Día de muertos: la festa dei morti che celebra la vita

Día de muertos

“La morte è democratica, perché alla fine, la madre, la bruna, i ricchi o i poveri, tutte le persone finiscono per essere teschi” – José Guadalupe Posada. 

Il Día de muertos, giorno dei morti, è una festa messicana dalle origini antichissime che si festeggia tra fine ottobre e inizio novembre, in concomitanza con la celebrazione cristiana dei defunti.

Sacro e profano sembrano quasi mescolarsi in questa vera e propria festa che, più che celebrare la morte, sembra celebrare la vita. Esplosioni di colori, musica, danze, fiori, altari e travestimenti sono le caratteristiche salienti di questa celebrazione carnevalesca unica nel suo genere.

Día de muertos: una tradizione precolombiana

La festa del Día de muertos affonda le sue radici nella storia precolombiana ed ha quindi origini antichissime. Quella che viene festeggiata oggi è il risultato di un sincretismo avvenuto tra la cultura preispanica e il cattolicesimo importato dai colonizzatori europei.

Il culto dei morti era importantissimo nella tradizione azteca. Nella religione precolombiana non esistevano Paradiso e Inferno e la direzione che il defunto poteva prendere dopo la morte non dipendeva dalla condotta sulla Terra ma dalla modalità con cui era avvenuto il trapasso. Le strade possibili erano tre. I morti in circostanze legate all’acqua (annegamento, edema, pustole…) raggiungevano Tlalocan. I morti in combattimento, i prigionieri sacrificati e le donne morte durante il parto avevano un posto riservato nel cosiddetto paradiso del sole. Mictlan era il posto per le morti naturali. Ai bambini morti, invece, era riservato un luogo speciale dove avrebbero aspettato la fine della razza umana, per essere poi rimandati sulla Terra per ripopolarla.

Ancora oggi la celebrazione del Día de muertos avviene in più giorni: il 28 ottobre è dedicato a chi è morto per incidente o cause violente, il 29 ai morti per annegamento, il 30 alle anime solitarie o dimenticate, il 31 ai mai nati o morti prima del battesimo, il 1° novembre ai bambini morti, l’1 e il 2 novembre al ritorno dei defunti sulla terra.

I morti nell’ antichità erano celebrati durante il mese di agosto. Quando gli spagnoli arrivarono in America nel XVI secolo, fusero i riti pagani con le nuove celebrazioni cristiane. È per questo che oggi il Día de muertos si celebra a novembre. La tradizione azteca di processioni, danze e altari è però stata mantenuta, nonostante le trasformazioni, ed è arrivata fino ad oggi.

Come si commemorano i defunti

In genere ai funerali precolombiani si portavano in offerta due tipi di oggetti: quelli che in vita erano stati utilizzati dal defunto e quelli che avrebbero potuto servirgli per il trapasso. Questa tradizione è stata mantenuta negli altari, il simbolo che commemora i defunti nel Día de muertos.

Candele, fiori, pane, vino e piatti speciali preparati apposta per gli antenati, coperte e cuscini vengono portati sulle tombe dei defunti e preparati a casa. Qualcuno lascia il letto libero per il defunto durante la notte del 1 novembre.

Il simbolo più importante è l’altare, che deve contenere i quattro elementi naturali. L’acqua, fonte di vita, mitiga la sete del viaggiatore, il fuoco delle candele illumina l’anima nel suo ultimo cammino, i petali dei fiori guidano il suo percorso. Sull’altare vengono poste le varie offerte al defunto, spesso a più livelli. Le offerte sono personalizzate per l’antenato che viene ricordato: vengono preparati i suoi piatti preferiti, inseriti oggetti a lui cari.

In origine l’altare era su più livelli e con una classica forma piramidale simbolica: sui vari livelli c’era l’immagine del santo a cui si era devoti, il sale per ostacolare la decomposizione del corpo, il “pan de muerto” – alimento circolare per le anime che rappresenta il ciclo della vita – cibi e bevande, la foto del defunto e la croce, per l’espiazione delle colpe.

Una volta terminata la festa l’anima del defunto, come mostrato nel film Coco, si è nutrita dell’essenza del cibo e i resti vengono consumati dai familiari e amici.
Gli altari sono allestiti nelle case, nei locali e nelle piazze principali. Ce ne sono di ogni tipo: dai più semplici a delle vere e proprie sculture di artista.

Simboli e decorazioni nel Día de muertos

Un elemento caratteristico della festa è il “papel picado”, una sorta di carta velina bucherellata che si usa per decorare soprattutto gli altari.

Il teschio è senza dubbio l’elemento più caratteristico della festa. Il nome del tradizionale scheletro di donna è la Catrina. Questo simbolo è stato creato nel 1910 dall’illustratore e stampatore Josè Guadalupe Posada. La “Calavera Catrina” – scheletro elegante – è un’acquaforte che rappresenta uno scheletro di donna con cappello in stile inizi XX secolo.

I fiori più utilizzati per questa celebrazione si chiamano Chempasuchil. Sono originari del Messico e di colore prevalentemente giallo e arancione. Secondo la tradizione il loro profumo particolarmente intenso è percepito dalle anime che, seguendone la scia, riescono a trovare la via di casa.

Durante i festeggiamenti vengono organizzate sfilate piene di vita in cui tutti, dai bambini agli anziani, si travestono da scheletri colorati, ballano e sfilano. C’è persino chi si accampa in cimitero, organizzando picnic con buon cibo e musica.

Si tratta quindi di una tradizione molto diversa da feste come Halloween o il composto rito cristiano. Ancora una volta questa festa sembra celebrare la vita, di cui la morte è un passaggio gioioso che non va temuto ma accettato. La festa del Día de muertos è così speciale da essere diventata Patrimonio dell’Umanità ed è considerata dall’Unesco una delle più antiche espressioni culturali al mondo

Link immagine: Pixabay

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A proposito di Federica Grimaldi

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