Tra i cinematografi del genere horror più influenti degli ultimi anni, Mike Flanagan sembra essere stato destinato a questo lavoro sin dalla sua nascita, avvenuta proprio nella suggestiva cittadina di Salem, in Massachusetts, che tutti sicuramente conoscono per i famosi processi contro le streghe del XVII secolo. Non sappiamo se sia stato effettivamente questo particolare dettaglio ad aver spinto il regista alla scoperta del macabro e del misterioso, ma ciò che sicuramente possiamo dire è che le serie tv di Mike Flanagan, in collaborazione con la piattaforma Netflix, non hanno quasi mai deluso la critica e soprattutto il pubblico, in costante attesa di un suo nuovo progetto.
In questo articolo ci soffermeremo in ordine cronologico sulle serie tv di Mike Flanagan, fino al suo ultimo progetto La caduta della casa degli Usher, disponibile in streaming da ottobre:
Il primo lavoro per Netflix: The Haunting of Hill House (2018)
Ispirato al romanzo degli anni Sessanta della scrittrice statunitense Shirley Jackson, Mike Flanagan rende omaggio a questo racconto riprendendo i nomi di alcuni dei personaggi e soprattutto la vera protagonista, Hill House, ma senza ridurre il proprio lavoro ad un semplice adattamento cinematografico, e anzi dandogli un senso e significato del tutto nuovo e personale.
La serie ci mostra la storia di cinque fratelli, Steve, Shirl, Theo, Luke e Nell, che hanno trascorso la loro infanzia nella casa più infestata di tutto il paese, tanto che saranno costretti a scappare, lasciandosi dietro una terribile tragedia che li segnerà a vita. I fatti avvenuti durante la loro infanzia, in particolare durante un’estate trascorsa a Hill House, non sono però descritti in modo lineare, ma piuttosto intrecciati al presente dei protagonisti che, ormai, sembrano essere andati avanti con le loro vite. La morte di uno di loro li farà rincontrare e, soprattutto, rivivere l’incubo della casa infestata.
Mike Flanagan, con questa prima serie, riesce a dare mostra del proprio genio creativo e allo stesso tempo estremamente macabro. Oltre ad includere i soliti jumpscare dell’horror, il lavoro del regista non si limita a terrificare gli spettatori in modo disinteressato, ma piuttosto a raccontare una storia ben precisa, ricca di drammaticità. Questi intrecci, inoltre, non risultano mai caotici o di troppo, poiché gli stessi flashback e flashforward diventano la chiave di interpretazione con cui lo spettatore deve esplorare la trama. Quindi, l’elemento pauroso non è il motivo principale dei progetti di Mike Flanagan, come lo è per i prodotti tipicamente horror, ma piuttosto la sua fonte di ispirazione e di abbellimento del cinema, e proprio per questo The Haunting of Hill House è riuscita ad attirare l’attenzione di un pubblico vastissimo che non si limitava ai fan del genere horror, ma che catturava in modo ipnotico ognuno degli spettatori, talvolta facendoli emozionare.
Una storia parallela: The Haunting of Bly Manor (2020)
Riprendendo la trama della casa infestata, Mike Flanagan realizza una seconda stagione della serie antologica The Haunting, orientandola in un senso diverso e, per alcuni, inferiore rispetto a quella di Hill House, e facendo riferimento non più alla Shirley, ma all’opera Il giro di vite di Henry James, del 1898.
La vicenda, ancora una volta, inizia in un presente dove i protagonisti non compaiono nemmeno, ed è infatti una narratrice anonima a farci immergere in questa storia che però, a detta sua, non è una storia di fantasmi, ma una storia d’amore, e già da qui possiamo capire in cosa siano diversi, ma anche simili, questi due lavori televisivi. Ritroviamo lo sfondo tetro di una casa infestata da spiriti, e ancora una volta c’è quell’elemento drammatico che spicca ancora di più di quello horror, ma che questa volta si spinge a livelli superiori, lasciando agli spettatori una tristezza immensa per il finale, che però non vi spoilereremo!
La storia raccontata da questa donna misteriosa ha come protagonista Dani, un’istruttrice americana trasferitasi in Inghilterra per scappare dal fantasma di una brutta perdita che continua a perseguitarla. Accettato il lavoro dal signor Henry Wingrave, le vengono affidati i suoi due nipotini, Miles e Flora, da poco divenuti orfani a causa della tragica morte dei genitori in un incidente. Nella tenuta di Bly, Dani incontrerà altri personaggi, affrontando insieme gli spiriti della casa e del suo passato, e trovando anche un grande amore. La qualità della trama supera di gran lunga quella di Hill House, ma allo stesso tempo viene raccontata in modo molto meno chiaro, tanto che saranno solo gli ultimi episodi a svelare cosa si nasconde dietro tutto ciò che è stato mostrato in precedenza. Ogni singola scena preannuncia la successiva, e ogni episodio si aggancia a quelli seguenti, talvolta dando inizio a trame secondarie, all’interno di quella principale, che si dispiegano nella psiche stessa dei personaggi.
Infine, una scelta molto interessante e apprezzata dal pubblico è stata quella di includere nel cast di Bly Manor alcuni volti già presenti nella prima stagione, quali Victoria Pedretti, conosciuta soprattutto per il ruolo di Love nella serie Netflix You, Oliver Jackson-Cohen e Kate Siegel, musa e moglie di Flanagan.
