Fable di Lionhead: decidere il futuro di Albion | Recensione

Fable è un cult dei primi anni 2000 sviluppato dalla Lionhead Studios e che deve il proprio successo alle meccaniche di totale libertà che garantisce. Se da un lato si ha una storia molto lunga ed una mappa completamente esplorabile, dall’altro abbiamo la possibilità di sviluppare il nostro avatar nei modi più disparati possibili: ogni azione e decisione che il giocatore farà avrà infatti delle ripercussioni reali sull’ambiente o sul personaggio stesso. Il titolo potrebbe dunque essere definito come uno dei primissimi videogiochi a contemplare il cosiddetto effetto farfalla. L’intera saga si fonda su questo leitmotiv, lasciando la storia nelle mani del giocatore che ha in mano il controller oppure il mouse e con essi la responsabilità di ciò che accade ad Albion.

Esperienze diverse per ogni gusto

In Fable non esiste un unico modo per accumulare l’esperienza necessaria a progredire nel percorso per la maestria delle abilità. Vi è infatti una tripartizione dell’esperienza, in base a come si pensa il proprio stile di gioco. Infatti, il giocatore avrà la possibilità di sviluppare il proprio personaggio su tre rami: forza, abilità e volontà. Se il primo riguarda tutto ciò che rientra nel combattimento in mischia, la seconda abbraccia l’esperienza con le armi a distanza quali pistole e fucili. La volontà, com’è prevedibile, riguarda invece le abilità magiche.
La divisione dell’esperienza è un fattore determinante ed apprezzato del videogioco che apre le porte alla possibilità di creare al tempo stesso personaggi specializzati in uno dei tre ambiti di combattimento oppure ibridi, miscelando le varie tecniche a seconda delle necessità. Viene da sé che le possibilità messe in mani a chi usufruiva del gioco erano potenzialmente infinite. Inoltre, anche il sistema di moralità che il gioco presentava non era necessariamente improntato al diventare un eroe. Fable mette sempre il giocatore davanti ad un bivio: scegliere la strada della bontà e sacrificare se stessi e le proprie ricchezze oppure scegliere la strada più rapida della cattiveria necessaria per generare profitto e risolvere problemi. Il titolo incarna un dilemma particolarmente importante che da un peso alla storia non indifferente: le vicende avranno delle ripercussioni permanenti sull’ambiente di gioco e man mano che si procede con la storia, il personaggio assumerà le forme di un angelo o di un demone, scaturendo nelle persone che incontreranno l’avatar reazioni differenti.

Fable mette al centro l’unicità

Il gioco fa in modo che l’esperienza sia totalmente personalizzabile. Il personaggio è, così come gli abitanti e la regione stessa, completamente nelle mani di chi controlla l’avatar. Il piccolo bambino che si incontra al momento inziale della distruzione del proprio villaggio è dunque solo un germoglio di ciò che sarà, nel bene o nel male, un individuo memorabile per la storia di Albion.
Seguendo il filone della completa libertà di azione, Fable mette a disposizione la possibilità di personalizzare il proprio personaggio e di creare una famiglia con qualsiasi abitante ci si trovi davanti. Così come nelle imprese, anche qui è la morale personale a mandare avanti tutto: si potrà essere un partner fedele oppure creare tanti piccoli focolari domestici e correre il rischio che i partner malcapitati si incontrino. Tutto sta a come si sceglie di vivere questa esperienza completamente interattiva.

Fable è il primo capitolo di una saga che non poteva, per la sua enorme longevità e per la libertà di gameplay, non rientrare nei cult del genere RPG. È un videogioco che chiunque dovrebbe conoscere ed avere a portata di console anche ad un ventennio di distanza, poiché offre un’esperienza variegata e ben strutturata di cui molti titolo recenti non godono.

Fonte immagine: Steam

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