TikTok e il libero arbitrio: come nasce un colosso del brainwashing

TikTok e il libero arbitrio: come nasce un colosso del brainwashing

Vi siete mai chiesti com’è che passiamo ore ininterrotte a vedere video che comunque non ricorderemo? Abbiamo proprio l’impressione che qualcuno ci stia facendo il lavaggio del cervello… Cerchiamo di capire cos’è TikTok e il suo brainwashing.

L’applicazione TikTok, mezzo di condivisione video, è diventata senza alcuna ombra di dubbio un colosso tra i social media di voga, arrivando addirittura a segnare inevitabilmente una nuova era per questi social media che si affannano a diventare l’ultimissimo trend: basti guardare la fatica con cui corre Facebook di Mark Zuckerberg nel creare la sua nuova invenzione a suo dire rivoluzionaria, il Metaverse.

Insomma, TikTok ha tutti i requisiti necessari per rappresentare l’app per eccellenza: la sua funzione principale è quella di avere un’interfaccia colma di video divertenti, brevi, e non troppo impegnativi; presenta due bipartizioni basate sui seguiti e sui gusti dell’utente captati dal database, ha una bacheca di messaggistica istantanea per parlare con amici e user svariati, permette di fare live ad ogni orario e incassa un flow abbondante di soldi in donazione. Ora come ora, questa applicazione è all’apice della sua gloria, e con essa, oltre al divertimento e lo svago, sbaragliano al proprio picco anche gli effetti collaterali dovuti all’estensivo accesso degli utenti, che rimangono davanti allo schermo per ore ed ore ininterrotte.

Diamo per scontato che abbiate usato almeno una volta TikTok nei suoi 4 anni di esistenza, e che ne comprendiate l’ondata di intrattenimento che offre: è per questo che in questo articolo ci concentreremo sugli effetti dannosi che provoca la lunga esposizione a questo media e difetti dai caratteri ambigui.

Quanto sa di noi questa App?

Non è un mistero che, come prassi obbligatoria, prima di usare una qualsiasi applicazione l’utente dovrà accettare una serie di permessi affinché l’applicazione stessa funzioni. Nel caso di TikTok, gli accessi principali che permettiamo sono alla fotocamera, al microfono, ai contatti, alla posizione e alla clipboard.

Diamo implicitamente il permesso a questi servizi di utilizzare ogni dato classificato per permetterne la monetizzazione: dove viviamo, chi sono i nostri contatti e quali sono i nostri interessi, cosa ci scandalizza, cosa ci infuria, cosa non ci interessa. Tramite TikTok e il suo brainwashing, tutti questi sono mezzi utilizzati per ignorare il tempo che scorre e immergersi nei contenuti presentati, affinché diventi per noi un’associazione di rilascio della dopamina e ci renda dipendenti dai video che vediamo, monetizzando concretamente il tempo che, tic-toc, scorre facendoci perdere la cognizione della realtà che si suppone viviamo al di fuori dei pixel che ci intrappolano. In breve, più tempo perdiamo più l’app percepisce denaro tramite un sottile sistema di pubblicità, come è giusto che sia.

Quali regolamenti la ordinano

Il regolamento di TikTok prevede rigidi ordini che talvolta vengono attuati con successo, talvolta rimangono ineffettuati. Il regolamento è chiaro: possono accedere all’app solo i maggiori di 16 anni, e mentre sappiamo tutti che è pratica comune mentire sulla propria età, TikTok non scherza nel raccomandare questo limite date le tematiche forti e scandalose che spesso si vedono nel feed, in questo caso chiamato “Per Te”, “For You Page” o “FYP” nei paesi anglosassoni.

Non temete però, perché i video più scabrosi possono essere rimossi per ragioni del tutto legittime: la prima causa sarebbero i ban degli utenti, che sfociano nelle diverse opzioni che si possono selezionare su ogni social media di comune utilizzo. Ci sono poi le accuse di nudità, sangue in bella vista, apparizioni di armi o oggetti taglienti, induzione propagandistica, pedopornografia, softporn e chi più ne ha più ne metta.

Non sempre accade che l’algoritmo riesca a scovare questo tipo di video, tant’è che spesso vengono rimossi video assolutamente innocui, ed altri che possono rivelarsi compromettenti o lesionanti rimangono per settimane. Non sempre tutto funziona come dovrebbe, grazie anche ai milioni di utenti che ne fanno uso quotidianamente e alla mole esagerata di contenuti che vengono caricati sulla piattaforma, la quale non può essere controllata e selezionata dagli algoritmi o dai moderators con il 100% dell’accuratezza.

