Film di Paolo Sorrentino, la nostra classifica delle pellicole più rappresentative del regista premio Oscaro
Probabilmente non è errato definirlo il miglior regista italiano degli ultimi vent’anni dato il notevole contribuito che le sue pellicole hanno creato nel panorama cinematografico, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti perfino oltre oceano. Con lui non ci sono mezze misure: o lo odi o lo ami, e i suoi film, per quanto a lungo discussi e polemizzati, sono autentiche gemme del nostro cinema, pilastri che hanno piantato le fondamenta nell’immaginario culturale e sociale. Parliamo del maestro Premio Oscar Paolo Sorrentino.
Paolo Sorrentino, una breve biografia
Nato a Napoli nel 1970, rimasto orfano a soli 16 anni, dopo un breve periodo passato alla facoltà di Economia e Commercio, decide di dedicarsi alla sua grande passione che sarà poi la sua ragione di vita: il cinema. Sorrentino si è riservato un posto abbastanza alto nella classifica dei migliori cineasti moderni del nostro Paese. I suoi film hanno rafforzato l’industria cinematografica del nuovo millennio, dal suo esordio nel 2001 con L’uomo in più fino al più recente Parthenope, uscito nel 2024. Il regista si è da sempre distinto per il suo linguaggio cinematografico e per la sua sensibilità artistica che ha incantato gli spettatori di tutto il mondo, trattando temi quali la femminilità, la solitudine, la politica, l’adolescenza.
Ma per quale ragione abbiamo detto che Sorrentino o lo ami o lo odi? Perché Sorrentino è un degno prosecutore di un particolare genere cinematografico, ovvero il grottesco: un tipo di film basata sulla narrazione di eventi assurdi e surreali, spesso accompagnato da una feroce satira e dalla rappresentazione della realtà in una prospettiva deformata. Un genere che, nel cinema, ha conosciuto il suo massimo splendore con Federico Fellini, di cui Sorrentino può considerarsi degno discendente (non a caso il film preferito di Sorrentino è 8½).
Questo genere, se pur innovativo e anticonformistico, ha spesso incontrato l’opposizione del pubblico, a causa delle difficoltà nella comprensione semantica delle sue opere. E alcune pellicole del regista, così come quelle del suo maestro Fellini, sono edificate su un’ottica visionaria talvolta ardua da decifrare. Per questo motivo, spesse volte, i film di Paolo Sorrentino hanno incontrato vari punti di discussioni e dibattiti, ma questo non gli ha impedito di imporsi come alcuni dei più grandi film mai realizzati.
In questo articolo vogliamo rendere omaggio al grande regista con una classifica dei suoi migliori film, con una più attenta e analitica osservazione su quelli che consideriamo i suoi 5 migliori lavori. In basso alla piramide troviamo L’amico di famiglia (2006), chiaro esempio di quanto si possa parlare per immagini e non per parole, ma comunque sprovvisto di quella tensione che sembra possedere a inizio film che poi giunge in rapido declino con l’avanzare narrativo. Lo segue a ruota This Must Be the Place (2011), primo film in lingua straniera del regista con uno straordinario Sean Penn; un’opera di sperimentazione, in effetti, che però, a conti fatti, appare vacua dal punto di vista strutturale se pur incentrata su un una trama promettente e dai buoni propositi. Sembra invece aver funzionato la seconda sperimentazione americana con Youth – La giovinezza (2015), nel suo meraviglioso parallelismo tra l’inesorabile malinconia dell’età adulta e la vivida bellezza della gioventù, in un mosaico di immagini e suoni avvolti dalla quiete del silenzio e con uno sguardo introspettivo verso l’arte dello spettacolo.
Altra importante prerogativa della carriera di Sorrentino è stata sicuramente la politica e ancor di più i suoi controversi personaggi; un esempio è proprio Loro (2018), suddiviso in due parti è considerato uno dei migliori film di Paolo Sorrentino, un ritratto della vita del primo ministro e imprenditore Silvio Berlusconi, nei suoi anni d’oro, dall’ascesa al declino, dal tormentato rapporto con la moglie fino ad arrivare ad una rappresentazione del cinismo e della vanità che regnano attorno alla figura del Cavaliere, un personaggio carismatico, simbolo di un Paese, che per decenni ha puntato i riflettori dell’attenzione mediatica su se stesso e Sorrentino ha realizzato questo segmento storico-politico in una maniera avvolgente e struggente. Uno sguardo di riguardo, invece, merita Parthenope (2024), uscito da poco, che ha diviso il pubblico tra l’enfatica ammirazione e il deludente disprezzo, e qui anche la critica è stata mista spartendosi l’approvazione e lo sdegno verso un’opera che, sullo sfondo suggestivo di una Napoli immersa nelle sue vanità estetiche, racconta un viaggio interiore della femminilità, attraverso anni passati e luoghi raggiunti, che, nonostante la spietatezza del tempo, sembrano non aver scalfito lo spirito della protagonista.
Film di Paolo Sorrentino, la nostra top 5
Vediamo adesso quali sono i 5 migliori film di Paolo Sorrentino e partiamo dal quinto posto che va a…
5 L’uomo in più (2001)
Spettacolare esordio alla regia per il giovane regista partenopeo che, attraverso il dettaglio calcistico (sua grande passione), si è introdotto nel campo della cinematografia e ha spianato la strada per la sua lunga e promettente carriera.

