Il XIX secolo è stato centrale per la tendenza romantica che ha visto l’affermazione dell’idea della Polonia come paese: sosteneva il concetto che la vita potesse essere come l’arte, livellando la realtà e l’immaginazione. Così furono poste le radici per il genere fantasy, acclamatissimo sia dal pubblico sia da molti autori polacchi moderni. Dopo la Seconda guerra mondiale, si sentì forte l’ideale di rinascita dopo le sanguinose delusioni: cominciarono ad apparire nei testi sempre di più parole come «amore», «libertà», «pace», simboli di ribellione contro la realtà esistente.
Vediamo 5 autori polacchi moderni tra i più significativi:
1. Henryk Sienkiewicz (1846)
Henryk Sienkiewicz nobilitò il novel in Polonia, e compose la Trilogia, formata da 3 sezioni: la prima è Col ferro e col fuoco, un tentativo di riscrivere, in un periodo felice per l’autore, un romanzo storico dalla prospettiva di un nobile del ‘600 con interesse verso il sarmatismo: tra le ispirazioni c’erano anche l’Iliade – come testimonia la scelta del nome Helena dell’eroina – e Shakespeare. La seconda sezione è intitolata Il Diluvio, scritto affrontando la perdita di sua moglie, porta un punto di vista ottocentesco, date le critiche dei positivisti verso l’opera precedente: narra la storia di un traditore militare convertito e pone l’accento sull’importanza del fronte comune. Nell’ultima parte, Donne ed Eroi (Pan Wołodyjowski), l’autore è depresso e interessato al tema della morte; perciò, scrive un romanzo attraverso più racconti con personaggi e situazioni diverse fra di loro. Addirittura aggiunge un suicidio che era condannato dalla Chiesa cattolica, ma qui accettato per la nobile causa del «sacrificio per la patria».
All’interno dell’opera, descrive anche l’Ucraina come una terra fantastica, sul modello delle steppe americane.
2. Wladyslaw Stanislaw Reymont (1867)
Prima sarto, poi monaco ed infine scrittore, Wladyslaw Stanislaw Reymont è tra i più famosi autori polacchi moderni per la stesura di: Ziemia Obiecana, un romanzo che racconta l’amicizia tra un polacco, un ebreo e un tedesco nella terrificante ed industriale città di Lódź; e Chłopi, un’opera insignita del premio Nobel che descrive la vita in simbiosi con le stagioni dei contadini, e ha avuto molte rivisitazioni letterarie e cinematografiche.
3. Czesław Miłosz (1911)
Czesław Miłosz era un poeta-professore che si definiva ermetico. È rimasto sorpreso di fronte alla sua vittoria ai Nobel per le sue descrizioni dei drammi umani: ha scritto un Trattato Poetico, nel quale fa una diagnosi dell’uomo contemporaneo mentre cerca di spiegare come e se la poesia è possibile per gli autori polacchi moderni in un mondo nichilista. Tra i capolavori abbiamo: La Terra di Ulro, è ispirata a Blake e racconta la crisi esistenziale per la sofferenza dell’uomo moderno; e La Mente Prigioniera, tratta del fascino intellettuale verso il regime comunista come «asservimento della mente». Ricorre spesso alla metafora del fiume come vita, seguendo il Panta Rhei eracliteo per innalzare un inno contro la morte.
4. Wislawa Szymborska (1923)
Popolare scrittrice e saggista, Wislawa Szymborska amava scrivere opere in chiave metaforico-simbolica: paragonava l’ironia della sua poesia alla vita dell’uomo, diceva di «amare l’incertezza esistenziale presente nel non-sapere». Era una donna umile, odiava le scorciatoie, perciò fu una tragedia per lei la sua vittoria ai Nobel rispetto ad altri autori polacchi moderni, tanto che si fece staccare i telefoni di casa dal suo segretario. Ha pubblicato 13 volumi con 350 poesie in tutto, e ha affermato di averne cestini pieni a casa. Il suo famoso componimento Cebula paragona la cipolla nella sua complessità strutturale a strati all’uomo. Per lei era importante ricercare nelle poesie l’abbreviazione, ed inserirvi elementi di filosofia esistenziale che potessero spiegare il mondo e mettere l’uomo al centro delle sue riflessioni.
5. Olga Tokarczuk (1962)
Psicologa e scrittrice, Olga Tokarczuk è l’autrice di Nella Quiete del Tempo: è sia una sottile fiaba fantasy nel villaggio di Prawiek sorvegliato da 4 arcangeli, sia un’allegoria epica sul potere inesorabile del tempo e sullo scontro tra modernità (maschile) e natura (femminile). Combina il realismo magico, il misticismo e l’inconscio di Jung. Ma, Tokarczuk è celebre anche per I vagabondi, è una raccolta di tante storie intrecciate e legate a rete neurale dal movimento come ricerca di libertà (secondo l’antica credenza che muoversi allontanasse gli spiriti maligni); e I Libri di jakub, racconta la storia del mercante-rabbino Jakub Frank, iniziatore del Frankismo annunciandosi messia, ma il tutto dal punto di vista anarchico della narratrice che descrive una Polonia storica, ma anche crudamente interculturale. La forma composita del romanzo rimanda all’imprevedibilità della vita, spesso in attesa di miracoli, con trame piene di fili che alla fine finiscono tutti per intrecciarsi. Affrontando 7 frontiere, 5 lingue e 3 religioni, quest’opera le valse il Nobel rispetto ad altri autori polacchi moderni.
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