per il ruolo nella fiction “Don Matteo”.
Grazie al coaching di Elecktra Bionic, vincitrice della prima edizione italiana di Drag Race, Montedoro si è avvicinato alla propria vulnerabilità per entrare in contatto con il romanticismo e con la consapevolezza di essere un individuo libero che può giocare con se stesso per imparare a gestire le proprie emozioni.
Da “Ballando con le stelle” a “Il cantante mascherato” Ayumi Flambé é stata la prima queen smascherata della finale ma il percorso di “Non sono una Signora” resterà sempre nella crescita personale di Montedoro.
La vincitrice della prima puntata di “Non sono una Signora” , She-Funk, ha continuato a stupire con la propria sicurezza e la dimestichezza nel ballo, non un movimento goffo o sbadato, non uno sguardo di panico; ammiccanti sorrisi e fianchi sinuosi sono il suo marchio di fabbrica. L’esibizione di “Il mio nome è Jem” porta tutti indietro nel tempo, la serie animata del 1987 è stata accostata all’elegante lip-sync di Cristina D’Avena e She-Funk che nonostante la difficoltà di interpretare una sigla ha rinforzato le caratteristiche da bomba sexy del suo personaggio con movenze più contenute ma efficaci.
Dietro il mantello da supereroina altri non v’era che il giovane italo-tedesco Andreas Müller, ballerino e coreografo noto grazie alla partecipazione ad Amici 15 e 16, ha portato sul palco di “Non sono una Signora” non solo movimenti precisi ma anche un grande messaggio di supporto inquanto slega la sensualità al concetto di sessualità ed invita i giovani a non fermarsi alle apparenze.
Meusa Du Champ ha rappresentato il camp allo stato puro, unica queen barbuta della competizione, esprime tutto il bello della cultura folkloristica meridionale con le scelte musicali e con i costumi vistosi ma mai volgari. Dietro la barba rossa di Meusa si nascondeva una barba decisamente più corta e brizzolata; quella del sensibilissimo rugbista Andrea Lo Cicero, poco prima di essere eliminato si esibisce in un omaggio a Mina con Filippo Magnini che si sono esibiti con “Parole Parole” in una scenografia intima che simulava un camerino, un backstage in cui Meusa era la diva che respingeva un suo ammiratore.
Il drag vintage ed espressivo di Energy Crisis invece ha dato grande soddisfazione agli indovinatori seriali, la drag queen in bianco e nero altri non era che Enzo Paolo Turchi, apprezzatissimo volto televisivo. Quest’ultimo ricorda il San Carlo di Napoli, l’infanzia difficile, Raffaella Carrà e la voglia di imparare nonostante l’età. Il duetto di Energy Crisis e Sabrina Salerno carica il palco di sensualità facendo cantare tutta la giuria in quello che è un vero e proprio inno italiano, “Siamo donne”.
L’arte non si ferma quando i riflettori si allontanano, il palco sarà sempre la casa di un’artista che come lui ha esigenza di portare il proprio cuore alla gente.
Dopo i discorsi finali le due finaliste, The Nancies e She-Funk, si sono esibite nei propri cavalli di battaglia ed è forse in quel momento che è stato chiaro alla giuria che benché Andreas fosse tecnicamente più preparato dei suoi avversari, era il buon cuore e il messaggio di rispetto di Gigi e Ross a rendere le loro performance speciali.
Il duo partenopeo si è aggiudicato la vittoria ricordando che la libertà è un valore che va insegnato sin da piccoli, che la vita va vissuta intensamente ma senza prendersi troppo sul serio e che tutti hanno una storia che vale la pena raccontare.
La Rai si è finalmente fatta parte di un pezzo di storia televisiva queer ma è inevitabile comparare “Non sono una Signora” alla versione originale olandese, mentre a nostra è molto simile ad un crossover tra “Il cantante mascherato” e “RuPaul’s Drag Race”, quella olandese è decisamente connotata da un’identità più forte che non cerca di tradurre maccheronicamente motti famosi nel mondo drag (come avviene con Alba Parietti che copia spudoratamente il “bring back my girls” di RuPaul romanzandolo in “Che le regine vengano a me”)
Per un’eventuale seconda stagione ci sarebbe da sperare nel cambiamento totale, o quasi, del panel di giurati favorendo artisti o professionisti del settore con reali competenze per giudicare e o comprendere l’arte drag a 360 gradi.
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