“Faber. Fabrizio De André. Dietro i testi, dentro la storia” a Telese Terme

Arturo Bascetta Editore in "Faber. Dietro i testi, dentro la storia"

Presentazione di Faber. Fabrizio De Andrè. Dietro i testi, dentro la storia di Mario Martino e Miriam Viscusi per Arturo Bascetta Editore

Fabrizio De André è protagonista del libro “Faber, dietro i testi, dentro la storia” di Mario Martino e Miriam Viscusi (Arturo Bascetta Editore), presentato il 28 settembre 2018 presso la Biblioteca comunale di Telese Terme “Gerardino Romano”.

L’iniziativa, che ha goduto del patrocinio del Comune di Telese Terme, del Conservatorio “Nicola Sala” e dell’Università degli Studi del Sannio, è stata moderata dal giornalista Michele Palmieri ed allietata dal gruppo “Stazione delle Frequenze”. Hanno partecipato alla presentazione l’autore, Mario Martino, il Consigliere Delegato alla Cultura del Comune di Telese Terme Giovanni Liverini, il Consigliere Comunale Gianluca Acito, il docente e già senatore Antonio Conte e la docente Esterita Selvaggio.

De André: il Maestro in un’opera firmata Arturo Bascetta Editore

Michele Palmieri ha introdotto il volume, qualificandolo un’opera utile, attraverso l’analisi dei suoi testi, ad esplorare la realtà, la società e la filosofia di De André, il cantautore della diversa prospettiva, della protesta, della denuncia, che ha dato voce alle vittime, alle storie maledette.

A conferma del fatto  che l’autore  genovese è amatissimo anche dalle generazioni più giovani, l’evento alla Biblioteca comunale si è svolto alla presenza di un pubblico numeroso di tutte le età.

Il Consigliere Liverini ha preso la parola per i saluti istituzionali, spiegando che la scelta di ospitare la presentazione di  Faber, dietro i testi, dentro la storia” (Arturo Bascetta Editore) presso la Biblioteca Comunale, struttura resa fruibile da poco e messa al servizio della comunità, risponde ad una ferma volontà di rilanciare la cultura a Telese Terme. Liverini ha continuato, definendo il libro interessante, in quanto dà il suo contributo alla diffusione e alla semplificazione del messaggio di De André, a cui occorre guardare come ad un Maestro. 

Il Prof. Conte ha descritto quanta umanità De André avrebbe oggi ancora da cantare parlando di uno dei suoi ultimi lavori, “La domenica delle salme”, canzone cupa,  in cui si percepisce un senso di alienazione, di umanità schiacciata. Altre volte nel percorso di De André c’era stata una fase di disperazione che poi  si era sempre configurata come slancio verso l’umanità. Anche stavolta, per il Prof. Conte, se la morte del cantante non fosse sopravvenuta,  la partita vinta dal disumano avrebbe sicuramente dato luogo ad altre riflessioni sull’umanità, impreziosite dalla collaborazione degli ultimi con Ivano Fossati.

La prof.ssa Selvaggio ha considerato l’opera  “strumento didattico eccezionale”, perché pregna di precetti imprescindibili per un’insegnante. Partendo dal presupposto che le canzoni di De André sono largamente utilizzate negli istituti d’istruzione per sollecitare la riflessione su vari temi, la Prof.ssa Selvaggio fa delle riflessioni di De André, e quindi dei contenuti del libro, un testamento da lasciare come insegnante, che deve offrire all’alunno gli strumenti atti a permettergli di maturare e di diventare un cittadino critico e autonomo.

Mai dare giudizi ma guardare e ascoltare.

Col prof. Conte si è poi discusso del contributo politico che De André ha dato attraverso le sue canzoni. Le raffinatissime composizioni di De André erano le più politiche del tempo perché non erano immediate, non erano un manifesto. In tutti i suoi testi c’è critica sociale, diretta o veicolata con ironia. Questo aspetto, insieme alla necessità storica della libertà universale che De André percepiva fortemente e al suo esporsi contro la cattiva politica, lo ha portato inevitabilmente a fare un discorso politico.  

La profonda contraddizione del Maestro

De André viveva una profonda contraddizione intima: le sue posizioni erano decisamente anarco-individualiste, motivate cioè dal porre al centro della dottrina politica l’individuo e non la società; egli percepiva una forte tensione verso la libertà universale, intersoggettiva, risultato di un cambiamento nel modo di essere tra la gente comune; voleva entrare nella praxis, nell’azione, ma realmente non ci è mai riuscito. De André concepiva il potere come quell’agente perturbatore che aggredisce l’essere nella sua tensione verso la libertà. Da qui il suo silenzio operativo, la sua attenzione verso l’umanità, il voler cantare dell’uomo col suo peccato, col suo limite, l’accoglienza dell’Altro, il riconoscersi nell’Altro. In definitiva, la morale di De André.

Il Consigliere Acito ha evidenziato il merito del libro di operare una ermeneutica dei testi perché dentro di essi risiede tutto il patrimonio artistico del cantautore.

I testi di De André sono un esempio di letteratura polisemica, innanzitutto perché i testi pensati per essere cantati sono esempi effettivi di letteratura compiuta, e poi perché egli è sempre andato oltre la mera testualità, continuando a reinventarsi, senza mai mettere un freno al divenire artistico che ha vissuto.

Il libro, in questo aspetto, offre un sicuro stimolo per costruire un percorso di avvicinamento alla poetica di De André.

Il Consigliere Acito ha considerato, infine, la possibilità per il mondo contemporaneo di non essere realmente all’altezza di poter usare le chiavi che De André ci ha regalato con le sue canzoni.

L’autore Mario Martino ha sottolineato la costante critica dei punti deboli della società moderna operata da De André attraverso le sue canzoni, mettendo sempre al centro di questa sua indagine-riflessione l’umanità, emblematica ed attualissima. Proprio l’umanità, secondo Martino, è l’istanza fondamentale nella poetica di De André e diventa il concetto-cardine anche nel libro. L’atto rivoluzionario di De André è la rivoluzione della gentilezza, dell’ascolto e della solidarietà: l’essere umano deve ancora imparare ad essere umano.

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