Il maestro del thriller francese Franck Thilliez ritorna con un nuovo ed enigmatico romanzo, C’era due volte che va ad arricchire la collana Darkside di Fazi editore. La firma di Thilliez è ormai garanzia di suspense ed enigma; dopo i successi de Il manoscritto e Il sogno, il suo stile intrigante colpisce ancora con un rompicapo cerebrale e denso di colpi di scena, uno schema narrativo che riprende il gioco di sovrapposizioni e riflessioni della trama e dei suoi protagonisti che era il tratto distintivo de Il manoscritto.
La storia parte dalle disperate ricerche del luogotenente Gabriel Moscato alle prese con l’enigma della scomparsa della giovanissima figlia; siamo nel 2008 e Moscato si ferma nell’Hotel de la Falaise nella Valle dell’Arve per cercare di ricostruire gli ultimi momenti prima della scomparsa della figlia Julie. La giovane aveva lavorato per due stagioni di seguito nell’hotel a pochi chilometri dal piccolo borgo di Sagas e Moscato spera di trovare nella lista di ospiti della struttura qualche indizio che possa aiutarlo a fare luce sulla sua scomparsa. Ormai da giorni gira per le strutture alberghiere della zona analizzando con ossessiva minuzia le liste di ospiti che sono passate da quelle parti nei giorni della scomparsa di Julie, la speranza è quella di trovare un indizio, un possibile sospettato che possa aiutarlo a comprendere cosa è successo alla giovane.
È già notte quando Moscato arriva all’Hotel de la Falaise e, dopo essersi fatto dare il registro degli ospiti dal proprietario dell’hotel, si ferma nella stanza 29 per esaminare la lista di ospiti che hanno pernottato lì nei giorni a cavallo della scomparsa di Julie. Vinto dal sonno, Moscato viene svegliato dal rumore di colpi attutiti, la scena che gli si propone fuori dalla finestra è inquietante e tetra, stormi di uccelli piovono dal cielo senza vita. La cupezza dell’immagine sposta la scena improvvisamente e Moscato si ritrova in un’altra stanza al piano terra dell’hotel e in un altro momento della sua vita. Sono passati dodici anni dalla notte in cui Moscato è arrivato all’Hotel de la Falaise sulle tracce della figlia scomparsa, ma Moscato non ricorda nulla di questi ultimi dodici anni. La memoria del luogotenente è completamente vuota, ma il desiderio di scoprire la verità lo spingerà a ripercorrere a ritroso le ricerche, i ragionamenti e gli sforzi degli ultimi dodici anni. A mischiare ancor più le carte è la scoperta del cadavere di una giovane donne sulle riva del fiume Arve.
C’era due volte è un sapiente gioco in chiaroscuro denso di intrighi e colpi di scena che richiama, nello sviluppo dell’intreccio narrativo e perfino nella comparsa di un personaggio chiave, il precedente romanzo di Thilliez Il manoscritto. Il gioco di verità sovrapposte, l’intrigo dei tempi narrativi e la scelta di temi e storie cupe, che strizzano l’occhio all’horror, sono tutti più o meno espliciti richiami al precedente romanzo. Ma C’era due volte non è classificabile come un sequel de Il Manoscritto, è una storia indipendente e intricata che regala emozioni forti e risveglia paure e angosce profonde. C’era due volte è un viaggio nella mente, nei suoi meccanismi intricati e nelle sue falle, un viaggio oscuro ed enigmatico che tiene costantemente accesa l’arguzia del lettore, disseminandone il percorso di dettagli e indizi finalizzati a ricostruire un puzzle di verità che non ha mai una soluzione unica.
C’era due volte è un romanzo che lascia senza fiato, che stupisce e sorprende lasciando il lettore incredulo dinanzi alle molteplici possibilità che può nascondere un enigma.
Fonte immagine: Fazi Editore