Tecnologie della comunicazione e dell’informazione, l’ingegnere Francesco Zoino intervistato su temi come scuola e mondo del lavoro
Le tecnologie sono sempre in continua evoluzione così come le diverse branche ed i settori della comunicazione e dell’informazione. Un vero mondo virtuale che comprende le testate online di importanti quotidiani, i piccoli blog di persone che condividono le proprie passioni come libri, film, fumetti, musica o videogiochi fino ai social network più noti Instagram, Facebook, TikTok oppure quelli riservati a pochi come Twitter. Non mancano in questa “galassia virtuale” anche i siti ufficiali del governo, della regione oppure dei comuni di appartenenza. Questa nuova realtà ha investito anche molti aspetti della vita quotidiana dei cittadini come l’istruzione per i più piccoli oppure la ricerca di un lavoro per gli adulti.
La redazione di Eroica Fenice ha avuto l’opportunità di intervistare l’ingegnere Francesco Zoino. Iscritto all’Ordine degli ingegneri, si occupa della formazione del personale in aziende e lavora anche come professore di materie informatiche all’ITIS Alessandro Volta di Napoli. L’ingegnere Zoino è laureato in Ingegneria elettronica all’Università Federico II di Napoli ed ha conseguito un dottorato di ricerca in Diagnostica di Laboratorio e Metodologie di analisi in e-sanità all’Università Luigi Vanvitelli e un master in Tecnologie per la Didattica al Politecnico di Milano, come riportato dal suo sito web.
In questa intervista tratteremo la questione dell’alfabetizzazione informatica in Italia, l’importanza della scuola nell’educazione digitale, il pericolo delle fake news e le nuove professioni della comunicazione e informazione digitale.
Ingegnere Zoino, lei si occupa di formazione di personale attraverso corsi professionali rivolti ai lavoratori ma anche agli studenti dell’ITIS Volta di Napoli. Cosa ne pensa della preparazione sul versante informatico-tecnologico degli italiani? La scuola dovrebbe offrire una preparazione migliore in questo settore oramai sempre più importante per il mondo del lavoro?
Il livello di alfabetizzazione informatica medio degli Italiani è sicuramente non elevato, soprattutto in confronto agli altri paesi europei. Al Sud, poi, abbiamo difficoltà ancora maggiori, dato il contesto culturale mediamente più carente. Naturalmente una capacità di orientarsi in ambito tecnologico diviene di giorno in giorno più necessaria per il cittadino: moltissimi servizi oggigiorno sono accessibili esclusivamente attraverso piattaforme informatiche. Basti pensare alle prestazioni sanitarie, o a quelle economico-finanziarie. Ultimamente, ad esempio, mi è capitato di assistere al confronto di una cospicua parte della popolazione con gli aspetti informatici inerenti le procedure vaccinali. Ebbene, per molte persone, più che il vaccino in sé, l’ansia derivava dal dover gestire gli indirizzi email ad esempio. Questi aspetti vanno ovviamente migliorati, e la scuola è sicuramente il luogo più idoneo dove trovare risposta a questa esigenza. D’altro canto, pare che ci si muova proprio in questo senso, ultimamente: il famoso coding, ossia il pensiero computazionale, che vuol dire la capacità di affrontare i problemi in maniera sistematica e tecnologicamente avanzata, è entrato praticamente in ogni ordine scolastico. Per questo motivo credo si possa essere leggermente più ottimisti per il futuro.
Dal momento che lei è occupato professionalmente sia come ingegnere e come professore, le volevo chiedere quale sia l’attuale situazione delle tecnologie didattiche usate nelle scuole per la formazione dei propri studenti? Quali cambiamenti sono necessari per migliorare l’approccio didattico-comunicativo?
La situazione è ben evidente se si guarda ai numeri. Prima della pandemia il livello di utilizzo delle tecnologie in didattica era intorno al 10 per cento. Durante la pandemia, praticamente tutti i docenti si sono convertiti alle tecnologie. Oggi riusciamo ad organizzare facilmente incontri, riunioni, meeting on line, il che fino agli inizi del 2020 era assolutamente impensabile. Questo favorisce l’incontro, lo scambio di esperienze, riduce notevolmente i tempi impiegati per fruire di azioni formative e per erogarle. Ovviamente, come ogni strumento, anche la didattica on line va gestita, integrata in maniera saggia, in un contesto in cui quanto minore è l’età degli studenti, tanto maggiore è la necessità di incontrarsi fisicamente, di stare assieme e di socializzare. Un conto sono i bambini della scuola primaria, un conto sono gli studenti universitari. Oltre a ciò, la facilità di organizzare incontri virtuali provoca anche la mancanza di tempi di disconnessione. Si rischia di essere sempre on line, e questo aspetto, ovviamente, va regolamentato.
Come si sta evolvendo il mondo della comunicazione online? Quali saranno le prossime tappe per la comunicazione a lunga distanza?
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione evolvono in maniera velocissima. Una sfida importante è quella dell’abbattimento del cosiddetto digital divide. Esiste nel mondo un numero ancora troppo elevato di persone che non riescono ad accedere a sistemi di comunicazione con prestazioni accettabili. In altre zone, invece, come, almeno parzialmente in Italia, la banda disponibile sta raggiungendo dimensioni ragguardevoli, favorendo in tal modo lo scambio di informazioni anche corpose in tempi molto brevi. Ci sono già nel mondo esempi di città praticamente digitalizzate quasi nella totalità dei loro aspetti organizzativi e gestionali. E questo dovrebbe essere esteso in tempi brevi al maggior numero di persone possibili. Il controllo del traffico, dei parcheggi, dei trasporti, delle prestazioni sanitarie, dell’agricoltura, sono tutti aspetti che faranno registrare nel prossimo futuro miglioramenti ragguardevoli: è la cosiddetta IoT, Internet of Things, ossia l’internet delle cose, degli oggetti. Un mondo in cui tutto sarà connesso e controllabile a distanza. Il nostro sforzo formativo, nell’Istituto dove insegno, è rivolto proprio ad aprire questi scenari agli studenti, incoraggiandoli a dedicarsi alle tecnologie con passione e dedizione, in quanto l’utilizzo corretto delle applicazioni tecnologiche migliora la vita di tutti.