La storia segue la vita di due protagonisti, un celebre cantante e un calciatore che vivono percorsi di vita simili e che, dopo essere giunti al proprio declino, cercano di salvare ciò che avevano costruito e custodito gelosamente.
Il film segna l’inizio dello stile sorrentiniano e descrive contesti personali estremamente complessi in un disegno psico-narrativo che mette in risalto una specifica caratteristica: la decadenza. I due protagonisti vedono il tramonto inesorabile delle proprie carriere in un’atmosfera cupa e solitaria, la quale accentua ancor di più le ombre che si celano dietro personalità così tormentate e contrastanti. L’uomo in più come principio filmografico ha aperto il sipario con un alto livello d’intrattenimento diventando uno dei migliori film di Paolo Sorrentino.
4 Le conseguenze dell’amore (2004)
Un trionfo nazionale quello de Le conseguenze dell’amore, primo straordinario successo del regista che, alla seconda esperienza, ha perfezionato la sua impeccabile poetica e raggiunto traguardi impressionanti, conquistando i David di Donatello nel 2005 in cinque categorie, tra cui Miglior film e Miglior regista.

Titta Di Girolamo è un uomo di cinquant’anni che da otto anni vive in una stanza d’albergo in un’anonima cittadina nella Svizzera italiana, in cui trascorre la sua grigia esistenza, ma il protagonista ha un segreto inconfessabile che porta nei silenzi delle sue giornate e che emergerà con l’evolversi della storia (e del personaggio).
Titta è descritto come un uomo intrappolato nelle sue ripetitività e alienato dalla sua solitudine, questa un dettaglio nodale che rafforza il carattere della trama. La sequenza del montaggio e l’utilizzo delle luci sono fondamentali per determinare la crescita e il cambiamento progressivo della storia che, a poco a poco, raggiunge stadi evolutivi molto alti fino a coinvolgere ed integrare attivamente gli spettatori nella sua morsa attrattiva. Il protagonista, gli altri personaggi, gli ambienti ed il segreto nascosto funzionano nella coesione di un’avvincente e malinconica opera di drammaturgia cinematografica.
3 È stata la mano di Dio (2021)
Sul podio il film che maggiormente ha rispecchiato, in tutte le sue sfumature, l’emotività di Sorrentino, portando sul grande schermo le fragilità di un’adolescenza passata a ricercare la cura alle proprie ferite in un’opera accolta da consensi e apprezzamenti all’unanime, ottenendo persino una candidatura all’Oscar nella categoria miglior film straniero.

