Edito da Nero (2019), Capitalismo & Candy Crush è il libro di Alfie Bown la cui traduzione italiana è stata curata da Matteo Bittanti.
Alfie Bown scrive per il Guardian e la Paris Review ed è editore di Everiday Analysis. Nel suo Capitalismo & Candy Crush sostiene che «il godimento e la felicità della società sono state escluse per privilegiare il godimento del singolo individuo». Tale godimento è funzionale a «contenere e limitare il potenziale rivoluzionario nei soggetti più insoddisfatti e potenzialmente sovversivi». Ma, sostiene l’autore, se considerassimo «il nostro godimento non come qualcosa di naturale, bensì come qualcosa che ci influenza, ci struttura come soggetti, non ci sentiremmo obbligati a continuare a godere né a distruggere il godimento e la sicurezza di altri individui».
«Ciò che desideriamo fare oggi è differente da quello che desideravamo nel 2014», scrive Bown. Nell’introduzione scritta per la versione italiana, l’autore evidenzia come, data la velocità con cui si trasforma la nostra società, un libro scritto soli sei anni fa (2014) possa descrivere «un periodo storico differente» dove, per esempio, lo smartphone non era ancora, o non ancora in questa misura, un’estensione del nostro corpo. L’elemento è particolarmente rilevante nello studiare il godimento perché gli smartphone e le applicazioni che proliferano costantemente continuano a creare e plasmare ciò che desideriamo fare.
Ma al di là di come sia cambiato il godimento in questi anni, ciò che l’autore vuole evidenziare è che la società tende a distinguere il godimento in produttivo e improduttivo reputando il primo migliore del secondo. Secondo l’autore, invece, è necessario respingere l’idea per cui il piacere produttivo (il soggetto che si diverte mentre lavora) sia necessariamente preferibile a quello improduttivo (chi gioca ad Angry Birds). In realtà, sostiene Alfie Bown, i due tipi di godimento non sono antitetici ma complementari perché «concorrono alla costruzione della moderna soggettività capitalistica».
Alfie Bown si chiede perché il capitalismo moderno imponga un godimento di massa. La risposta è che il piacere non solo ci definisce sul piano culturale ma ci fa sentire anche liberi. Tale libertà scaturisce dal fatto che «quando ci divertiamo siamo convinti di essere davvero noi stessi. Non sentiamo di aver scelto ciò che ci piace, ma di essere stati in qualche modo scelti, il che significa che a causare tale godimento è qualcosa che abbiamo in noi», un dono di natura, un’espressione della nostra individualità.
In sintesi, «più godiamo, più diventiamo soggetti capitalistici individualistici» che godono perché è la nostra stessa natura ad esigerlo.
In realtà il godimento è frutto di un processo di apprendimento socioculturale. Persino la lettura di testi che criticano il capitalismo produce un godimento che è funzionale al sistema perché al lettore viene riconosciuto un «dono di natura» per il solo essere interessato a quei testi e per capirli.
La lettura di un testo che critica il sistema capitalistico non rende il lettore un radicale. Il libro, del resto, è una merce creata per soddisfare un bisogno. Secondo Bown, il godimento di un testo sovversivo «non attesta tanto una resistenza contro il sistema capitalistico quanto la nostra complicità».
E se la lettura di un testo critico rende il soggetto «complice», la situazione non migliora con una partita a Candy Crush o a Football Manager o con un giro sulla home di Facebook. L’autore sostiene infatti che tali forme di godimento distraente abbiano una duplice funzione. La prima è indurre un senso di soddisfazione e auto-approvazione quando smettiamo di “perdere tempo” e torniamo alle occupazioni “serie”. La seconda è evitare qualsiasi tipo di riflessione sull’insoddisfazione che si prova rispetto al lavoro.
In Capitalismo & Candy Crush ci sono anche riflessioni su altri fenomeni come Gnamgnam Style, Game of Thrones o il Twerking ma, soprattutto, ci sono interessanti chiavi di lettura per decifrarli.
Dunque, che fare? Nel dubbio, leggere questo piccolo testo di Alfie Bown dedicandosi ad un godimento produttivo (?) che non ruba troppo tempo (135 pagine) e che, soprattutto se si ha già familiarità con autori come Žižek, Lacan, Bourdieu, Deleuze, Gualtieri, Lyotard e tanti altri, può essere scorrevole.
Fonte immagine: Not