Cos’è un’eco chamber: il fenomeno dell’informazione digitale

Cos’è un’eco chamber: il fenomeno dell’informazione digitale

Nell’Antropocene, l’attuale epoca geologica della Terra, l’avvento della tecnologia e di internet ha ridotto drasticamente la comunicazione face-to-face tra le persone, fino quasi ad abrogarla del tutto; di conseguenza, gli individui si rifugiano nelle proprie convinzioni, sottraendosi da ogni tipo di analisi critica della situazione e dando luogo alle cosiddette camere dell’eco. Ma cos’è un’eco chamber?

Definizione di Echo Chamber: intrappolati nella bolla

Questo termine deriva dal fenomeno fisico dell’eco, dove le onde sonore si espandono e rimbombano in un recinto cavo, per indicare metaforicamente una situazione in cui l’utente viene bombardato da informazioni che rafforzano il suo punto di vista e vengono amplificate all’interno di un sistema definito. Il meccanismo di un’eco chamber prevede la censura delle fonti che veicolano punti di vista contrastanti, per eludere la possibilità che le risorse fornite vengano messe in dubbio.

L’effetto prodotto è, quindi, una polarizzazione dell’informazione, ossia una concentrazione di informazioni interne ormai radicate nella mente dell’individuo, che impedisce un’apertura verso l’esterno e la formazione di un pensiero critico.

Il ruolo dei social media nella formazione delle Echo Chamber

A favorire la formazione delle eco chamber sono proprio i social media, questo accade perché gli algoritmi delle piattaforme social sono in grado di filtrare le notizie che interessano l’utente e di proporgli contenuti simili a queste ultime. In questo modo, nel feed degli utenti compariranno notizie, articoli e commenti che andranno a rafforzare una visione univoca ed acritica su quell’argomento.

Come gli algoritmi alimentano le camere dell’eco

Gli algoritmi di piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram sono progettati per mostrare agli utenti contenuti che ritengono possano essere di loro interesse, basandosi sui dati raccolti tramite “mi piace”, condivisioni, commenti e ricerche effettuate. Questo meccanismo, se da un lato può essere utile per trovare contenuti pertinenti, dall’altro contribuisce a creare delle vere e proprie “bolle” informative in cui si è esposti prevalentemente a opinioni che confermano le proprie, rafforzandole ulteriormente.

Echo Chamber e la diffusione di fake news

Il fenomeno delle eco chamber ha, inoltre, contribuito alla diffusione delle bufale. A renderlo possibile sono gli algoritmi dei social network, che delimitano una cerchia di informazioni da far proliferare in base a ciò a cui l’utente ha già mostrato interesse in precedenza, così da delineare un’eco chamber adatta allo user in questione. Al loro interno, le opinioni si amplificano, al punto tale da radicalizzarsi ed estremizzarsi, e condurre più facilmente ad episodi di diffusione di fake news. L’utente fatica a discernere la verità dei fatti dalle bufale e così facendo favorisce lo sviluppo della disinformazione. Inoltre, smascherare le fake news non è soltanto un’impresa difficile, ma talvolta si manifesta anche controproducente.

Per questo motivo, questo fenomeno non colpisce solo il singolo destinatario, ma agisce a svantaggio anche dei gruppi di persone, che scambiano e condividono informazioni l’uno con l’altro. Nel momento in cui un determinato numero di persone sembra credere ad una diceria, quest’ultimo potrebbe convincere altre persone a sostenerla. Si parla di una vera e propria crisi dell’informazione in rete.

Filter Bubble ed Echo Chamber: differenze e somiglianze

Il fenomeno della bolla di filtraggio (coniato da Eli Pariser nel 2011) si sovrappone in molti punti a quello della camera dell’eco. Cos’è che rende un’eco chamber così simile ad un filter bubble? Così come la prima nell’ambito dei social media, quest’ultima è il risultato del sistema di personalizzazione dei risultati di ricerche su siti, che registrano la cronologia del comportamento dell’utente. Gli algoritmi di questi siti sono in grado di sfruttare le informazioni sull’utente, ricavate da click precedenti, per selezionare contenuti simili a quelli con cui gli utenti di solito interagiscono e farli apparire nel loro feed.

L’effetto è di escludere il destinatario da informazioni che sono in contrasto con il suo punto di vista e farlo accedere a contenuti che non fanno altro che confermare le sue opinioni, isolandolo intellettualmente nella sua bolla culturale o ideologica. La filter bubble è quindi creata principalmente dagli algoritmi, mentre l’echo chamber è anche il risultato di una scelta attiva degli utenti di seguire e interagire solo con persone che condividono le stesse idee.

Come riconoscere una Echo Chamber

Riconoscere di trovarsi in una camera dell’eco non è sempre facile, ma ci sono alcuni segnali che possono aiutare a capirlo: si è esposti prevalentemente a notizie e opinioni che confermano le proprie idee; si interagisce soprattutto con persone che la pensano allo stesso modo; si notano raramente punti di vista diversi o contrari al proprio; si tende a considerare le opinioni diverse come sbagliate o non valide; si prova fastidio o irritazione quando si incontrano idee diverse. Se si riscontrano questi segnali, è probabile che ci si trovi in una echo chamber.

Soluzioni per contrastare le Echo Chamber e la disinformazione

Contrastare il fenomeno delle echo chamber è una sfida complessa, ma ci sono alcune azioni che si possono intraprendere per mitigarne gli effetti negativi. Tra queste, si possono ricordare: promuovere l’educazione ai media e al digitale per aiutare le persone a valutare criticamente le informazioni e a riconoscere le fake news; sviluppare il pensiero critico e la capacità di confrontarsi con opinioni diverse; favorire la diversità delle fonti di informazione, cercando attivamente punti di vista differenti; sostenere il giornalismo di qualità e il fact-checking; segnalare le notizie false sulle piattaforme social.

Questo continuo proliferare di informazioni ci mette sull’attenti ogni qualvolta veniamo a contatto con una notizia, perché è necessario accertarci della sua veridicità, nonostante spesso questo si rilevi un’impresa alquanto ardua, prima di diffonderla e contribuire, eventualmente, al propagarsi della disinformazione.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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