Nel piccolo paese di Campana, in provincia di Cosenza, si trovano dei megaliti alquanto bizzarri che da tempo danno origine a diverse teorie riguardanti la loro nascita. Questi cosiddetti Giganti di pietra conservano un mistero molto importante: sono semplici pietre modellate dalla natura o forse dietro la loro costruzione c’è lo zampino dell’uomo?
Se quest’ultima ipotesi fosse confermata, i Giganti potrebbero davvero riscrivere la storia.
Le pietre dell’Incavallicata
Ci troviamo in provincia di Cosenza. In questa zona il piccolo paese di Campana è molto famoso in quanto conserva una particolarità che lo rende più unico che raro. Appena fuori dal centro abitato si innalzano due megaliti che hanno dato origine a diverse teorie riguardo la loro origine.
I Giganti di pietra di Campana si trovano in un sito immerso nel verde di un parco pubblico e posto a 600 metri di altezza. I due megaliti si trovano proprio lì, uno accanto all’altro, in cima al cosiddetto “Cozzo de li giganti”.
La forma dei due megaliti è inequivocabile: uno di essi è l’elefante, l’altro è un uomo seduto di cui però si conserva solo la parte inferiore. Mentre del primo masso roccioso si colgono immediatamente le fattezze, del secondo sono chiaramente visibili solo i piedi.
La verità è che ancora oggi rimangono molti dubbi e misteri riguardo questi megaliti. Se da una parte alcuni sostengono che si tratti di semplici pietre, curiosamente modellate dagli agenti atmosferici, dall’altra troviamo la teoria secondo cui questi massi siano statue scolpite dall’uomo.
Se la prima statua raffigura senza dubbio un elefante, la seconda potrebbe raffigurare la parte inferiore di un uomo assiso in trono. I due colossi hanno differenza di due metri; la prima è alta 5,5 metri, la seconda circa 7,50. Si è supposto che, immaginando l’altezza dell’intera statua dell’uomo in trono, è possibile che l’elefante abbia raggiunto la stessa quota portando un altro uomo sul dorso.
Se si potesse dimostrare con certezza che queste pietre siano in realtà delle statue, si potrebbe riscoprire qualcosa risalente a tantissimi anni fa, forse perfino ad un’epoca preistorica.
Ipotesi e teorie sui Giganti di Pietra
Secondo le ricerche di Carmine Petrungaro, l’elefante potrebbe essere legato allo sbarco di Pirro in Calabria, avvenuto nel 281 a.C. Pare che in quell’anno il re fosse giunto nella zona proprio con una mandria di elefanti da guerra e quest’ipotesi è ampiamente avvalorata dai ritrovamenti di monete e reperti conservati oggi nel museo d Reggio Calabria.
Un’altra teoria sembra collocare queste pietre alla Seconda Guerra Punica, verso la fine del III secolo a.C. A differenza di Pirro, si sa che Annibale soggiornò per lungo tempo nell’antica Calabria e anche a Sila, ma egli aveva con sé un solo elefante sopravvissuto alle Alpi. Durante la presenza di Annibale nel Sud Italia furono coniate molte monete; esse avevano come simbolo il cavallo, mentre l’elefante fu usato nelle zecche puniche africane e spagnole.
In realtà l’ipotesi più affasciante e suggestiva colloca queste sculture in un’epoca ancora più antica: quella preistorica.
In effetti l’elefante raffigurato presenta una caratteristica molto diversa dal tipico elefante che conosciamo oggi: le sue zanne, se ricostruite, sarebbero lunghe 220 metri. Si tratta di una caratteristica che possiamo ritrovare in un elefante molto antico, chiamato Elephas Antiquus, una specie scomparsa 12 mila anni fa.
Ebbene sì, sembrerebbe un’ipotesi alquanto impossibile, eppure le prove a sostegno di questa tesi esistono.
Nel 2017 la sovraintendenza archeologica della Calabria ha rinvenuto nel lago Cecita, a 20 km di distanza, qualcosa di molto particolare. In un periodo di siccità è stato notata all’interno del lago la presenza di un fossile. Si tratta a tutti gli effetti del fossile completo di un Elephas Antiquus, con zanne e corpo intatti. E le fattezze del fossile coincidono perfettamente con quelle del Gigante di roccia.
Se questa teoria fosse confermata, i megaliti di Campana sarebbero le più antiche e grandi sculture d’Europa
A sostenere fortemente questa ipotesi dal 2002 è l’architetto Domenico Canino. Con la scoperta del fossile, Canino ha trovato una forte prova. Si pensi che il lago e i Giganti sono a soli 20 km di distanza in linea d’aria e che prima l’altopiano non era la foresta che è oggi ma, piuttosto, una diffusa savana con alberi di basso fusto ed enormi praterie d’erba.
Scherzo della natura o qualcosa in più?
Certo è che si parla dei Giganti di pietra fin dal Medioevo.
In un documento del 1600 il vescovo Francesco Marino cita la presenza di due state e parla del complesso come “il gran colosso caduto al suolo a causa dei terremoti”. Nella mappa della Calabria di Giovanni Antonio Magini, datata 1603, la zona è definita come “Il Cozzo dei Giganti”.
I campanesi più anziani dicono di aver sentito parlare delle rocce fin dalla loro infanzia, in quanto protagoniste di storie tramandate a loro volta dai più grandi. Da queste storie è chiaro che i Giganti di pietra non siano rocce modellate dalla natura ma che siano stati “gli antichi” a scolpirle.
Ad oggi, nessuna di queste ipotesi è ancora accertata.
Fonte immagine: Wikipedia