Pericoli nell’utilizzare ChatGPT: 5 possibili reati

Pericoli nell’utilizzare ChatGPT: 5 possibili reati

Si tratta del programma o meglio l’applicazione del momento. Quali sono i pericoli nell’utilizzare ChatGPT? Si è già parlato di ChatGPT e dei modi migliori per utilizzarlo, prima che si pronunciasse il Garante della Privacy predisponendone il blocco sul territorio nazionale (poi revocato). Tramite di esso è possibile scrivere racconti, articoli, farsi suggerire idee per contenuti social, scrivere tesine e compiti in classe. Ma anche fare domande e ricevere risposte, come è già possibile fare con Alexa, Siri e Google.

ChatGPT non è, sicuramente, il primo Chatbot intelligente, le prime teorie sull’argomento sono state scritte da Alan Turing negli anni ’50 , che rifletteva su come capire se una macchina fosse in grado di pensare. Mentre il primo Chatbot fu l’esperimento ELIZA nel 1966, di Joseph Weizenbaum.

Oggi, i Chatbot sono molto diffusi, e ChatGPT rappresenta soltanto il programma più noto, e sicuramente il più diffuso grazie al passaparola e alla viralità della rete. Ecco i cinque pericoli da tenere a mente nell’utilizzare chatGPT:

1. La diffamazione

Il primo messaggio che è possibile leggere prima di utilizzare la piattaforma, riguarda il fatto che le informazioni fornite potrebbero essere non aggiornate, fuorvianti o addirittura inventate. La diffamazione è una delle conseguenze e dei principali rischi in cui si potrebbe incorrere. Utilizzando questa tecnologia per informarsi, si potrebbe ottenere come risposta informazioni totalmente false e inventate.
Ad esempio, sembra che chiedendo su chi fosse “Brian Hood”, attuale sindaco di Hepburn Shire, vicino Melbourne, ChatGPT rispondesse citando un famigerato processo per corruzione, mai avvenuto. Si trattava di una informazione non corretta in quanto il sindaco si era ritrovato in passato al centro di dispute legali nella banca nella quale operava, ma che non lo riguardavano personalmente. Tanto che il diretto interessato ha intentato un’azione legale.
La stessa cosa è avvenuta con un professore di diritto negli Stati Uniti, Jonathan Turley, accusato di molestie in maniera infondata. Omonimia e altri fattori che influenzano l’algoritmo, potrebbero far restituire al programma informazioni passibili di accusa di reato di diffamazione, se utilizzate sui social network. È importante valutare attentamente le informazioni ottenute da ChatGPT, verificarle e utilizzarle con saggezza. Servirsi di questo tipo di supporto per informarsi dovrebbe corrispondere soltanto ad un primo livello, consultando altre fonti per “confermare” quanto ricevuto, soprattutto se trattasi di questioni delicate.

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2. I pericoli nell’utilizzare ChatGPT: Informazioni fuorvianti

Non solo il rischio di diffamare, quindi. Ritrovarsi informazioni fuorvianti di vario tipo è un altro punto dolente. ChatGPT (come come le altre intelligenze artificiali) corrisponde ad un potente algoritmo che utilizza, principalmente, i dati liberamente disponibili in rete, incrociandoli con complessi calcoli che si basano sugli argomenti e i discorsi più frequenti. Un altro rischio quando si utilizza ChatGPT è quello di ottenere informazioni fuorvianti o errate, in quanto (come specificato anche nella policy dell’applicazione), quando ChatGPT non sa qualcosa, inventa. Se lo scopo di recepire tali informazioni dal programma, è il volerle utilizzare per post sui social network, creazione di contenuti, tesine o altro, è importante una verifica, testandone la veridicità. Partire, insomma, da quanto detto da ChatGPT per realizzare un proprio contenuto. Utilizzare a scatola chiusa tali dati, significa esporsi ad un rischio, ovvero ad una probabilità altissima di pubblicare dei lavori contenenti dati e informazioni fasulle in tutto o in parte.

3. La violazione del copyright

L’uso di ChatGPT per creare testi o altri contenuti può comportare anche rischi di violazione del copyright. Questo perché se si utilizzano informazioni senza citare correttamente la fonte, si potrebbe infrangere il diritto d’autore e incorrere in problemi legali. Nel momento in cui viene chiesto a ChatGPT di generarci un testo (un racconto? la trama per un libro? una poesia?), non si ha la garanzia di cosa abbia inventato e cosa abbia trascritto parola per parola. Col rischio di riportare l’idea di qualcun altro. Se viene utilizzato per un testo universitario (una tesi) o lavorativo (una relazione, un report), si rischia di riportare dichiarazioni di qualcuno, senza citare la giusta fonte, o attribuendolo alla persona sbagliata. Per evitare questo rischio, è importante  ancora una volta una verifica di secondo livello, cercando le fonti utilizzate, cosa che Bing Chat fa in automatico al contrario del “concorrente”. 

4. Criticità nell’utilizzare ChatGPT: Violazione della legge

ChatGPT può essere utilizzato anche per scopi “illegali”. Chiedere le istruzioni per realizzare droghe o armi (ha spopolato su Youtube qualche anno fa il trend di pubblicare dei tutorial per realizzare delle Molotov), non ha bisogno di commenti. Così come ricerche discutibili sulle modalità migliori per fare stalking (o peggio) verso qualcuno. ChatGPT ha dei filtri su tali tipi di richieste, che portano ad una risposta negativa da parte della piattaforma. Ma sono stati documentati vari metodi e trucchi per “costringere” il sistema a rivelare tali informazioni. Come ad esempio chiedergli “come fanno nelle serie tv” o “come fanno nei videogiochi” seguito dall’informazione la cui domanda diretta porterebbe Chat GPT a non rispondere.

5. Una considerazione: la dipendenza tecnologica

Infine, un altro pericolo da considerare quando si utilizza ChatGPT, anche se non si tratta di un reato, è la dipendenza tecnologica e il progressivo analfabetismo di ritorno. Se si utilizza ChatGPT troppo spesso, si potrebbe diventarne dipendenti e perdere la capacità di pensare in modo critico e di creare idee originali, realizzando un proprio testo senza “aiuti” esterni. Questo potrebbe influire sulla capacità di lavorare in modo indipendente e di affrontare problemi complessi. Guardando la questione da un’altra prospettiva, però, questo sembrerebbe rappresentare gli stessi problemi e gli stessi dubbi emersi tra gli anni ’60 e gli anni ‘90 con la diffusione esponenziale della televisione; negli anni 2000 con Internet e nell’epoca post-moderna con i Social Network.
Che il futuro sia costellato di contenuti auto-generati dove l’intervento umano sarà solo un passaggio secondario di una catena di montaggio?

Immagine Copyright Free creata per l’articolo Pericoli nell’utilizzare ChatGPT con Midjourney

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