Prendete la favola di Babbo Natale e convertitela in realtà. A Babbo morto: con una sottile e dissacrante ironia Zerocalcare travolge anche il Natale che non ha più nulla di magico.
Zerocalcare ritorna in libreria con “A Babbo morto, una storia di Natale” disponibile anche in versione audiolibro prodotta e distribuita da Storytel che può contare sulle voci dello stesso autore e di attori come Neri Marcorè e Caterina Guzzanti. Il noto fumettista scrive e illustra con colori realizzati da Alberto Madrigal una favola liberamente ispirata al” Canto di Natale” di Charles Dickens. Questo canto, a differenza di quello dickensiano, ridisegna i confini tra realtà e fantasia adattando la più amata delle fiabe in una dark novel che ha come finalità la critica sociale e che non lascia spazio al lieto fine.
Babbo Natale non c’è più e tocca ai suoi eredi, figlio natale e figlia natale gestire l’azienda di famiglia che con la globalizzazione diventano enormi hub di distribuzione di giocattoli e regali e come ogni industria si ritrovano ad affrontare i problemi riservati all’organizzazione dei sindacati, così che elfi e gnomi si sentono sfruttati. Il punto di non ritorno è la morte del folletto Gaetano che dà il via a una protesta sindacale come il polo nord non ne aveva mai viste prima. Anche la befana deve stare in guardia: come i moderni riders volanti, le anziane dipendenti hanno contratti senza assistenza sanitaria o assicurazione.
L’idea nata per gioco è diventata un libro: “l’ anno scorso, per divertimento, mi ero messo a fare delle vignette che raccontavano l’idea della chiusura della fabbrica di Babbo Natale, gli scioperi degli elfi, con tutto quello che ne conseguiva in termini di scontro sociale all’interno del villaggio di Babbo Natale – ha raccontato Zerocalcare in un’intervista – poi arrivati a quest’altro Natale mi sono reso conto che si poteva aprire una finestra e infilarci un sacco di cose che in realtà hanno riguardato anche la storia di questo paese”.
Per chi avesse pensato di regalare il fumetto a un bambino , Michele Rech ci avverte: “No, non è una favola per bambini”.
Siamo di fronte ad appena 80 pagine in cui l’abilità di Zerocalcare si destreggia tra una fiaba a tinte fosche, la politica e la critica sociale. Il testo riesce a coinvolgere il lettore attraverso una scrittura asciutta, ricca di sfaccettature e poco complessa, seppure alcuni input non vengano degnamente sviluppati per lasciare proseguire il racconto principale. Alla narrazione in bianco e nero fanno seguito il più delle volte pagine colorate dal carattere didascalico, ornate in stile natalizio che puntano il riflettore sull’ evento appena raccontato mettendo in evidenza l’elemento allegorico sul quale poi sarà necessario riflettere.
Come in tutte le sue storie che si tratti di libri o vignette, le risate concesse hanno un retrogusto amaro e non sono mai fine a se stesse ma celano una riflessione più profonda. In questa storia natalizia è in risalto il lato grottesco di una società consumistica che ha smarrito diversi valori, è possibile scorgere un’ ampia varietà di tematiche dalle lotte sociali dei lavoratori in fabbrica, al business delle multinazionali volgendo lo sguardo su una società che si ritrova anestetizzata difronte al dolore e alle problematiche della collettività.
In A Babbo morto, non manca, come anticipato, una riflessione su quanto sia cambiata la società sempre più devota al consumismo e più pretenziosa, indicativa in tal senso è la tavola in cui il folletto racconta delle difficoltà di un’azienda come la Klass, incapace di adattarsi alle esigenze dei più piccoli che prima erano contenti di ricevere un semplice cavalluccio a dondolo ma che oggi pretendono la Nintendo.
Critiche di ogni tipo si nascondono nei contrasti in bianco e nero e nelle grandi tavole a colori apparentemente rassicuranti, contraddistinte da lettere miniate degne dei migliori libri di favole. L’autore ci consegna forse l’opera più dura mai realizzata, con immagini di elfi impiccati, rivolte e sfruttamenti; niente regali, canditi e festoni, la disillusione coincide con l’inevitabile morte di Babbo Natale che proietta il lettore in una realtà ben visibile agli occhi dei “grandi”.
Ma forse da come annuncia il titolo di A babbo morto questa è solo “Una” storia di Natale e non “La” storia, pertanto non ha il potere di delegittimare tutte le altre che specialmente in questo periodo ci fanno sperare nel lieto fine.