La prima serie completamente originale: Midnight Mass (2021)
Con Midnight Mass, Mike Flanagan per la prima volta decide di raccontare vicende partorite direttamente dalla sua mente, e che presentano argomenti di interesse universale, che hanno toccato il regista stesso, e cioè la religione e il fanatismo. E proprio con questa tematica, Flanagan ci restituisce un capolavoro alla pari di quello del 2018 con Hill House, tanto che lo stesso re dell’horror Stephen King ha ampiamente apprezzato questo progetto.
A fare da sfondo non è una casa infestata ma una comunità piccola e isolata dal resto del mondo, formata da soli 127 abitanti, e chiamata Crockett Island. Tra i protagonisti, spicca Riley (Zach Gilford) che, dopo essere scappato da questo luogo, deve farvi ritorno a seguito di un arresto per omicidio in stato di ebbrezza. Tornando a casa dovrà fare i conti con le persone rimaste sull’isola, estremamente cattoliche e devote, in netta contrapposizione con i suoi ideali e la sua indole ben più ribelle. Oltre al ritorno di Riley, Crockett Island darà il benvenuto a Padre Paul, che sconvolgerà completamente l’ordine delle cose e il credo delle persone, grazie ad una serie di miracoli iniziati proprio con il suo arrivo, che in realtà porterà con sé un’entità misteriosa e assetata di sangue.
Quindi si può benissimo capire l’argomento principale dell’esplorazione della fede in Midnight Mass, discorso che spunta fuori attraverso lunghi dialoghi tra i personaggi che però non stancano mai, e anzi portano a riflettere sulla condizione universale degli uomini in quanto esseri mortali e imperfetti. Per quanto riguarda la componente horror, non ritroviamo i livelli raggiunti in Hill House, ma piuttosto un terrore restituito da elementi più umani che mai: scaramanzia, gelosie e ossessione, il tutto a incorniciare una società non del tutto fittizia, ma sicuramente ispirata alla nostra realtà.
La paura della morte in The Midnight Club (2022)
Anche qui Mike Flanagan utilizza solo apparentemente gli escamotage del genere horror, per approdare invece in riflessioni sempre più personali e drammatiche.
Questa volta ispirato dai personaggi del romanzo del 1994 di Christopher Pike, The Midnight Club racconta di un gruppo di giovani ragazzi con patologie gravi che ogni sera, in questa residenza spettrale dove risiedono e attendono la loro ora, si incontrano per raccontarsi storie dell’orrore. In realtà l’unico mostro che devono affrontare è il tempo che non lascerà scampo a nessuno di loro. La protagonista, Ilonka, arriverà a Brightcliff spinta dal racconto miracoloso di una paziente che, con la sua stessa diagnosi, era riuscita a sopravvivere in seguito ad una remissione spontanea, ed è con questo desiderio che tutti i ragazzi si ritrovano nella struttura.
La malinconia regna sovrana in questa cornice adolescenziale che punta verso la tematica dell’immortalità, raggiungibile tramite i racconti che i ragazzi mettono in scena ogni notte. La particolarità di queste storie è la forte nota autobiografica, che permette di raccontare delusioni, dolori e tristezze della loro, fin troppo, breve vita. Chi alle prese con problemi familiari, chi affranto dai tipici problemi adolescenziali, i protagonisti si uniscono nel loro dolore e, anche tramite l’autoironia, cercano di esorcizzarlo e combatterlo in un modo del tutto intellettuale. Purtroppo, anche se con presupposti così promettenti, Mike Flanagan non riesce ad ottenere recensioni del tutto positive per questo suo lavoro, forse troppo lento e inconclusivo, che non troverà un proseguimento data la decisione di Netflix di non rinnovarla ad una seconda stagione, ma è comunque doveroso includerla in questa guida alle serie tv di Mike Flanagan.
Un nuovo capolavoro: La caduta della casa degli Usher (2023)
Dallo scorso ottobre è disponibile in streaming la nuova serie di Mike Flanagan, ispirata ai racconti del celebre Edgar Allan Poe. Ancora una volta non è possibile parlare di adattamento, ma piuttosto di rivisitazione, avvenuta in modo strabiliante, dopo il flop di Midnight Club.
Con l’ennesima casa in decadenza a fare da sfondo, questa serie, forse la più gotica tra tutte, narra le vicende dei fratelli Roderick e Madeline Usher, proprietari multimiliardari dell’azienda farmaceutica Fortunato. Sarà proprio Roderick a raccontare l’inizio della fine di questa stirpe, segnato dalla morte dei suoi eredi, uccisi da una donna misteriosa attorno a cui girano tutte le vicende. Con La caduta della casa degli Usher, Flanagan chiude un cerchio iniziato su Netflix, e ora destinato a continuare, o meglio, evolversi, su Amazon prime, con cui avrebbe firmato un contratto. Diventando in pochissimo tempo la serie tv più visionata di tutto il settore dello streaming, con La caduta della casa degli Usher, Mike Flanagan ha riconfermato il proprio ruolo cruciale nella scena televisiva degli ultimi anni, promettendo di restituire un adattamento seriale de La Torre Nera di Stephen King, cosa che sicuramente l’autore stesso apprezzerà e che i fan non vedono l’ora di visionare.
Chiudendo questa guida all’universo televisivo di Mike Flanagan (senza spoiler) consigliamo vivamente di prendere visione di queste serie tv nell’ordine in cui sono state elencate, proprio per avere percezione piena dell’evoluzione narrativa del regista statunitense, e soprattutto per acquisire familiarità con i personaggi dai volti sempre riconoscibili, che sicuramente farà piacere rincontrare nelle diverse narrazioni.
Fonte immagine di copertina: Netflix, locandina ufficiale della serie The Haunting of Hill House