Per quanto riguarda il mondo dell’informazione online cosa sta succedendo?
Quando il professor Umberto Eco pronunciò la famosa frase in cui lamentava il fatto che internet desse troppa voce a “legioni di imbecilli” da cui poi sarebbe stata irrimediabilmente invasa, mi sembrò esagerato. Poi ho dovuto ricredermi. Purtroppo, il mondo dell’informazione, se includiamo in esso anche i social network, è ormai invaso da persone che pretendono di comunicare al mondo intero il proprio parere su tutto lo scibile umano. E molti approfittano di questi fenomeni di emulazione per crearsi gruppi anche consistenti numericamente di seguaci che pendono dalle loro labbra qualunque sciocchezza essi affermino. E quindi molto spesso si va in totale confusione. Il ruolo dei giornalisti, in questo marasma, è spesso molto deludente. Dovrebbero essere i professionisti dell’informazione, infatti, a regolare in qualche modo questi fenomeni e invece in alcuni casi sembra che diano voce ai più facinorosi per aumentare l’audience. Spesso sono poco obiettivi. Spesso sono poco chiari. Ovviamente ci sono le dovute eccezioni. Ma come dice un vecchio proverbio, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, per cui sembra che l’informazione on line più seguita sia quella che genera più confusione, più litigi, più pareri sensazionali, soprattutto se campati in aria.
Un tema molto dibattuto nell’ambito dell’informazione online è il problema delle fake news. Dal suo punto di vista come si potrebbe fermare il fenomeno? La scuola potrebbe offrire ai propri studenti le capacità di giudizio per distinguere il vero dal falso anche nel mondo online?
Come dicevo poc’anzi, ci vorrebbe più professionalità in chi gestisce le informazioni e le rimanda on line senza verifica. La nostra azione verso gli studenti è da qualche tempo rivolta anche a questi aspetti. Insegniamo loro a citare le fonti, a verificarle accuratamente, a rispettare il diritto d’autore; insomma, a comportarsi bene anche on line cercando di evitare di cadere nelle reti di malintenzionati.
Dopo la pandemia di Covid-19, sia i lavoratori che gli studenti hanno dovuto continuare a svolgere le proprie attività in smart-working. Secondo lei come è stata gestita la situazione? Come si potrebbe migliorare la didattica con i mezzi informatici sia in sede che a distanza?
All’inizio del 2020, come dicevo, siamo piombati in un mondo nuovo per molti docenti, genitori e allievi. Un mondo totalmente nuovo e ai più sconosciuto. Credo che il mondo della scuola abbia reagito benissimo a questa emergenza. Dopo un mese dall’inizio del lockdown duro eravamo on line. Abbiamo supportato gli studenti privi di mezzi, fornendo loro strumenti adeguati. Naturalmente, come dicevo, è mancato lo stare insieme, è mancata la socialità, non ci sono stati viaggi, incontri, niente teatro, niente musica. Questo innegabilmente è stato un aspetto molto negativo. Credo comunque che il futuro non possa ormai prescindere da un uso oculato delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Bisogna trovare il giusto equilibrio, naturalmente. Ad esempio, accanto alle attività svolte in presenza, ritengo molto positivo che gli studenti possano svolgere delle ulteriori attività di approfondimento on line, in modo da ottimizzare i tempi e beneficiare ad esempio di maggiore tempo libero. Non sono d’accordo con quanti demonizzano la ormai famosa DAD. Ci ha consentito di tenere in piedi un minimo di rapporto tra noi, che solo dieci anni prima sarebbe stato impossibile. E ancora oggi la formazione a distanza è un valido supporto alle attività in presenza, soprattutto nel caso di corsi professionalizzanti e di alto livello formativo.
L’ultima domanda riguarda le nuove figure professionali riguardanti questo settore. Quali sono quelle al momento richieste? E per quanto riguarda l’imminente futuro?
Il mondo delle tecnologie evolve in maniera così repentina, che difficilmente si possono centrare previsioni a lungo termine. I ragazzi che iniziano adesso il loro percorso formativo, al termine di questo percorso si troveranno di fronte opportunità lavorative attualmente sconosciute. Se dovessi suggerire quindi un settore cui dedicarsi allo scopo di trovare più facilmente collocazione nel mercato del lavoro, consiglierei innanzitutto di seguire le proprie passioni, in quanto senza passione ogni difficoltà è insormontabile. E consiglierei una preparazione più ad ampio spettro piuttosto che estremamente specialistica, proprio per potersi facilmente riadattare alle esigenze del mercato che cambiano molto velocemente. Certo, chi ha la fortuna di scegliere di occuparsi di ICT, trova davanti a sé moltissima disponibilità di lavoro, specialmente negli aspetti concernenti le applicazioni web, con la conseguente cura della loro sicurezza, le professioni che si occupano di networking, di IoT, come accennato in precedenza. Ma l’importanza fondamentale sta nel costruirsi uno zoccolo duro di conoscenze il più ampio possibile, non trascurando le lingue, ossia l’inglese, ma anche l’italiano, che purtroppo pare essere usato in maniera sempre più approssimativa da troppi.
Fonte immagine di copertina: si ringrazia l’ingegnere Francesco Zoino