Aspetti linguistici della traduzione di Roman Jakobson | Analisi

Aspetti linguistici della traduzione di Roman Jakobson | Analisi

Aspetti linguistici della traduzione è un saggio di Roman Jakobson in cui il linguista russo espone le sue idee sulla traduzione.  
Nel saggio, Jakobson presenta la traduzione come un problema di interpretazione, individua 3 tipi di traduzione e affronta il problema della traduzione poetica

Chi è Roman Jakobson

Roman Jakobson è un filologo e linguista russo.
Nato a Mosca il 10 ottobre 1896, trascorre i primi anni della sua giovinezza in Russia. Nel 1915 partecipa alla fondazione del Circolo linguistico di Mosca di cui è presidente per i successivi 5 anni. Successivamente si trasferisce a Praga; qui, nel 1926, fonda il Circolo linguistico di Praga.  Dal 1939 vive prima in Svezia e poi negli Stati Uniti.
Le sue idee, le sue riflessioni e le sue conferenze lo hanno reso una figura chiave nel mondo della linguistica del 900.  

Le opere di Jakobson

È possibile conoscere le sue teorie attraverso i saggi che lo stesso Jakobson ha scritto negli anni. Nei suoi scritti affronta diversi argomenti, dalla linguistica alla letteratura.
Le sue opere più note sono: Linguaggio infantile, afasia e leggi fonetiche universali (1941); Poesia russa contemporanea (1921); Sul verso ceco (1923); Una generazione che dissipò i suoi poeti (1931) e la raccolta Saggi di linguistica generale nella quale sono compresi i seguenti saggi:

  • Antropologi e linguisti: bilancio di un convegno (1953);
  • Fondamentali del linguaggio (1956);
  • Gli studi tipologici e il loro contributo alla linguistica storica comparata (1958);
  • Aspetti linguistici della traduzione (1959);
  • Linguistica e teoria della comunicazione (1961);
  • Commutatori, categorie verbali e il verbo russo (1957);
  • La nozione di significato grammaticale secondo Boas (1959);
  • Linguistica e poetica (1960).

Aspetti linguistici della traduzione di Roman Jakobson (On linguistic aspects of translation)

Il saggio Aspetti linguistici della traduzione di Roman Jakobson è un testo fondamentale nell’ambito della Teoria della Traduzione
Il saggio si apre con una affermazione di Bertrand Russell, il quale afferma che «nessuno può comprendere la parola formaggio se prima non ha un’esperienza non-linguistica del formaggio».  Attraverso questa affermazione, Russell sottolinea il ruolo fondamentale dell’esperienza non linguistica per la comprensione delle parole.
Secondo Jakobson, invece, una persona che ignora il formaggio può capire la parola italiana formaggio se sa che tale parola significa «alimento ottenuto con fermentazione del latte cagliato» e ha una conoscenza linguistica delle parole fermentazione e latte cagliato. Infatti, le persone hanno un’esperienza solo linguistica delle parole ambrosia o nettare; nonostante ciò, comprendono queste parole e sanno in quale contesto utilizzarle. Ciò accade perché, per Jakobson, il senso di qualsiasi parola «o gruppo di parole, è senza dubbio un fatto linguistico, o, più precisamente e comprensivamente, un fatto semiotico».   
Successivamente, individua tre modi per interpretare un segno linguistico:

  • La traduzione  intralinguistica (o riformulazione);
  • La traduzione interlinguistica (o traduzione propriamente detta);
  • La traduzione intersemiotica (o trasmutazione).

La traduzione intralinguistica consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di altri segni della stessa lingua. Nella traduzione intralinguistica il sistema linguistico deve essere riformulato per essere interpretato; bisogna ricorrere a un altro termine (più o meno sinonimo) o a una circonlocuzione. Tuttavia, la sinonimia non è un’equivalenza assoluta: infatti, nella frase «ogni vecchio scapolo è un celibe, ma ogni celibe non è un vecchio scapolo» si dimostra come scapolo e celibe non siano totalmente intercambiabili.
La traduzione interlinguistica consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di un’altra lingua. Anche in questo caso non c’è equivalenza assoluta: ad esempio, la parola italiana formaggio non può essere identificata esattamente con il russo syr perché in russo l’alimento ottenuto dalla coagulazione del latte è un syr solo se è usato un fermento speciale.
La traduzione intersemiotica consiste nell’interpretazione dei segni linguistici per mezzo di sistemi di segni non linguistici: avviene una trasformazione tra due o più sistemi semiotici.
In seguito Jakobson afferma che «l’equivalenza nella differenza è il problema centrale del linguaggio e l’oggetto fondamentale della linguistica»; quindi le attività di traduzione devono essere oggetto di attenzione per la scienza del linguaggio.
La pratica e la teoria della traduzione abbondano di problemi complessi; perciò, si preferisce parlare di impossibilità della traduzione. Ma per Jakobson «ogni esperienza conoscitiva può essere espressa in qualsiasi lingua esistente» e se ci sono lacune, si può ricorrere a un prestito, un calco, un neologismo, una trasposizione semantica o a una circonlocuzione.
Se mancano alcuni processi grammaticali nella lingua di arrivo, ciò non rende impossibile la trasposizione dell’informazione dell’originale: se una determinata categoria grammaticale non esiste in una lingua, si può ricorrere ai mezzi lessicali. Jakobson afferma quindi che «le lingue differiscono essenzialmente per ciò che devono esprimere, non per ciò che possono esprimere».
Alla fine del saggio, il linguista affronta la traduzione poetica e ne riconosce l’impossibilità: in poesia, le categorie sintattiche e morfologiche, le radici, gli affissi, i fonemi e i tratti distintivi loro componenti sono messi in relazione e diventano veicolo di un significato proprio. Quindi, la poesia è intraducibile per definizione ed è possibile solo la trasposizione creativa o la trasposizione intersemiotica da un sistema di segni a un altro. Infatti, se si volesse tradurre il detto italiano «traduttore, traditore» nell’inglese «the translator is a traitor» si negherebbe all’epigramma il suo valore paronomastico.

Fonte immagine: Wikipedia di Philweb Bibliographical Archive

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