Negli anni in cui YouTube cominciava a diventare una piattaforma di riferimento anche in Italia, un genere in particolare ha conquistato una generazione intera: i gameplay. All’apparenza sembravano video molto semplici, spesso girati in cameretta, con cuffie e microfoni di fortuna. Ma proprio in quella semplicità si nascondeva qualcosa di nuovo, potente ed autentico.
Per chi è cresciuto tra il 1995 e il 2005, i gameplay non erano soltanto un passatempo qualunque, ma rappresentavano una routine quotidiana, una compagnia costante, una finestra su mondi digitali condivisi con milioni di coetanei. Ma com’è nato tutto questo? E soprattutto: cosa ne è rimasto oggi?
Quando tutto iniziò: le origini del gameplay su YouTube Italia
Il concetto alla base era tanto semplice quanto geniale: qualcuno giocava, qualcun altro guardava. Ma non era solo questione di gameplay, perché a fare la differenza erano le reazioni, i commenti, i momenti improvvisati che trasformavano ogni video in qualcosa di unico e speciale.
In Italia il fenomeno comincia a prendere piede tra il 2011 e il 2012. Gli strumenti erano basici e spartani: webcam sgranate, microfoni da pochi euro, zero montaggio. Ma funzionava. Funzionava alla grande. Perché era vero, spontaneo e soprattutto genuino.
I primi creator italiani
All’inizio erano solo ragazzi con una webcam e tanta voglia di divertirsi. Ma quei nomi, oggi, suonano quasi leggendari: FaviJ, con i suoi gameplay esplosivi e tagliati al millimetro, capace di conquistare i più giovani con il suo umorismo travolgente, è stato il primo youtuber italiano a superare il milione di iscritti; MikeShowSha, che spaziava con facilità da FIFA a Minecraft, senza farsi mancare sketch, parodie e format più personali, è stato anche uno dei volti principali della Illuminati Crew, insieme a gamers come GiampyTek, xMurry, ilvostrocaroDexter e altri protagonisti di quella stagione d’oro di YouTube Italia.
C’erano poi creators come St3pNy e SurrealPower, più narrativi, più “seriali” nel modo di portare avanti i gameplay. Insieme a Vegas e Anima, daranno poi vita ai Mates, uno dei gruppi più iconici della scena YouTube italiana. CiccioGamer89, invece, puntava tutto sulla sincerità e sulla comunicazione immediata, costruendo una fanbase incredibilmente fedele. E non si può certo dimenticare l’approccio più teatrale e comico di Quei Due Sul Server, tra gameplay, battute istintive e una chimica a dir poco perfetta tra Redez e Synergo.
Un capitolo a parte lo meritano i Melagoodo, un collettivo che ha profondamente influenzato un’intera generazione di gamers italiani, fondato da Jonny Creek e composto da creators come Just Rohn, Gabbo, Zamp, Fazz, Zoda, Frax, con altri volti noti come Zano, Blur, Masseo, Freneh, Marza e Hila, una delle poche voci femminili della scena. Un gruppo tanto variegato quanto affiatato, con una forte componente di squadra, in cui il gameplay era spesso solo un pretesto per intrattenere, improvvisare e coinvolgere lo spettatore, facendolo sentire parte integrante del divertimento.
Ognuno con il suo stile, ognuno con la sua voce. Ma tutti accomunati dalla straordinaria capacità di costruire un rapporto diretto con chi stava dall’altra parte dello schermo. All’inizio, nessuno di loro pensava di poter fare carriera, né tantomeno di trasformare quella grande passione in un vero e proprio lavoro. Ma quei video, spontanei, veri ed imperfetti, hanno dato il via a qualcosa di enorme, che ha segnato l’infanzia e l’adolescenza di milioni di persone.
L’età dell’oro del gameplay su YouTube Italia: 2012–2015
Quegli anni sono stati determinati da un’autentica esplosione creativa. I gameplay erano ovunque, e ogni video diventava un piccolo evento: ci si divertiva, ci si spaventava, si scoprivano giochi nuovi.
Minecraft regnava sovrano: perfetto per inventarsi storie, costruire mondi e trascinare il pubblico in ogni video. Il suo vero punto di forza era la versatilità: ogni mondo raccontava qualcosa di diverso, rispecchiando la personalità unica del creator che lo esplorava. Ma c’erano anche altri titoli che spopolavano:
- Slender: The Eight Pages, perfetto per chi cercava brividi. L’obiettivo era raccogliere otto pagine di diario sparse per una foresta buia, tutte riguardanti la figura spaventosa di Slender Man. Ma man mano che le pagine venivano trovate, la tensione e la difficoltà del gioco crescevano. Slender Man ti inseguiva, e il gioco finiva soltanto quando ti catturava, sbloccando così nuove modalità. I video erano un mix di inquietudine e mistero, che teneva gli spettatori incollati allo schermo.
