Alzarsi, il libro di Helga Schubert | Recensione

Alzarsi di Helga Schubert

Alzarsi è il nuovo libro di Helga Schubert edito da Fazi editore per la traduzione di Marina Pugliano.

L’autrice tedesca Helga Schubert racconta il Secolo breve attraverso una lettura personale e intima; un tentativo di riconciliazione con gli affetti e quindi con sé e insieme con la storia, quella della Germania divisa tra est e ovest. Una lettura introspettiva che si fa collettiva, pur mantenendo le caratteristiche della scrittura espressiva, del diario che ha però dei lettori, e una protagonista che dalla prima persona passa alla terza quando c’è da avere a che fare con la madre, e che infine rivela nel suo farsi ciò che il tempo ha tenuto in ombra

Alzarsi, la trama

Un ricordo apre la narrazione di Helga Schubert ma non uno qualsiasi, quello che più sta a cuore alla protagonista, il suo posto preferito, il risveglio sull’amaca della nonna, e subito, a scandire la sensazione una fragranza, quella del caffè surrogato per lei e “vero” per la nonna, insieme a una fetta di torta. Talvolta un odore, un profumo fa da monito nel corso della narrazione, anticipando le sensazioni e le emozioni dei protagonisti. La scrittura invece non anticipa, ma ha bisogno di unire i fogli sparsi del ricordo per venir fuori compatta.  

I ricordi sono immagini precise, mai sfuocate, e persone che sono andate via presto e che la protagonista ricercherà continuamente, o persone che sono rimaste, di fronte alle quali è difficile sentirsi abbastanza, giusti, esatti. La madre della protagonista è un personaggio presente, sin dalle prime pagine, con la quale la protagonista deve giustificarsi per un nove che non è dieci da bambina, e poi perché ogni tanto prova un senso di irrealtà che le fa sentire tutto ovattato e indolore più tardi. 

Lo scontro con la vita è spaesante, e Helga Schubert dovrà fare i conti con ciò che è reale, al di là della propria immaginazione, «che alcune cose dipendono davvero da me, ora semplicemente le ricordo una per una…», soprattutto quando si vive in un paese letteralmente diviso a metà, e la sensazione di irrealtà rischia di coinvolgere tutto, e allora ci si aggrappa a frasi strappate dai giornali, o dai libri e appuntate per non dimenticarle, per cercare un appiglio, una linea da seguire.

«Ma soltanto venticinque anni dopo ho provato con tutte le forze ad abituarmi all’idea che quella vita in un paese murato era davvero la mia vita e non una vita di prova per averne una normale in futuro, il solo e unico tentativo che avevo a disposizione.»

E quando ha finalmente il permesso di volare in un altro paese le sembra di vedere il Mondo per la prima volta, e la sensazione è quella dello sconcerto e della meraviglia, che le permettono però di tornare a casa con una nuova consapevolezza. 

«Tornata nel paese dei anni, non ho più voluto saperne delle frasi intelligenti che rimettevano tutto in prospettiva. Non le ho più copiate nell’agenda nuova: non ho la maturità né la modestia, pensavo, per ammirare la creazione solo in questo perimetro angusto, non voglio darmi dettare la misura e portare via i sogni.»

«Il ricordo mette in dubbio e chiarisce, riporta a galla sensazioni e motiva scelte, così come quella della scrittura, del raccontare storie per mestiere che servono forse a dare il senso e ad analizzare la vita al microscopio e a rendersi conto infine “che nulla nel mondo umano è semplicemente buono o cattivo, che tutti, compresi coloro che scrivono, sono buoni e cattivi, sfiniti e vivi, disposti al perdono e rancorosi…»

La narrazione di Helga Schubert si sposta attraverso gli anni e per gran parte del Novecento in maniera repentina, eppure tutto parte da un’azione incompiuta, quella presente, che non permette all’autrice di alzarsi dal letto in cui si trova, come a scontare la pena dell’immobilità per concedere al ricordo di mettersi in moto, e alla storia di venir fuori; ripercorrere i ricordi è una catarsi, che serve a perdonare e perdonarsi. 

L’autrice Helga Schubert

Nata a Berlino nel 1940, ha studiato psicologia alla Humboldt-Universität. Ha vissuto fino al 1990 nella Repubblica Democratica Tedesca, dove ha lavorato come psicoterapeuta, scrittrice e sceneggiatrice; come portavoce della Tavola Rotonda Centrale, ha contribuito a preparare le prime elezioni libere. Amica di Christa Wolf e protagonista della vita intellettuale tedesca, ha scritto numerosi romanzi, l’ultimo dei quali è Alzarsi, grazie a cui ha vinto il prestigioso Ingeborg-Bachmann-Preis. Questa la motivazione della giuria: «Helga Schubert parla di come sia possibile riconciliarsi con la vita e mostra come si possono trasformare le storie di vita in letteratura».

Fonte immagine in evidenza: Fazi editore

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A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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