Le ragioni vere dello scontro tra Stati Uniti e Cina, passano per le vicende Huawei, e sono molto diverse dalle ragioni ufficiali.
Il diciannove maggio scorso, l’ “affair Hawuei” è esploso di nuovo dopo che Google ha dichiarato di voler sottostare alla volontà dell’amministrazione Trump revocando la licenza andorid a Huawei. L’azienda cinese era stata inserita nella “entity list” il quindici maggio. Il giorno seguente, Intel e Qualcomm hanno seguito il gigante di Mountain View, per quel che riguarda la produzione di chip. Mercoledì, anche l’inglese ARM ha deciso di non collaborare più con Huawei.
Due verità per la vicenda Huawei.
Come spesso accade in certe circostanze, coesistono due livelli di verità. Esiste una verità di facciata, ufficiale. Esiste poi l’altra verità, autentica, che non sempre viene rivelata.
La prima motivazione dietro la scelta di Trump, quella ufficiale, è da ritrovarsi in una potenziale minaccia alla cybersicurezza americana. Huawei è leader mondiale per la creazione della rete 5G, con assicurati già 46 contratti per la costruzione dell’infrastrutture in 30 paesi del mondo. Prima del ban, Huawei avrebbe imposto la sua supremazia tecnologica anche negli States ma Washington non è riuscita a mandare giù il passato scomodo di Ren Zhengfei, CEO e fondatore dell’azienda cinese, storicamente vicino ai piani alti del partito e dell’esercito. Delle prove dell’avvenuto spionaggio ancora non c’è traccia, ma è bastato il sentore di contaminazione, a maggior ragione se cinese a innescare l’escalation.
La provenienza geografica non è un fattore secondario. Questo ci porta alla seconda verità, quella non detta, ma probabilmente più autentica. Per comprenderla pienamente, bisogna inquadrare il contesto storico.
Quando Trump è diventato presidente nel 2016, gli americani si sono svegliati una mattina e hanno capito che una guerra era in atto. La Cina era il nemico e il predominio tecnologico e commerciale era la posta in gioco. Quello di cui gli americani non si sono resi conto però, è che la guerra era in pratica già persa.
In circa trent’anni la Cina ha “allevato” un comparto industriale e tecnologico di prima qualità e ci è riuscita grazie alle risorse americane. Per anni, un esercito di programmatori e ingegneri ha inondato le università e le aziende americane. Studiavano, imparavano i trucchi del mestiere per poi riportare il prezioso “know-how” in madre patria, non sempre nel modo più legale.
Le stesse aziende manifatturiere in Cina, presso cui gli occidentali si rivolgevano per la manodopera a basso prezzo, nel tempo si sono trasformate da “assemblatrici di pezzi” a eccellenti fucine di ricerca e sviluppo.
Così quando gli americani hanno provato a erigere degli argini al “saccheggio tecnologico”, era già troppo tardi.
In poche parole, l’allievo ha superato il maestro.
Questa è la ragione “vera” per cui Huawei non può per nessun motivo essere leader per il 5G negli Stati Uniti.
Rischi della “trade war”.
La trade war portata avanti da Trump non fa altro che confermare la debolezza degli Stati Uniti in questo momento.
Esiste sicuramente un complesso sistema di legami che rende Cina e Stati Uniti, uno dipendente dall’altro. L’economia cinese è ancora fortemente legata all’export, con gli Stati Uniti maggiori importatori di beni cinesi. È anche vero che l’economia del colosso asiatico può poggiare anche su una sempre più florida domanda interna, che permette, in caso dell’inasprimento della guerra commerciale, di assorbire meglio il colpo. Inoltre studi dell’ OECD and del WTO, mostrano come i dazi colpiscano beni assemblati in Cina ma prodotti fuori dai suoi confini, smorzando ancor di più gli effetti negativi delle politiche americane.
Dall’altro lato, i consumatori americani sono avidi di beni hi-tech “made in china”, già colpiti dalla guerra commerciale, finora senza grosse ripercussioni, ma che potrebbero subire in futuro, un innalzamento dei prezzi a causa di dazi più stringenti.
Apple, che importa Iphone assemblati dalla china e che una grossa fetta di mercato nel colosso asiatico, potrebbe essere l’azienda più colpita. I dazi hanno già alzato il prezzo di alcuni componenti elettronici, in particolare cavi, essenziale per la Apple, che comunque ha deciso di non far ricadere il rincaro su i consumatori. Inoltre, anche la Cina potrebbe creare una sua “entity list” di aziende americane “non affidabili” con cui avere rapporti, minando l’intera industria dell’elettronica mondiale.
In uno scenario più a lungo termine, chi potrebbe subire le maggiori conseguenze della guerra sono proprio gli americani. Il debito americano, è in gran parte detenuto dalla Cina, che potrebbe disertare le aste e vendere in massa . Questa “nuclear option”, come spesso viene chiamata resta per ora una possibilità remota ma non escludibile a priori.
Per ora non c’è da preoccuparsi troppo. Durante il G20 di qualche giorno fa, Trump ha ammorbidito la posizione sul ban, per’ora mettendo in pausa la guerra commerciale come molti analisti avevano previsto. Le società americane torneranno a vendere i loro prodotti alla società cinese, almeno per il momento.
In poche parole, l’insostenibilità della guerra commerciale fa sentire il suo prezzo.
Verso il decoupling.
Quello a cui stiamo assistendo, viene chiamato decoupling o sdoppiamento, ed è un discorso che trascende il semplice caso Huawei. Il fenomeno comporta la separazione di due economie, un tempo unite. Ovviamente stiamo parlando dell’economia americana, da sempre timone dell’economia mondiale e le economie emergenti, in particolare la Cina. Se una volta erano gli USA a dettare i ritmi del progresso e dei cicli economici, la crisi del 2009 aveva già dato segnali di un cambio di rotta. Le economie asiatiche si erano dimostrate più forti di quanto ci si aspettasse con segnali “anticiclici” rispetto a quello che succedeva in occidente. Ora la spaccatura è evidente. Il sentore di una nuova guerra fredda aleggia sui rapporti tra est e ovest. Le catene del valore, un tempo definite mondiali e vanto della globalizzazione, si accorciano e si tingono di sfumature locali.
Il resto del mondo non deve restare a guardare. Le aziende cinesi e americane saranno costrette a cercare altrove quello che un tempo si fornivano a vicenda. Inoltre, le aziende europee potranno operare in America senza la competizione di quelle cinesi e in Cina senza la competizione di quelle americane.
Per molti paesi, tra cui l’Italia questa rappresenta un’opportunità da cogliere.
Fonte Immagine: https://www.flickr.com/photos/opengridscheduler/46455416431