Recensione del film Polvo serán, del regista spagnolo Carlos Marques-Marcet, in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024 nella sezione Progressive Cinema. Le emozioni della vita e il mistero insondabile della morte indagati attraverso la commedia, il dramma e la musica.
Polvo serán, del regista spagnolo Carlos Marques-Marcet, già vincitore del Platform Prize al Toronto Film Festival di quest’anno, è uno dei 18 film in concorso nella sezione Progressive Cinema della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Scritto insieme alla sceneggiatrice Clara Roquet, Polvo serán è una produzione Lastor Media (Spagna), Kino produzioni (Italia) e Alina Films (Svizzera).
Il promettente e talentuoso regista catalano Carlos Marques-Marcet, Premio Goya come miglior regista esordiente per il debutto con 10.000 Km (2014), affronta il delicato, dibattuto e controverso tema del “fine vitacon una pellicola brillante, delicata e commovente. Il risultato è un’opera unica nel suo genere, elegantemente in bilico tra dramma, commedia e film musicale.
«Sin da giovane ho pensato molto alla morte. È un’ossessione che ho avuto per tutta la vita, anche se col tempo ho imparato a conviverci. A un certo punto ho sentito l’esigenza di lavorare a un progetto che affrontasse l’argomento e, casualmente, alcuni amici mi hanno raccontato la loro storia: erano una coppia di anziani che faceva parte di un’associazione per il suicidio assistito in Svizzera, e il loro piano era di morire insieme» ha affermato Marques-Marcet in merito all’ideazione di Polvo serán.
Polvo serán: «finché morte non ci separi»
Quando all’attrice ed ex danzatrice Claudia, una straordinaria Ángela Molina, viene diagnosticato un male incurabile, Flavio (Alfredo Castro) – suo inseparabile compagno d’arte e di vita – mette in moto un piano architettato per morire insieme: recarsi in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito. Claudia non ha intenzione di rinunciare a una fine dignitosa e indolore, ma allo stesso tempo non vuole che il marito la segua in questa scelta. Flavio, infatti, al contrario della moglie, gode di ottima salute. L’uomo, tuttavia, non è pronto a lasciarla andare e, pur di non ritrovarsi da solo e soffrire per la sua mancanza, è disposto a sacrificare il resto dei suoi giorni. I due sono legati da un amore talmente viscerale che non sono in grado di concepire la propria esistenza l’uno senza l’altra.
Claudia e Flavio sono talmente presi da ciò a cui stanno andando incontro che sembrano dimenticarsi di tutto quello che li circonda, in un caos di emozioni contrastanti e profonda umanità. Nel momento in cui però i figli, tornati a casa, scoprono le intenzioni della coppia, i sentimenti e i non detti di sempre tornano a galla, e in famiglia esplodono le tensioni. Divisi tra la lealtà verso la promessa che si sono fatti e il complesso tentativo di far comprendere agli altri la loro decisione, Claudia e Flavio si troveranno a fare i conti con i ricordi del passato e con il mistero e i dubbi che ci accompagnano, fino all’ultimo istante, dalla vita terrena fino all’oltretomba.
«Il film non tratta esclusivamente della malattia terminale o del suicidio assistito quanto, piuttosto, del modo in cui affrontiamo gli affetti e le nostre aspettative di fronte al vuoto della morte. Ci interessava il lato esistenziale ed emotivo della malattia, gli interrogativi che porta con sé» ha dichiarato il regista.
Un’incantevole e coraggiosa danza con la Morte
Si potrebbe parlare di Polvo serán (letteralmente, Saranno cenere) come di un musical sul “fine vita”, ma il regista Carlos Marques-Marcet non sarebbe d’accordo con questa definizione. «Non avrei mai fatto un musical sulla morte. Chi lo avrebbe mai visto?» ha spiegato durante la conferenza stampa tenutasi il 21 ottobre nella Sala Meeting dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
Gli intermezzi musicali, composti dalla magnetica cantautrice Maria Arnal – qui alla sua prima esperienza con una colonna sonora – sono descritti dall’autore, più che altro, come «uno strumento per incanalare emozioni difficili da esprimere a parole, un elemento narrativo chiave che dà profondità alla storia». Niente canzoni in stile Broadway e acuti finali che fanno venire giù il teatro, né tanto meno coreografie ballate a suon di tip-tap. Arnal, da brava artista sperimentale, ci catapulta in un universo inaspettato e dissonante, traghettandoci con un ritmo incessante di tamburi in una dimensione onirica e tribale, quasi di trance. Nella mente creativa e tormentata della protagonista, l’esuberante e istrionica Claudia, le persone sull’autobus e i giardinieri, ma persino i cadaveri, danno vita a uno spettacolo dal sapore contemporaneo e innovativo, che richiama alla memoria il teatrodanza di Pina Bausch. Brevi e coinvolgenti siparietti di potentissima forza espressiva, da pelle d’oca.
Polvo serán di Carlos Marques-Marcet non ha la pretesa di fornirci soluzioni ai dilemmi del suicidio assistito e dell’eutanasia, che sono diventati legali in Spagna per chi soffre di «malattie gravi e incurabili» oppure «patologie gravi, croniche e disabilitanti» con una norma che è entrata in vigore nel mese di giugno del 2021. Piuttosto, tra una risata, qualche lacrima e un po’ di sano cinismo, vuole lasciarci con una serie di domande in sospeso: Come scegliamo di vivere? Come condividiamo le nostre decisioni con i nostri cari? Come ci accompagniamo l’un l’altro nel processo che porta alla fine?
«Non si impara a vivere la vita, si vive e basta» conclude Claudia in un confronto agrodolce con l’ultimogenita Violeta (Mònica Almirall Batet), circondata dai fiori di un rigoglioso giardino. Gli stessi che ricopriranno in un futuro, non troppo lontano, il perimetro del suo capezzale. Se è vero che «polvere siamo, e polvere torneremo», allora, finché ci è concesso di calpestare questa terra, non ci resta che danzare.
Immagine in evidenza articolo Polvo serán di Carlos Marques-Marcet: la storia di un amore indissolubile: Ufficio Stampa