Il primo lungometraggio scritto e diretto da Ishana Night Shyamalan (figlia dello Shyamalan di Il sesto senso, Split, etc.) è l’adattamento del romanzo horror The Watchers di A. M. Shine.
Trama: un incipit interessante
La trama di The Watchers è semplice: Mina è un’artista fallita e con evidenti traumi psicologici che, lavorando in un negozio di animali, ha l’incarico di portare un pappagallo da un lato all’altro dell’Irlanda. L’inizio è interessante, o almeno sembra esserlo, per i comportamenti ambigui della ragazza che fanno presagire segreti e sofferenza. In particolare ella sembra non apprezzare sé stessa, al punto di fingere di essere un’altra. Il montaggio gestisce bene la tensione in queste scene, poiché sottolinea qualcosa di oscuro già presente nella storia, a prescindere da ciò che viene dopo, dunque il vero elemento horror di The Watchers.
Una sceneggiatura insufficiente, tra personaggi e colpi di scena
Arrivata per caso in un bosco, la ragazza scende dall’auto bloccata per capire dove sia, ma al suo ritorno non la trova più. Ormai impaurita, trova una donna che la obbliga a entrare in un rifugio per salvarsi. Lì, insieme ad altre due persone, sono costrette a stare ferme dinanzi ad un vetro che dà sull’esterno, per farsi osservare da alcune bestie sconosciute in modo da non farsi uccidere. Da qui parte la narrazione classica del genere, che con un colpo di scena di eredità paterna quasi sul finale si trasforma in fantasy. Anche la stessa messa in scena non è più quella dell’orrore. Ciò disturba la visione perché distoglie l’attenzione dal fulcro del discorso: la correlazione simbolica e quasi psicologica tra il nuovo evento traumatico e la formazione della protagonista. I personaggi sono veramente terribili, per interpretazione e per caratterizzazione, a parte Mina (Dakota Fanning), la quale ha un’evoluzione ma non approfondita bene. In ogni caso la scrittura di The Watchers non è completamente negativa, giacché un mondo con delle regole coerenti dietro la storia esiste, solo che non è veicolato nel modo e con i tempi giusti. Nell’ultima parte del lungometraggio ci sono più colpi di scena che in tutto il racconto, basato sul mistero degli Osservatori e sulla sopravvivenza degli umani. Questo rende il cambiamento dell’atmosfera generale troppo avventato.
Temi: l’approfondimento della messa in scena
Anche se non risolvono le pecche di The Watchers, la regia, la fotografia e le ambientazioni attraggono lo spettatore, per la dose di paura e ansia che suscitano. La foresta con i suoi colori freddi, il silenzio e gli alberi tutti simili opprimono i personaggi, portando all’esasperazione. Le tane degli Osservatori fanno pensare a discese infernali. Non è un caso considerando che le bestie hanno molto in comune con gli umani e in un certo senso rappresentano la loro parte negativa, soprattutto per la protagonista che vive la tragedia come una catarsi. A questo proposito l’idea del vetro con il riflesso è geniale. Ovviamente c’è già il sentore del collegamento tra gli elementi horror e il folklore irlandese, ma purtroppo questo viene rivelato troppo tardi con un colpo di scena gestito male. Da qui i difetti della parte fantasy, fino al finale. Così la regista è intrappolata nella solita opera prima, dai temi e obiettivi elevati ma insufficiente nel risultato, semplicemente per la mancanza di equilibrio.
Fonte dell’immagine per “The Watchers, in bilico tra horror e fantasy”: Wikipedia