Chi lo ha detto che anche per una piccola impresa dalla gestione familiare e che ha avuto sempre un forte legame col territorio non sia tempo di aprirsi verso confini internazionali? In molti settori, anzi, come quello enogastronomico o della moda, la territorialità e il fatto di rappresentare la miglior tradizione del made in Italy rappresentano ancora un plus incomparabile: non mancano in tutto il mondo, cioè, consumatori che sono convinti a comprare vini, specialità gastronomiche o accessori moda dal loro essere fatti in Italia e ancora come una volta (o quasi). Internazionalizzare, però, potrebbe essere più difficile per le realtà più piccole: ecco da dove partire.
Vendere e avere successo all’estero? È più facile grazie a queste tre mosse
Aprire un e-commerce o cominciare a vendere (anche) all’estero tramite i più importanti marketplace. Le vendite online sono la via più diretta, e più conveniente almeno all’inizio, per trovare una clientela internazionale per i propri prodotti. Potrebbe essere difficile, del resto, quando si sta provando a penetrare un particolare mercato trovare subito il giusto canale di distribuzione e i dati sugli acquisti online, d’altro canto, sono incoraggianti nel suggerire come comprare in Rete sia ormai un’abitudine trasversale per i consumatori di tutti i Paesi e anche quando si tratta di scoprire prodotti nuovi e diversi da quelli acquistati abitualmente. Soprattutto se si decide di vendere all’estero tramite e-shop proprietario e non affidandosi a un servizio come Amazon o eBay, però, si dovrà fare attenzione ad aspetti come quanto ottimizzato è il proprio negozio virtuale anche per ricerche e parole chiave legate al proprio catalogo di prodotti in lingue diverse dall’italiano o se sono disponibili schede prodotto tradotte: una buona idea, così, è rivolgersi a un team di professionisti esperti in traduzioni di marketing che possano curare questi e altri aspetti del proprio negozio virtuale.
Chi lavora, e lo fa da tempo e con una buona nomea, con le traduzioni aziendali è un buon alleato anche di un altro passaggio indispensabile in ogni strategia di internazionalizzazione e che viene per molti versi prima e aiuta a raggiungere meglio i propri obiettivi di business: far conoscere e dare visibilità al proprio brand anche all’estero. Per farlo servirà investire, infatti, in campagne pubblicitarie e in ogni altro tipo di materiale informativo e di comunicazione e non è detto che ciò che funziona per l’Italia o per il territorio in cui si opera da sempre funzioni anche per paesi che parlano lingue diverse. Spot, affissioni, campagne social cioè vanno necessariamente tradotti prima di provare a penetrare un mercato estero e possibilmente nella lingua specifica di quel mercato e non in un vago inglese. Spesso ciò non basta e gli stessi vanno letteralmente adattati perché continuino a funzionare anche considerando le differenze culturali che esistono tra paesi che parlano lingue diverse.
Per questo c’è chi sostiene che la vera internazionalizzazione parte dall’interno dell’azienda: aprirsi a una cultura aziendale più globale è il primo passo per far assicurare ai propri prodotti o servizi successo anche all’estero ma se è più facile per le aziende grandi avere al proprio interno voci diverse, non è altrettanto comune per le piccole e medie imprese italiane avere un team internazionale. Un’idea pratica potrebbe essere, così, proporre ai propri dipendenti programmi di scambio con l’estero o attingere a un bacino internazionale di candidature in fase di recruiting.