Peaky Blinders, la vera storia dietro la serie tv della BBC

Peaky Blinders, la vera storia dietro la serie tv della BBC

Peaky Blinders, chi erano i veri criminali che terrorizzarono la città di Birmingham all’inizio dello scorso secolo ?

On a gathering storm

Comes a tall handsome man

In a dusty black coat with

A red right hand

Il famoso ritornello della canzone Red Right Hand di Nick Cave è spesso associato ai titoli di apertura degli episodi di una nota serie tv britannica prodotta dalla BBC e distribuita su Netflix nel resto del mondo. Si tratta di Peaky Blinders, creata da Steven Knight con Cillian Murphy nei panni del protagonista Thomas “Tom” Shelby.  Il giorno venerdì 10 giugno Netflix caricherà le sei puntate della sesta stagione. 

La serie è ambientata nei Ruggenti anni Venti a Birmingham. Thomas Shelby e i suoi fratelli Arthur e John (di origini irlandesi) sono tornati dal fronte della Grande Guerra e, approfittando del clima di povertà e sofferenza che domina i bassifondi cittadini, decidono di fondare una gang criminale dedita al racket, alle scommesse illegali sulle corse di cavalli e sull’esportazione di alcolici verso gli USA. Dalla piccola Birmingham la gang espande la sua area di influenza a Londra affrontando numerosi nemici come il criminale Billy Kimber, la famiglia Sabini, il corrotto ispettore Chester Campbell e il gangster italoamericano Luca Changretta. Dopo aver visto le prime stagioni, una domanda sorge spontanea nella mente dello spettatore: i Peaky Blinders sono realmente vissuti ?

Alla scoperta dei veri Peaky Blinders di Birmingham

Già in occasione dell’uscita della prima stagione della serie tv, il giornalista Michael Bradley  scrisse un articolo per BBC.com dedicato all’ondata di crimine che terrorizzò Birmingham tra il 1870 e il 1920. Il collega britannico  raccontó dell’esistenza di una gang che aveva peculiari abitudini per distinguersi dalle altre. Le voci narravano che i membri indossassero abiti eleganti e un berretto con delle lamette cucite all’interno, esse  erano usate per commettere furti o accecare gli avversari. Da qui deriverebbe il nome di Peaky Blinders.

La criminalità violenta era tipica del piccolo centro industriale inglese, lo stesso Bradley riportò l’esistenza di una gang di fine Ottocento chiamata Sloggers. Gli Sloggers, guidati da John Adrian e poi da James Grinrod, solevano usare la fibbia della cintura come arma per picchiare uomini e donne che non volevano sottomettersi alle proprie regole. I rapporti della polizia locale, poco numerosa e con poche risorse per affrontarli, riportano diversi nomi come Stephen McHickie, Tom Gilbert, Harry Fowler ed Ernest Bayles tra i membri della gang nota come i Peaky Blinders ma non mancavano bambini e ragazzini tra cui Charles Lambourne, il 12enne arrestato dalla polizia.

Il tabloid The Sun intervistó il professore di storia locale di Birmingham Charl Chinn in merito al rapporto tra storia vera e serie tv. Il professor Chinn constatò che anche i veri Peaky Blinders facevano affidamento a donne forti per reggere le sorti della gang nel momento in cui i mariti si trovavano in carcere; così come Polly Shellby gestisce gli affari di famiglia mentre i tre nipoti erano al fronte. Purtroppo, il docente non riscontrò vere prove sulle lamette da barba inserite nel berretto: si tratterebbe di una leggenda metropolitana dal momento che nel 1890 (quando la banda operava e non nel 1920) tali utensili erano troppo costosi e poco usate dagli individui dei ceti più bassi. Piuttosto il termine peaky deriverebbe da peak, ossia un termine colloquiale e gergale usato per indicare il tipo di berretto usato dalla gang. 

Le origini etniche della gang di Thomas Shelby

L’altra questione dello show è le origini della gang fondata da Thomas Shelby. I Peaky Blinders sono denigrati con l’attributo gypsy (in lingua inglese) dai propri nemici del mondo del crimine organizzato, dalla polizia e dai membri della politica. Il termine gypsy ha un duplice significato: questa parola serve a indicare sia il gruppo etnico dei Romaní (ossia Rom, Sinti, Kalé e altri gruppi etnici affini) ma anche i Pavee o Irish Traveller. Quest’ultimi sono un gruppo etnico (stanziato in Irlanda, nel Regno Unito, in Canada e negli USA) che pratica il nomadismo e parla lo Shelta, una lingua che non ha niente a che vedere con quelle dei Romaní. Il gruppo è noto, principalmente, per il personaggio di Mickey, il pugile pavee interpretato da Brad Pitt in Snatch-Lo strappo di Guy Ritchie. 

Nella prima stagione, Thomas Shelby propone un patto con la famiglia di gitani Lee (si tratta del cognome più diffuso tra quelle persone in Inghilterra, assieme a Smith) facendo in modo che suo fratello John sposi la loro figlia Esmeralda. In realtà, quel dialogo tra Thomas e i Lee presenta degli errori di natura linguistica. Non potendo contare su nessun esperto di lingua romaní, Steven Knight decise di mescolare il romeno con lo shelta (lingua dei Pavee) creando così quella lingua che sentiamo nello show ma che non è assolutamente vera. 

Le loro origini gitane tornano quando, zia Polly si reca da una misteriosa indovina che riconosce una collana con l’effige di Sara la Nera. Si tratta di una figura venerata dai Rom e Sinti nel piccolo borgo francese di Saintes-Maries-de-la-Mer, chiamata con l’appellativo di “santa” nonostante la chiesa cattolica non l’abbia mai riconosciuta come tale. 

D’altro canto, gli Shelby usano espressioni dello Shelta, la lingua dei Pavee, con i quali condividono l’interesse per i cavalli e per le fiere di paese. Al momento lo showrunner non ha ancora approfondito le origini della famiglia Shelby ma il pubblico pensa che l’origine rom sia quella più probabile. 

Fonte immagine di copertina: Pixabay 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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