Videogiochi Indie: 3 da conoscere

Videogiochi Indie: 3 da conoscere

Il mercato videoludico è diviso sostanzialmente in due macrosezioni: i prodotti ad alto budget – i cosiddetti “tripla A” – che possono permettersi enormi investimenti nello sviluppo e nella pubblicità, ma che proprio per questo si ritrovano spesso nella situazione di non poter osare, di non poter uscire da binari prestabiliti, per accontentare una larga fetta di affezionati che rappresentano una fonte di introiti sicura e stabile; dall’altra parte c’è il mercato dei videogiochi indie, titoli di scala minore, il cui sviluppo costa infinitamente meno (spesso anche in termini di tempo) e che possono, quindi, permettersi di schiacciare l’acceleratore sull’originalità, sulla bizzarria, sul voler stupire il giocatore con qualcosa di innovativo o con un comparto artistico (più che tecnico) mozzafiato. Lo sviluppo indipendente ha acquisito maggiore popolarità negli ultimi 15 anni grazie a questa netta separazione nel mercato, che ha portato ad un crescente interesse dei consumatori, e al rilascio di alcune pietre miliari che hanno contribuito a rendere un po’ più grande quella che rimane comunque una nicchia. Spiegata in breve la posizione che ricoprono nell’industria, ecco tre videogiochi indie da conoscere:

1. Celeste

Molto caro alla community LGBTQ+, Celeste viene pubblicato nel 2018 dallo studio indie Maddy Makes Games; è un platform a due dimensioni, ovvero un gioco a scorrimento laterale nel quale dovremo proseguire saltando, scattando, aggrappandoci a degli appigli, o facendo quello che lo specifico livello ci richiederà: è diviso infatti in capitoli, ognuno dei quali con delle meccaniche di gameplay diverse. Il gioco è ambientato in Canada, dove la protagonista, Madeline, parte per un viaggio alla volta del monte Celeste, intenzionata a compiere la difficilissima impresa di scalarlo. Ben presto ci sarà chiaro che lo scalare la montagna è una metafora, l’avventura è infatti un viaggio nella psiche della protagonista, affetta da depressione e ansia. Lungo il tragitto Madeline incontrerà “una parte di sé”, una personificazione delle sue ansie che la intralcerà, la scoraggerà, proverà a farla sentire inadatta ed incapace di affrontare un viaggio del genere; la protagonista avrà però occasione di confrontarsi con questa sua altra metà, comprendendo meglio sé stessa e scalando a poco a poco i gradini della montagna. È da citare inoltre il lavoro della compositrice Lena Raine, che ha tappezzato il gioco di tracce memorabili, come Resurrections.

 2. Hollow Knight

Hollow Knight è uno di quei titoli che è uscito dalla nicchia ed è diventato estremamente popolare; viene rilasciato nel 2017 da Team Cherry, finanziato da una raccolta fondi, ed è un metroidvania (nome che viene dai due capostipiti del genere, Metroid e Castlevania) 2D, ovvero un gioco basato principalmente sull’esplorazione di una mappa intricata e piena di segreti che sfuggiranno all’occhio meno attento. Nel titolo impersonificheremo “il cavaliere”, una creatura insettoide che arriva nel regno di Nidosacro, ormai decaduto per via di una misteriosa piaga, “l’infezione”. Il cavaliere con il suo aculeo dovrà farsi strada fra le rovine del regno, sconfiggendo le ormai poche creature rimaste in vita, ostili ed impazzite a causa della piaga. Hollow Knight ha una narrazione atipica: dovremo mettere insieme i pezzi di una storia già avvenuta, interpretandone gli avvenimenti tramite informazioni sparse per la mappa apparentemente confuse, ma che nel computo finale andranno a comporre un puzzle sempre più chiaro, ma comunque volutamente ermetico e mai esplicito. Anche in questo caso una menzione va fatta allo straordinario comparto musicale, Christopher Larkin è il compositore che ha lavorato alla colonna sonora che accompagna il viaggio a Nidosacro, con tracce bellissime come Dirtmouth o City of Tears.

3. Undertale

Importante per aver avvicinato molti appassionati al panorama dei videogiochi indie, Undertale (2015) è stato un vero e proprio spartiacque nel mondo videoludico: in tantissimi si sono ispirati al suo stile narrativo (all’epoca) unico, o alla sua comicità caratteristica. Il titolo è stato creato interamente da Toby Fox (ad eccezione dei soli modelli di alcuni personaggi, realizzati da Temmie Chang), sviluppatore, compositore e sceneggiatore. Parliamo di un gioco di ruolo dal gusto retrò con scontri a turni, che parte con un filmato introduttivo che ci mostra il protagonista, un bambino, cadere dal Monte Ebott, per poi ritrovarsi nel Sottosuolo, caduto su un letto di fiori gialli. Lo scopo del bambino sarà quello di uscire dal Sottosuolo, abitato dai mostri. La caratteristica principale di Undertale è la metanarrazione, l’importanza delle azioni del giocatore, e l’influenza che hanno sul mondo di gioco: le creature presentate come “mostri” sono estremamente deboli rispetto agli umani, il bambino infatti sarà in grado di ucciderli con delle semplici armi giocattolo e, il giocatore medio abituato all’idea di proseguire sbaragliando qualunque nemico gli si pari davanti, lo farà senza porsi troppi problemi. I mostri sono però semplicemente delle creature buffe, e oltre a poterli uccidere, il gioco offre la possibilità di risolvere gli incontri tramite dei dialoghi, ad esempio accarezzando delle creature molto simili a cani, o giocando con loro. Le nostre azioni decideranno quindi il proseguimento della storia e il rapporto che avremo con i vari personaggi. Toby Fox ha riscosso un grandissimo successo dal rilascio del suo videogioco, per aver creato un’opera così impattante praticamente da solo, ma ad aver fatto il passo successivo è stata la sua carriera da compositore: la colonna sonora di Undertale infatti è piena di pezzi diventati iconici, come la famosissima Megalovania, Death by Glamour, o la più malinconica Waterfall, che gli hanno creato il biglietto da visita per palcoscenici ben più grandi, è stato infatti chiamato a comporre alcuni brani per Pokémon.

Fonte immagine articolo “Videogiochi Indie: 3 da conoscere” – Steam

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