Il mercato videoludico negli ultimi anni ha subito grosse trasformazioni. Si è per la prima volta nel mezzo di una “crisi” dopo trenta anni di grande crescita dell’industria, tra successi e fallimenti. Ma cosa sta succedendo negli ultimi tempi? Perché l’industria sembra essere diventata invivibile per gli sviluppatori? Proviamo a rispondere a una serie di domande sulla crisi dell’industria videoludica che da un po’ di tempo aleggiano nella community dei videogiocatori e non solo.
Gli sviluppatori: il lato nascosto dei videogiochi
Nonostante il peso della recente crisi dell’industria videoludica, il 2023 è stato un grande anno per i videogiochi: con l’uscita di Baldur’s Gate 3, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom ed Elden Ring per citarne alcuni, i videogiocatori hanno avuto la possibilità di giocare a giochi di estrema qualità; allo stesso tempo, vi è l’altra parte della medaglia, quella degli sviluppatori, coloro che sono dietro ai videogiochi ma che talvolta non vengono quasi mai valorizzati. Un esempio emblematico della trascuratezza riservata agli sviluppatori sono i The Game Awards 2023: gli sviluppatori hanno avuto a disposizione pochissimo tempo per ringraziare i giocatori o per fare un discorso più articolato; nemmeno Swen Vincke, il director di Larian Studios — lo studio che ha sviluppato il vincitore del Game of the Year Baldur’s Gate 3 — ha avuto grosso tempo per tenere un proprio discorso. Ad ogni modo, la realtà difficile degli sviluppatori non è certamente sconosciuta: deadline massacranti, orari improponibili e stipendi medi caratterizzano il lavoro da sviluppatore. La mole di stress di questi ultimi è un elemento da non trascurare per la crisi dell’industria videoludica. È sempre meglio ricordare che dietro ad un videogioco c’è un lavoro, spesso anche sottopagato, di centinaia di sviluppatori che lavorano per rendere il prodotto quanto più valido possibile.
I licenziamenti: l’emblema della crisi dell’industria videoludica
Malgrado l’estrema importanza degli sviluppatori, essi sono purtroppo le prime vittime sacrificali del mercato videoludico. Il mercato sta andando verso una direzione in cui i videogiochi AAA comportano dei costi inimmaginabili. Dai documenti dell’acquisizione di Activision-Blizzard di Microsoft, si è evinto che per un “grande videogioco” medio sia necessaria come spesa minima $250 milioni. A fronte di un aumento smisurato dei costi di sviluppo medi del videogioco e di un mercato che fa sempre più richiesta di grandi produzioni, le grandi aziende hanno deciso di tagliare i costi sulla forza lavoro. Anche Sony e Microsoft, i due grandi colossi, hanno licenziato molti dipendenti: Sony ha licenziato 900 sviluppatori e il PlayStation London Studio, che si occupa dello sviluppo di giochi VR, è a rischio di chiusura; Microsoft, invece, ha licenziato 1900 dipendenti della divisione Xbox Game Studios, riducendo anche il personale della recente acquisizione di Activision-Blizzard. Per quanto riguarda studi minori, invece, ormai vige la regola del detto «o la va o la spacca»: un esempio è quello di Daedalic Entertainment che, in seguito al fallimento di The Lord of the Rings: Gollum, ha dichiarato di voler smettere di sviluppare videogiochi e di voler rimanere solamente publisher. Anche studi maggiormente affermati nello sviluppo di videogiochi come Volition, sviluppatori della serie Saints Row, dopo il flop del reboot di Saints Row hanno chiuso i propri studi dopo ben 30 anni di attività. Non si può dunque dire che la crisi dell’industria videoludica abbia colpito soltanto le grandi aziende. Ad oggi, quindi, a causa di una vicina saturazione del mercato e dell’aumento della portata della crisi dell’industria videoludica, è di estrema importanza il successo immediato dei videogiochi, soprattutto quelli di produzioni minori.
I motivi dietro alla crisi e le conseguenze
Molti analisti sostengono che fra i motivi di tale crisi dell’industria videoludica vi sono i folli investimenti nel mercato negli anni della pandemia, in particolare 2020 e 2021. Date le particolari condizioni del 2020, il mercato dei videogiochi ha avuto un boom, ma quando la questione lockdown ha cominciato a ristabilirsi, il mercato videoludico si è anche questo riassestato e i grossi finanziamenti sono stati molto difficili da ripagare. Insieme agli investimenti, dato il boom di domanda per i videogiochi, anche le assunzioni sono aumentate. La caduta del boom di mercato ha creato difficoltà anche ai videogiochi stessi: sono stati molti i rinvii e le cancellazioni di videogiochi già in cantiere. Anche il progetto di The Last of Us Parte 2 online è stato cancellato in seguito alla ridimensione del personale di Naughty Dog. Per i consumatori, invece, la conseguenza più ovvia della crisi dell’industria videoludica è un aumento del prezzo dei videogiochi. Ad oggi, un videogioco AAA può costare dagli €80 in su: molti giocatori, infatti, stanno speculando sul possibile prezzo di GTA VI, in uscita nel 2025. GTA VI è il videogioco che ha richiesto i più alti costi di sviluppo nella storia del videogioco. I costi di sviluppo di GTA VI si aggirano sui due miliardi dollari e costi di tale portata presuppongono un eventuale aumento di prezzo all’uscita del videogioco. Ad ogni modo, la direzione del mercato videoludico, anche secondo gli analisti, è ancora incerta; bisogna stare a vedere quali saranno le prossime mosse delle aziende, sperando in un miglioramento nella condizione anche degli sviluppatori. A tal proposito, una buona notizia arriva dagli studi di Capcom in Giappone in cui si è deciso di aumentare del +5% gli stipendi dei dipendenti e di aumentare del +25% gli stipendi dei nuovi arrivati.
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