Pugili negli anime: 3 da scoprire

Pugili negli anime: 3 da scoprire

La figura dei pugili negli anime ha sempre portato con sé un fascino particolare, talvolta accompagnato da storie più o meno struggenti, di rivalsa  sociale e personale. Le storie sui pugili hanno trovato spesso terreno fertile nel campo degli anime, nonostante per il popolo nipponico il pugilato fosse considerato uno sport altamente controverso. Ma ciò non ha fermato autori del calibro di Asao Takamori e Tetsuya Chiba dal proporre Rocky Joe, uno dei manga che ha fatto la storia del pugilato negli anime.

Il pugilato in Giappone

Il pugilato in Giappone arrivò con gli Americani, che portarono questo sport all’interno delle loro basi militari, attirando l’attenzione e la curiosità dei giovani giapponesi, che vedevano in esso un modo di emancipazione e riscatto sociale.
Sebbene nella cultura nipponica non abbia preso chissà quanto piede, al giorno d’oggi nelle opere manga e anime il pugilato è divenuto mezzo di riscatto da una vita di miseria, che porta il protagonista, match dopo match, ad una rivalsa sempre più soddisfacente.

3 pugili negli anime da conoscere

Tra i diversi personaggi pugili presenti negli anime, considerati spokon o meno, tre in particolare meritano una piccola menzione ed un occhio di riguardo, dove il pugilato assume sfumature diversificate e personali.

1.Kosaku Hatanaka, protagonista del manga shojo/spokon One Pound Gospel di Rumiko Takahashi.

È un ragazzo di 19 anni che, nel Giappone degli ultimi anni dell’epoca Showa (anni’80) si allena come pugile presso una piccola palestra.
È considerato il diamante di punta della sua scuola, ma il suo appetito smisurato lo porta puntualmente a non concludere mai un match, perché si trova sempre sul punto di vomitare. Kosaku è un pugile allegro, bonario, la sua storia non parla di riscatto e perdite, ma di allenamenti e perfezionamenti quotidiani, che vanno a cozzare puntualmente con il suo amore per il cibo. Si respira, con la sua vicenda, proprio l’aria spensierata e disincantata degli anni’80, l’epoca del benessere economico, nonostante le evidenti difficoltà circostanti. Tra i pugili negli anime, Kosaku è uno dei pochi esempi positivi e divertenti del panorama sportivo qual è il pugilato. 

2. Mario Minakami, personaggio dell’anime seinen Rainbow: Nisha rokubō no shichinin di George Abe e Masasumi Kakizaki.

Con Mario si cambia totalmente panorama e ambientazione. Lui, infatti, è un adolescente che vive nel Giappone degli anni’50, anni critici per il Paese in seguito alla fine della II guerra mondiale.
Finito in carcere per aggressione, Mario viene notato, in quanto a destrezza e velocità, dal suo compagno di cella più grande, Rokurota Sakuragi, che lo incita ad allenarsi, scrutando in lui un forte potenziale. Un brutto incidente alla mano destra rischierà di farlo desistere dal proseguire il suo percorso nel pugilato, ma la sua determinazione e forza d’animo, incoraggiate anche dai suoi amici e compagni di sventura, faranno sì che continui a calcare i ring, sfidando atleti del suo calibro con entusiasmo, tra soldati americani e conterranei. Attraverso il pugilato, Mario trova il suo modo personale di riscattarsi da una situazione che lo ha bollato come criminale, senza dargli alcuna possibilità di redenzione. Nel pugilato, Mario cerca la sua guida, la sua perfezione personale, il suo modo di redimersi ed “aggiustare” quel lato istintivo del suo carattere che lo porta ad agire e, il più delle volte, a sbagliare nei modi, come quando, per difendere il suo datore di lavoro da un cliente aggressivo, Mario non ci pensa due volte a rimetterlo in riga, rischiando nuovamente di finire in carcere.
Il pugilato, quindi, diventa la via maestra per sopravvivere e gestire i propri demoni, in un contesto storico e sociale che non ammette errori di alcun genere. Errori che possono condizionare un’intera vita e un possibile futuro.

3. Joe, protagonista dell’anime Megalo Box, creato per celebrare il 50° anniversario del manga Rocky Joe.

La storia, infatti, vuole essere un remake accennato della famosa opera di Takamori e Chiba, ambientata però in un futuro non molto precisato, dove i non aventi la cittadinanza vivono ai margini della società, nelle baraccopoli.
Joe è uno di loro e combatte negli incontri clandestini di Megalo Boxer, uno sport simile al pugilato, dove però si fa uso di protesi meccaniche per aiutarsi a sferzare i colpi. Joe sale sul ring per sopravvivere, non lo fa né per la gloria e né per la fama. Combattere per lui equivale ad un lavoro, come un gladiatore che scende nell’arena per guadagnarsi la sopravvivenza. Sarà poi un determinato incontro a fargli cambiare idea sul come concepire l’idea di questo sport, iniziando a combattere non più per sopravvivenza ma per puro riscatto morale e sociale.

La figura dei pugili negli anime è diversificata, ma lascia comunque allo spettatore quel senso di rivalsa che, dagli eventi più ameni a quelli più profondi, lo lasciano coinvolto e, alla fine della visione, pienamente soddisfatto.

Fonte Immagine: AnimeClick

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