Con la nascita di Dark Souls l’industria del videogioco ha subito un importante cambiamento, tant’è che si è andato a formare un vero e proprio sottogenere di giochi che riprendono alcune delle caratteristiche del capolavoro di From Software: ovvero i soulslike. In quest’articolo, cari lettori di Eroica Fenice, parleremo di Death’s Gambit: un RPG ‘pixellato’ che può essere apprezzato dagli amanti del genere.
Il tirapiedi della morte
In Death’s Gambit seguiamo le vicende di Sorun, un soldato che stringe un patto col Tristo Mietitore diventandone un servo. Il contratto stipulato con la Morte rende il nostro protagonista immortale, un ingegnoso artificio di trama che giustifica i numerosi Game Over del giocatore. L’obbiettivo di Sorun è quello di trovare sua madre, ciò lo porterà ad affrontare innumerevoli mostruosità in una ambientazione fantasy dalle sfumature tetre. Ad accompagnarci durante l’avventura sarà proprio il nostro ‘datore di lavoro’ che commenterà spesso le scelte del giocatore, infrangendo la quarta parete e strappandoci qualche volta un sorriso; incredibilmente sarà il Cupo Mietitore a rallegrare il nostro viaggio in diverse occasioni. Morire è un elemento cardine dell’esperienza di gioco: infatti ogni morte potrà sbloccare un ricordo del passato di Sorun, questo ci apparirà come una vera e propria allucinazione, dove la Morte sarà la nostra voce della ragione.
Death’s Gambit: un Dark Souls 2D
Il titolo di White Rabbit è un action-RPG con una forte componente platform: il giocatore quindi, oltre a dover affrontare diversi nemici, sarà costretto a saltare o evitare gli ostacoli che rendono il percorso più ostico. L’elemento cardine di Death’s Gambit è però questa forte somiglianza a Dark Souls, e sono diverse le meccaniche che sono state riprese dai giochi From Software tra cui: un’esperienza di gioco estremamente punitiva dove i nemici approfittano di ogni errore del giocatore, la morte che porta alla perdita di oggetti, un numero consistente di Boss e la presenza di checkpoint. Inoltre, nel gioco c’è anche una componente parametrica tipica dei giochi di ruolo: la ricerca di un equipaggiamento migliore e l’aumento delle proprie statistiche sono elementi chiave per superare le insidie di Death’s Gambit. Per i giocatori più coraggiosi il titolo offre anche esperienze di gioco più hardcore, per esempio i boss possono essere riaffrontati ad una difficoltà notevolmente aumentata. Come se non bastasse, è possibile infrangere il contratto con la Morte: in questo caso non saremo più immortali e morire comporterà la fine della run.
Un’esperienza immersiva
La direzione artistica si è dimostrata molto ispirata proponendo una grafica in stile pixel art molto curata, in grado di rendere al meglio gli splendidi paesaggi che caratterizzano il gioco. Un’altra nota positiva è la scelta delle colonne sonore che si sposano benissimo con le ambientazioni di Death’s Gambit.
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