L’iperstimolazione di Tiktok e il suo brainwashing

Avete per caso notato anche voi di non riuscire ad essere più consistenti nella vostra quotidianità? Giocare ai videogiochi non è più soddisfacente come lo era prima, finire una serie TV o un film diventa un’impresa titanica, guardare un video su YouTube che duri più di dieci minuti ci invoglia a skipparlo e passare ad altro: insomma, la frenetica ricerca per qualcosa che ci piaccia e ci prenda davvero sembra interminabile, e forse è proprio così. La risposta principale alla nostra attanagliante distrazione è l’attacco al nostro dopamine system, il sistema di dopamina, da parte dei social media. Principali agenti che dobbiamo incolpare sono TikTok, grazie alla sua propagazione di video brevi su molteplici tematiche, e altre app come Instagram, Facebook, PornHub. Il fenomeno è relativamente efficace e semplice: stimolando assiduamente gli ormoni della felicità, la cui secrezione principale è la dopamina, gli stessi momenti in cui dovremmo sentirci presi dalla presenza di emozioni euforiche diventano notoriamente grigi, noiosi, rivisti. E’ un fenomeno che si sconsiglia far diventare abitudine, sempre nel caso vogliate vivere pienamente.

La coesività è il suo punto forte

Fenomeno relativamente esteso specialmente fra i teenager è la coesività e la simpatia di massa che si prova nel riconoscere un senso dell’umorismo comune – notevolmente gradite sono le battute autoironiche, il black humor o dark humor, persino della comicità che non richiede particolare cultura preparatoria. La principale problematica di questo tipo di umorismo è che sovente tende a sbiadire la linea separatoria tra il divertente e il deprimente, quasi facendola scomparire del tutto: non è raro vedere brevi skit sulle segregazioni razziali, le relazioni abusive, l’omofobia, crimini di varia natura. Non ci si scandalizza più nemmeno a vedere individui che osannano realtà moralmente ambigue o direttamente errate, tra chi prova sentimenti di natura romantica verso rinominati serial killer come Ted Bundy o Richard Ramirez, chi romanza le infermità mentali rendendole più uno stile di vita da ammirare che problematiche da sormontare, chi spazia nei suoi interessi sessuali più bizzarri. Il polverone che alza, tuttavia, è che nell’assenza di un confronto con la realtà dovuto all’iperstimolazione e alla conseguente dipendenza da TikTok e il suo brainwashing, chiunque si imbatti in video che riguardano queste tematiche socialmente non accettabili cominci a ritenerle normali e ordinarie. Nel momento in cui si presentano video risposta che accennano a una normalizzazione dei contenuti portati sulla piattaforma, è comune che vengano silenziati, eliminati o perfino denigrati dagli user.

La propaganda ne completa il profilo

Di nuovo, tramite il sistema di ban dei video che l’algoritmo della piattaforma usa per sistemare tutto quello che ritiene superfluo e dannoso, capita ovviamente che i video cancellati non siano solo video nudisti o violenti, ma anche quelli denigratori verso la politica cinese – ricordiamo infatti che la madre patria di TikTok, e del suo conseguente brainwashing, è la Cina, dove nasce l’omologa app DouYin e che poi verrà commercializzata e introdotta al mercato occidentale diventando l’app che normalmente visioniamo sul nostro telefonino.

Riprendendo in parte la tattica di soft power del Giappone, TikTok e il suo brainwashing spingono video propagandistici pro alla Cina, alla sua influenza, alla sua tradizione, al suo progresso. Vi sarà sicuramente successo di cadere in un buco nero di meme sulla Cina, o video di creator cinesi che cucinano, dipingono, creano. Di per sé questo fattore non condannerebbe in alcun modo la Cina, se non fosse per il fatto che i video che sono anche lontanamente polemici verso la vita e la politica cinese vengano assiduamente cancellati sotto un sofisticato sistema di ban che irrimediabilmente silezia ogni voce che osa schierarsi controvento. Nel 2021, anno di piena pandemia dove chiunque riempiva le proprie giornate con questi brevi video, sono state innalzate diverse accuse contro TikTok che affermavano che l’app pagasse diversi influencer per sponsorizzare tipi di tematiche propagandistiche, insomma bufale ben fabbricate.

Ricapitolando, alcuni dei molteplici errori di fondo che TikTok presenta sono l’appropriazione inadeguata di user data a fini ludici, che sono leciti a tratti, e che talvolta non rispettano la nostra privacy; la forte estraniazione dalla realtà dovuta all’iperstimolazione del sistema di serotonina e dopamina che porta ad un rapido malfunzionamento della società; la gravissima propaganda che favorisce la disinformazione a favore di una politica titanica di forte tirannia. Il colosso del brainwashing cresce e si appropria delle nostre informazioni, malleando i nostri capisaldi e modificandoli ad ovvi fini.

Fonte immagini: Pixabay (https://pixabay.com/it/illustrations/tiktok-social-media-smartphone-5482438/)

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