Tratto dall’omonimo romanzo di Barbara Alberti, pubblicato da Rizzoli, il film “Vangelo secondo Maria” è nelle sale dal 23 maggio 2024, ma era già stato proiettato in anteprima mondiale il 26 novembre 2023 fuori concorso alla 41° edizione del Torino Film Festival.
Vangelo secondo Maria: trama
(in questo articolo potrebbero essere presenti spoiler)
Nel film diretto da Paolo Zucca (L’arbitro, L’uomo che comprò la Luna) girato nella selvatica e suggestiva Sardegna, la giovanissima Maria (Benedetta Porcaroli) conduce a Nazareth, un piccolo puntino sulla carta geografica della terra di Galilea, una vita insoddisfacente, dividendosi tra preghiera e giochi con la fionda, ascolto della parola di Jahvè e osservazione del cielo stellato in cerca di risposte. Maria è irriverente, cammina scalza (“e mettiti i sandali che non sei più una ragazzina”), curiosa, attratta da un mondo in cui ogni scelta, ogni decisione è troppo maschile, e le cui fondamenta sono saldamente costruite su un muro di silenzi, di accettazione, di autorità. Anche la madre Anna e il padre Gioacchino sono due ingranaggi di questa dimensione soffocante in cui la conoscenza, il libero arbitrio, il pensiero libero e soprattutto il controllo della vita delle donne sono preclusi a chi aspira a tessere la trama del proprio futuro e non del proprio corredo nuziale. Maria vorrebbe invece viaggiare a cavallo di un asinello, vestita da ragazzo e visitare nuovi luoghi, conoscere nuove tradizioni, lingue, il perché dei moti del sole, e passeggiare tra le strade delle città i cui nomi registra nella memoria durante ogni incontro con il rabbino al tempio.
Maria trova solo in sé stessa la forza per costruire una propria realtà in cui non c’è posto per altri piani, per altri disegni, per altri calcoli, e, pur consapevole di dare un dolore ai suoi genitori (“in giro si dice che sei sfacciata come una Samaritana”), continua sulla propria strada fino a quando un giovane nobile galileo nota l’aura di Maria, luminosa anche in questi luoghi così selvatici, così poveri, così umili. Le donne al lavatoio immaginano già Maria su di un carro, vestita di oro e gemme, lodata e acclamata da tutti: un presagio, questo, di una ben più alta gloria cui la ragazzina sta per essere destinata.
Il giorno dell’incontro e dello scambio del ‘pane del lutto’ dopo i funerali della nonna, però, Maria non si presenta e maledice “la legge fatta per i maschi”, i suoi genitori e perfino Jahvè che “m’ha fatto femmina” e che per un attimo sembra manifestare la propria ira con dei tuoni, che sono “per l’umidità” come gli suggerisce un misterioso e anziano uomo (Alessandro Gassman). L’uomo sembra saperne tanto del mondo: d’altronde ha visitato città come Atene, la città dei filosofi e Alessandria, la città dei libri, Roma…conosce le lingue, intaglia il legno, sa come curare una ferita, come accendere un fuoco e cosa portare in un lungo viaggio. È lui il suo Maestro! Quello che potrà insegnarle come fuggire da un destino già scritto.
Tornata a casa, Maria è però rinchiusa dal padre che gli ha trovato un nuovo sposo. La ragazza è disperata, tanto che il giorno delle nozze tenta di fuggire assalendo le pie donne che le augurano cantando figli maschi sani e vita lunga. Ed è proprio in questa occasione che lei si imbatte nell’uomo del fiume, Giuseppe, e i due progettano un casto matrimonio di apparenza e una vita da maestro e da allieva. D’altronde, dice Maria, “meglio un’allieva entusiasta che una moglie svogliata”.
Maria impara da Giuseppe e “tutto ciò che ti insegno per la legge è peccato”: che cos’è il Logos, a mangiare i frutti peccaminosi dell’Eden, i moti dei pianeti, la leggenda di Echi…”Tutti dovrebbero vivere con un saggio gigante che ti insegna la lingua greca e il perché dell’ombra sulla meridiana”. Pian piano, l’affetto puro e dolce che lega i due si rafforza e finalmente ella annuncia a Giuseppe: “oggi saremo davvero sposi”.
Ma quel giorno, poco prima della partenza di Maria, ormai pronta ad andare in Egitto, un angelo disceso dal cielo, le annuncia che sarà madre del figlio di Dio.
Giuseppe, che “cercavo una moglie per la mia solitudine e ora sarai madre del figlio di un dio”, non può credere a questo progetto su di lei (“è tuo il bambino”) e inizialmente non riesce a comprendere né Maria (“io sono la benedetta tra le donne: per oggi puoi star seduto ma da domani mi servirai in piedi”) né i suoi stessi sentimenti. Maria, d’altra parte, è spaventata, incredula che Dio abbia scelto proprio lei, ma allo stesso tempo non si arrende a quanto le dice l’angelo- di cui cerca di conoscere insistentemente il meccanismo di moto delle ali-: “tutto è già stato previsto e calcolato da Dio”. Vuole parlare e ragionare con Dio, “ma Dio è silenzio”.
Dio è l’ennesimo ‘uomo’ che ha deciso della sua sorte e, anche se riconoscente per l’onore, si rende conto che ancora una volta non potrà essere artefice della propria esistenza, anzi, dovrà rinunciare a sé stessa e alla conoscenza di una assoluta e piena verità che viene negata dalla notte dei tempi agli uomini che si affidano e confidano in Dio.
Maria sta male e urla contro il suo Signore tutta la sua rabbia: “la tua creatura sta male”, “senza conoscenza, cos’è Maria?”; poi si getta da un dirupo. Nel Vangelo è scritto che «ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano»: Maria tenta Dio, come il Diavolo nel deserto tenterà suo figlio. Ma, anche se “la nascita di questo bambino si è abbattuta su di noi come gradine su una vigna”, troverà nel suo sapiente sposo, conforto e supporto.
Vangelo secondo Maria, in conclusione
Vangelo secondo Maria è un film potente, che grida alle generazioni di donne (anche, e soprattutto, attualmente) la cui autodeterminazione è stata schiacciata dall’affermazione del patriarcato, che ha visto soprattutto nella società basata sul credo cristiano la causa e il nutrimento di tale ideologia. Ma è anche un film che vibra sulle corde dell’eterno dualismo tra libero arbitrio e destini già segnati, tra scelte consapevoli e credo, tra credere e abbandonarsi (e forse subire) a qualcosa di già scritto.
Maria, l’allieva, e Giuseppe, il maestro, sono imperfetti, fragili, ignari della grande missione che il dio in cui credevano prima forse con superficialità- e solo con una fede “di facciata”- ha affidato loro; ma alla fine della storia sono saggi e maturi, quindi pronti a diventare genitori del più grande Maestro.
Eleonora Vitale
Fonte immagine in evidenza: UCI Cinemas