- Happy Wheels, grottesco e assurdo. Ogni personaggio guidava un mezzo con particolari abilità, e gli youtuber spesso inventavano soprannomi divertenti per loro (come ‘Nonno Chuck‘ per Wheelchair Guy o ‘Billy‘ per il bambino di Irresponsible Dad). Il gioco consisteva in una corsa folle tra violenza esagerata e risate, che aveva conquistato il pubblico proprio per il suo lato estremo e stravagante.
- GTA V, usato per sketch, esperimenti e roleplay. Il gioco offriva un open world da esplorare liberamente, con missioni, combattimenti e veicoli da guidare. Oltre a diventare un fenomeno videoludico, GTA V si rivelò il palcoscenico perfetto per i gamer su YouTube, che lo utilizzavano per creare scenari comici e avventure esilaranti, attirando milioni di spettatori grazie alla sua natura imprevedibile.
- Call of Duty, per chi preferiva azione e sfide. La serie di videogiochi statunitense, grazie alla sua intensità e flessibilità, è diventata un punto di riferimento per gli amanti degli action games. Ogni nuovo capitolo, con la sua modalità single-player, multiplayer e cooperativa, ha coinvolto un vastissimo pubblico di giocatori, consacrando la saga come una delle più popolari e redditizie della storia dei videogiochi.
La community e i tormentoni
I commenti aumentavano vertiginosamente sotto ogni video. Nascevano meme, citazioni leggendarie, inside joke che giravano ovunque.
I fan rispondevano, disegnavano fan art, realizzavano remix, mentre i creators leggevano, ridevano e interagivano. Era un dialogo vero, continuo, che faceva sentire tutti parte di qualcosa. Non c’era distanza: era tutto a portata di click. E probabilmente è stata proprio questa connessione a rendere i gameplay un punto di riferimento per chi cercava qualcosa di più di un semplice video da guardare.
Un nuovo modo di vivere il videogioco
Per molti ragazzi e ragazze, guardare gameplay diventava persino più divertente che giocare in prima persona. Si rideva, si imparavano trucchi, si seguivano storie che diventavano quasi delle serie TV. Era un nuovo modo di vivere il videogioco, ma anche un nuovo linguaggio digitale: veloce, spontaneo e ricco di riferimenti comuni. Ma, soprattutto, per tutti.
Dalla passione alla professione
Molti di quei creator appassionati che avevano iniziato per gioco, si sono ritrovati catapultati rapidamente in un nuovo mondo, fatto di monetizzazione, sponsor, interviste ed eventi. Così nasceva la figura del content creator: un mestiere nuovo, privo di manuali o percorsi prestabiliti, che prendeva forma video dopo video.
Il cambiamento: Twitch, Shorts e nuove abitudini
Dopo il 2017, però, qualcosa cambia. Il pubblico cresce, i creators e le piattaforme si moltiplicano, i tempi si accorciano. Twitch diventa il nuovo regno del gameplay: streaming in diretta, interazioni in tempo reale, community super attive.
Poi arrivano TikTok e YouTube Shorts, con i loro video verticali, brevi e montati per attirare subito l’attenzione e catturare l’utente in pochi secondi. I gameplay si adattano, si frammentano e si mischiano automaticamente ad altri formati.
I gameplay su YouTube Italia nel presente
Non sono spariti, ma si sono evoluti. Alcuni creator storici portano avanti con tenacia il loro stile di sempre, mentre altri si sono reinventati, proponendo vlog, podcast e reaction. E nel frattempo, nuovi volti stanno riportando il gameplay su YouTube Italia sotto i riflettori, mescolando vecchio e nuovo per conquistare anche la Gen Z.
Un’eredità che continua a parlare
Il fenomeno dei gameplay su YouTube Italia non è stato semplicemente una moda passeggera, ma un momento importante nella cultura digitale di un’intera generazione, segnando il primo vero contatto tra i giovani e il mondo della creazione di contenuti. Ha dimostrato che si può raccontare, intrattenere e coinvolgere anche solo con un joystick e un microfono tutt’altro che professionale.
Per molti, ha rappresentato anche un luogo sicuro, una routine quotidiana, una forma di compagnia in un momento in cui crescere significava allo stesso tempo cercare una voce con cui identificarsi.
Ancora oggi, un punto di riferimento!
Anche se adesso sembra tutto cambiato, quei video esistono e sono ancora lì. Basta aprirne uno per tornare indietro, a quando le cuffiette gracchiavano, le webcam erano sgranate e ogni intro faceva sorridere.
Forse è proprio questo il segreto dei gameplay: raccontare qualcosa di semplice in un modo incredibilmente umano, usando un linguaggio che, ancora oggi, continua a parlarci con nostalgia.
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