Napoli, anni ‘80: Fabietto Schisa è un ragazzo che vive una delle più grandi gioie per la sua città nonché uno dei massimi momenti storici del calcio: l’arrivo di Diego Armando Maradona al Napoli, ma a questo grande evento si aggiunge una dolorosa tragedia che segnerà per sempre la vita di Fabietto.
Con È stata la mano di Dio, uno dei migliori film di Paolo Sorrentino, quest’ultimo realizza il suo film più intimo e prospettivo, aprendo le porte del suo passato e dei suoi dolori al mondo intero, realizzandone una straordinaria testimonianza storica e una rappresentazione dell’età adolescenziale. Il personaggio di Fabietto è ispirato alla figura dello stesso regista ed è un personaggio che nella sua sconfinata sensibilità affronta le prime dolorose sfide che la vita riserva spesso al mondo dei grandi. Il calcio diventa per lui la barriera difensiva dietro la quale ripararsi dagli orrori e dalle sofferenze che il destino non gli ha risparmiato. È un’opera che gioca con le emozioni, che frammenta e al tempo stesso ripara l’universo emotivo di ognuno di noi; un insegnamento delle avversità che inevitabilmente siamo destinati ad incontrare nel nostro cammino, ma il film ci lascia ugualmente una speranza di riscatto e di fuga che si può ottenere attraverso la passione e la consapevolezza che, davanti a noi, ci sia un futuro ancora da vivere.
2 La grande bellezza (2013)
Abbastanza scontato trovare in una posizione così alta uni dei migliori film di Paolo Sorrentino, l’opera magna del cineasta, per estetica e stile la più felliniana di tutte, che lo ha consacrato nell’Olimpo dí Hollywood e regalato al cinema una delle più grandi meraviglie del genere grottesco.

Il ritratto di una Roma seducente e ammaliante vissuta e filtrata dagli occhi di Jep Gambardella, noto scrittore dalla carismatica e controversa personalità, che vive la sua esistenza immerso nella mondanità e nel lusso, soggiogato dalla meraviglia di una capitale satura di cultura e bellezza.
La grande bellezza è stata per Sorrentino il massimo trionfo del surreale, che ha conquistato il cuore del mondo intero e ottenuto quelli che sono stati i più alti riconoscimenti per la carriera del cineasta, tra cui la vittoria agli Oscar nel 2014 come miglior film straniero. Per quanto possa apparire difficile ed ostico l’interpretazione del suo significato, ciò che probabilmente colpisce di più del film è la sua capacità di raccontare sconfinati turbamenti, angosce ed esaltazioni, attraverso sequenze di immagini scollegate tra loro eppure così interconnesse. Si passa dal fattore iperbolico, con una rappresentazione onirica della città, fino ad arrivare all’immensità dei silenzi, come espediente raffigurato dei personaggi. Guardare La grande bellezza è come camminare in un sogno e vivere sensazioni mai esplorate prima.
1 Il divo (2008)
Credo sia il film che mi è riuscito meglio, come dichiarato dallo stesso Sorrentino, ed effettivamente non possiamo dargli torto. Il regista ha portato sul grande schermo una delle più discusse e subdole storie della vita politica italiana, la storia del Presidente Giulio Andreotti, realizzando quello che riteniamo essere il miglior film di Paolo Sorrentin

1991-1993: La storia del primo ministro Giulio Andreotti, uomo chiave della politica italiana, personaggio gelido, la cui figura ha generato, nello scenario culturale, varie polemiche e discussioni, tra cui gli omicidi di alcune delle più importante figure italiane e i suoi presunti rapporti con Cosa Nostra, che hanno poi portato al processo del secolo.
Paradossalmente, per quanto l’elemento onirico sia sempre stato la principale costante della poetica sorrentiniana, Il Divo è, fra tutti, il film in cui la sfumatura grottesca sembra essere utilizzata in maniera marginale, rispetto magari a La grande bellezza o Youth – La giovinezza. La potenza del film è concentrata essenzialmente nella forza narrativa: portare sul grande schermo un pezzo di storia italiana con una magistrale tecnica registica ed una sceneggiatura così profonda e proporzionale alla veridicità e alla creativa rappresentativa. Sembra assurdo, ma la pellicola pare quasi disinteressata alla tematica politica quanto piuttosto appare evidente la rilevanza della personalità del Divo Giulio (uno dei suoi tanti soprannomi), una figura così misterioso e subdola che ha dominato la scena per oltre quarant’anni e reso la sua immagine densa di oscurità. La fotografia contribuisce sicuramente a valorizzare la figura del protagonista, un personaggio che ha sempre vissuto nella penombra, come spettatore e talvolta autore di alcuni degli eventi più emblematici del nostro Paese. Pertanto Sorrentino, con questo film, si proclama portatore e divulgatore che, attraverso il cinema, ha raccontato un frammento indistruttibile di storia politica e sociale.
Fonte immagine in evidenza: Deposit Photo