Riscoprendo mia madre Una figlia alla ricerca del passato di Caterina Edwards: la storia di una figlia alla ricerca del passato edito Les Flâneurs Edizioni.
«Le persone sono intrappolate nella storia
e la storia è intrappolata in loro».
James Baldwin, Appunti americani
Riscoprendo mia madre Una figlia alla ricerca del passato di Caterina Edwards è un dono, quello che la scrittrice fa a sua madre (e un po’ anche a se stessa), una dimostrazione di amore senza pari, una faticosa ricerca del passato la cui scoperta implica il riconoscimento e la comprensione di una madre nella sua essenza e insieme il “perdono” da parte di sua figlia. Riscoprendo mia madre è però anche l’ “inventario”, inteso alla maniera gramsciana: un “conosci te stesso”, la raccolta di quella infinità di tracce che la storia lascia in ogni “io”.
Caterina Edwards ha origini italiane da parte materna, suo padre è invece inglese. Ma la Edwards innesta radici culturali anche in America, dove si trasferisce da bambina, all’età di soli sette anni. La sua infanzia è scandita da visite estive alla città di Venezia a cui è legata da una storia di dolore e sofferenza che la avvicina, ancora inconsapevolmente quando è troppo piccola per comprenderne il valore, alla storia e al destino della popolazione istro-veneta, quella a cui apparteneva anche la madre, protagonista di un tragico esodo dopo la Seconda Guerra Mondiale.
«Ma se l’Inghilterra era il presente, l’Istria, la città natale di mia madre, era il passato nebuloso, distante e irrilevante. Non era un Paese; non appariva su nessuna mappa moderna o in nessun libro che avevo letto. Durante la mia giovinezza, l’Istria era una fantasia, un costrutto mentale, una sequenza di immagini incubate dai miei sogni».
Riscoprendo mia madre è il settimo libro di Caterina Edwards e anche qui confluiscono i suoi più sensibili interessi: immigrazione, innesti di culture e popoli, la Storia. Tuttavia questo suo romanzo, un intreccio tra (auto)biografia, diario o libro di memorie familiari, ha una carica personalissima di sentimenti ed emozioni che finiscono per grattare via la scorza di pudicizia e anche di moralità della scrittrice, non solo quando la Edwards si auto-svela nel mostrare le proprie debolezze ma, e soprattutto, nel descrivere con sincerità il conflittuale rapporto con sua madre Rosa: l’autrice ha il grande coraggio di non nascondere il risentimento e l’amore rancoroso che prova nei confronti di un genitore, che sono poi la gabbia e la verità non-detta (difficile da digerire) che marchiano la vita di ognuno.
Per questo, quello di Caterina Edwards non è un libro per tutti: è la storia di un lento declino, quello di sua madre, Rosa Pia Pagan, afflitta in vecchiaia dall’Alzheimer, ma è anche la storia dell’Istria, troppe volte terra di contesa, terra dalle plurime dominazioni (austriaca, fascista, nazista e jugoslava…), terra multietnica e non per questo aperta da sempre alla diversità. La storia delle popolazioni dell’Istria, ripercorsa attraverso la ricerca stancante e accurata di Caterina Edwards, è la storia di popolazioni di rifugiati, di espropriati e di esiliati: croati o slavi o italiani, l’Istria è la terra dove sentirsi a casa e non poterci rimanere, l’amata perduta patria, la sorgente della nostalgia. Verso la fine del suo romanzo, tradotto in italiano da Sabrina Rega, la morte di sua madre porta Caterina Edwards a molteplici, alcune riappacificanti, conclusioni. Oltre al ricongiungimento di una madre e di una figlia, nonostante le tante domande mai poste e mai risposte poiché nate troppo tardi, la scrittrice comprende che il destino di sua madre e la sua intera vita sono quelli di esiliata: come donna, come istriana e come malata di Alzheimer. Quella nostalgia, quel senso di perdita e di esilio perenne appartengono a un gruppo di circa 350mila istro-veneti.
Caterina Edwards allora scrive scoprendo – o scrive per scoprire- poiché il gesto dello scrivere, o meglio l’atto della scrittura, diventa per lei rivelatorio nello sforzo accurato e delicatissimo di rivendicare le migliaia di identità perdute, bruciate, dissipate nel vento.
«O terra natia, o Istria aspra e rocciosa, addio»
Franco Alitalia, poesia inedita
Fonte immagine di copertina: Les Flâneurs Edizioni.