La Repubblica Popolare Cinese, nota anche semplicemente come Cina, è uno stato dell’Asia orientale, oggi uno degli stati più potenti su scala globale in campo politico, militare, nonché economico. La Cina è custode di un bagaglio culturale e storico millenario, ma, al tempo stesso, moderno; essa rappresenta uno dei modelli di Oriente con cui l’Occidente deve mettersi a confronto. Tuttavia, la Cina è un Paese apparentemente così lontano da noi, sia geograficamente che culturalmente, e questo ha portato al diffondersi di numerosi stereotipi sui cinesi e sulla Cina. Lo scopo di quest’articolo è quello di analizzare 5 luoghi comuni e di sfatare tutti i falsi miti che concernono questo popolo.
Luoghi comuni sulla tradizione culinaria cinese
Uno degli stereotipi sui cinesi più conosciuti è quello secondo il quale i cinesi si nutrano esclusivamente di riso. Tuttavia, il riso rappresenta solo una piccola parte della ricca tradizione culinaria cinese, basterebbe visionare il menù di un qualsiasi ristorante cinese per rendersene conto.
Spesso si sentono persone accusare i cinesi di mangiare animali domestici, in particolare i cani. Questa diceria, tuttavia, non può essere smentita del tutto, purtroppo: in alcune provincie cinesi, come quella del Guanxi, la carne di cane è effettivamente consumata e viene persino considerata una prelibatezza. D’altro canto, nelle altre province non solo questa pratica non è diffusa, ma è anche soggetta a forti dibattiti, proteste e manifestazioni organizzate da parte di gruppi animalisti.
Stereotipi sull’aspetto dei cinesi
Un altro degli stereotipi sui cinesi che ha invaso l’immaginario collettivo occidentale è senz’altro la credenza secondo cui i cinesi sono tutti uguali. Ovviamente, non è affatto così; allora, cos’è che rende le persone asiatiche simili tra di loro agli occhi di un europeo? Si tratta di un processo psicologico definito Other-Race Effect: quando si osserva un volto, l’essere umano tende, inconsciamente, a catalogare l’immagine nella memoria, concentrandosi sulle caratteristiche uniche che distinguono quel volto da tutti gli altri. In poche parole, per distinguere un asiatico da un europeo, al nostro cervello basterà memorizzare i dettagli come occhi a mandorla e capelli neri per pensare che si assomigliano tutti tra di loro.
Nei Paesi Europei siamo abituati a distinguere gli individui gli uni dagli altri, usando un criterio di distinzione diverso, magari basandoci sul colore dei capelli o degli occhi. Questo avviene perché in passato c’è stato un mix di tantissime culture, che ha portato ad una forte eterogeneità dei tratti. Invece, nella cultura asiatica, questo non è avvenuto; per cui, per distinguere i cinesi bisogna soffermarsi su dei tratti somatici su cui gli europei, spesso, non sono abituati a focalizzarcisi, come la forma del volto, del naso, e così via. La cosa interessante è che ciò vale allo stesso modo per gli asiatici, che, per il medesimo motivo, hanno difficoltà a distinguere i volti europei.
Ma, quindi, è vero che i cinesi hanno tutti gli occhi a mandorla? Non è così, o, perlomeno, parzialmente si tratta di uno dei tanti stereotipi sui cinesi. Nonostante i tratti somatici asiatici siano indubbiamente predominanti in tutte le etnie della regione, vi sono alcune eccezioni. In Cina, ad esempio, l’etnia degli Uiguri, una minoranza islamica di origine turca che vive principalmente nella regione dello Xinjiang (nord-ovest) e nella contea di Taoyuan della provincia di Hunan (Cina centro-meridionale), presenta tratti somatici diversi rispetto ai cinesi Han, cioè l’etnia più diffusa. Ad esempio, lo si nota osservando la loro forma degli occhi, che risulta molto più simile a quella degli occidentali, ma anche dal loro colore, che spesso è chiaro.
I cinesi e la pronuncia della lettera R
L’ultimo degli stereotipi sui cinesi di cui parleremo in quest’articolo è quello sulla pronuncia della lettera R. In realtà, i cinesi non sanno pronunciare la lettera R perché nella loro lingua non esiste un suono simile alla R italiana; pertanto, sostituiscono alla nostra R la L. La R cinese, che nell’IPA è definita come fricativa retroflessa sonora, si articola sulla parte posteriore del palato, per questo non assomiglia affatto alla R italiana, detta vibrante alveolare, che, invece, si pronuncia accostando la punta della lingua agli alveoli dei denti incisivi superiori.
È importante imparare la provenienza e l’origine di determinati stereotipi e sfatarne i miti per sviluppare una mentalità aperta, che possa comprendere ed apprezzare tradizioni ed abitudini differenti e lontane dalla nostra cultura.
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