Come è cambiata la SEO nel tempo e come farla bene nel 2024

Nel mondo interconnesso in cui viviamo non c’è persona che, almeno una volta, non abbia sentito parlare della SEO e del suo ruolo fondamentale. Ma in quanti realmente sanno che cos’è e, soprattutto, chi conosce come è nata la sua definizione?

Letteralmente l’acronimo significa Search Engine Optimization, che in italiano si traduce con ottimizzazione sui motori di ricerca. Nel pratico, quindi, si tratta dell’insieme delle azioni mirate alla visibilità di un testo o di un sito web. Una tecnica che ha visto il suo esordio negli anni Novanta, prima ancora dell’avvento di Google.

Semplificando il concetto, potremmo dire che la SEO è ciò che permette al contenuto organico, quindi non sponsorizzato, di essere visto dal pubblico e inserito più in “alto” possibile.

Per quanto possa sembrare un’ovvietà, farla è tutt’altro che semplice e farla bene lo è ancora di meno. Seppur molti siano ancorati all’idea che basta inserire due o tre parole chiave per ottenere un risultato efficace, altri stanno iniziando a comprendere le difficoltà e lo studio che necessita questo mestiere.

Già, perché questo è un vero e proprio lavoro fatto di formazione continua e aggiornamenti costanti soprattutto sulle regole, ad oggi, dell’algoritmo di Google.

Un altro aspetto che non tutti sanno è che la complessità può cambiare anche in base alla città che si vuole coprire: per esempio nel capoluogo lombardo, il servizio di SEO Milano si identifica come uno dei più sviluppati e in cui serve maggior formazione.

Questo perché con quasi un milione e mezzo di abitanti, la frenesia della città e i continui cambiamenti repentini, fare impresa, soprattutto online, e distinguersi dalla massa può essere difficile in modo autonomo.

Ma è sempre stato così? Vediamo come i cambiamenti del settore tecnologico, l’avvento di internet prima e dei social poi, hanno posto le basi per identificare la SEO come la conosciamo oggi, fino ad arrivare a quali sono le regole da seguire nel 2024.

La nascita e l’evoluzione della SEO

Come abbiamo accettato, la strategia di ottimizzazione debutta in società ancor prima del colosso di Larry Page e Sergey Brin.

Siamo agli inizi degli anni ‘90, quando avviene la nascita di Aliweb, il primo motore di ricerca della storia. Subito dopo iniziano a comparire Lycos, AltaVista e Yahoo!.

Fin dall’avvento di internet i proprietari di questi strumenti ancora poco conosciuti cominciano a comprendere l’importanza della visibilità.

È una sorta di Far West online in cui tutto è concesso pur di raggiungere le alte posizioni e quelli che ora chiamiamo programmatori passavano le giornate a smontare e rimontare i risultati per scalare la classifica.

Senza accorgersene stavano ponendo le basi di ciò che presto avrebbe preso il nome di SEO. Passa qualche anno e, mentre Google comincia a farsi strada attirando sempre più utenti, vengono delineate le prime regole per il posizionamento.

La White Hat SEO, ovvero le tecniche raccomandate come parte integrante di un buon design e linguaggio che producono risultati duraturi, e le Black Hat SEO, cioè le tecniche disincentivate che seppur possono provocare un’impennata iniziale, quando vengono scoperte portano a forti penalizzazioni.

Un caso fra tutti è quello di BMW Germania che nel 2006 ha nascosto fra le sue pagine un centinaio di parole chiave senza un reale motivo se non quello di posizionarsi più in alto. Il risultato è stato quello di essere rimosso dall’indice.

La supremazia di Google

Quando Google comincia a capire di essere il motore di ricerca più utilizzato, tanto da essere definito come sinonimo dello stesso Internet, cominciano a cambiare anche le regole.

Vengono introdotti strumenti di nuova generazione in grado di rilevare il numero delle keyword, quello dei link in entrata e i contenuti duplicati e nascosti.

Gli esperti SEO, dal canto loro, non rimangono a guardare, iniziando a studiare le modifiche che il motore di ricerca continua ad apportare, così da cercare un modo per ovviare ai limiti. Inutile dire che Google riesce sempre ad accorgersene e per questo cambia nuovamente l’algoritmo.

Iniziano così una serie di stratagemmi e battaglie fra i due poli che terminano con la saggezza dello specialista SEO nel comprendere quanto sia inutile combattere: non rimane che capire quale approccio utilizzare per posizionare i contenuti in un modo che Google considera accettabile. Nasce così l’era della “qualità che batte la quantità”.

Le regole SEO per il 2024

La prima cosa da chiarire è che anche quest’anno sarà fondamentale cosa pubblicare, rispetto al quanto e al quando. Vediamo nel dettaglio quali sono le altre regole per strutturare una buona SEO nel 2024:

  • La scelta delle keyword: potrà sembrare scontata, ma non è così. Non importa scegliere una miriade di parole chiave per rendere il contenuto ben visibile. Quello che è fondamentale è selezionarne due o tre e inserirle in modo naturale, dopo aver pianificato un piano editoriale con un chiaro obiettivo.
  • L’approfondimento: secondo le nuove regole dell’algoritmo, Google darà la precedenza agli approfondimenti, più che alle notizie brevi.
  • Basta pop-up, pubblicità invadenti e widget pesanti: il sito veloce sarà un sito che scalerà prima le posizioni di Google.
  • L’interazione e l’esperienza di navigazione: così come per i social media, anche il motore di ricerca vuole utenti reali con cui comunicare. Saranno quindi avvantaggiate le pagine con possibilità di click interni, commenti e CTA.
  • La fluidità di lettura: il contenuto non dovrà mai sembrare strutturato con l’obiettivo di avere visibilità. L’utente non si deve accorgere della strategia, deve solo trovare risposta alle sue domande.
  • La freschezza del sito: si tratta di una delle regole più antiche della SEO che continua a mantenere la sua importanza. Negli ultimi anni Google ha sempre dato priorità ai contenuti nuovi e per il 2024 non sembra voler cambiare. Quindi chi ha un sito o un blog datato da tre anni in su, dovrebbe valutare l’idea di aggiornarlo.
  • Più link in uscita: questa è una delle rivoluzioni più impattanti perché per la prima volta saranno più rilevanti dei link in entrata. Al via quindi agli anchor text, non troppi per articolo, che portano maggiore interattività sul motore di ricerca.
  • Contenuto responsive: il sito deve essere facilmente navigabile anche dal cellulare (la maggior parte delle ricerche vengono fatte da smartphone).

Naturalmente queste sono solo alcune delle regole utili per costruire un contenuto in ottica SEO, ma è sempre necessario partire da una strategia ben strutturata con obiettivi chiari e realizzabili per ottenere risultati. Inoltre, siamo solo all’inizio dell’anno e, come insegna una delle principali regole del marketing, tutto può cambiare in un istante.

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