Gina Piscopo, autrice esordiente napoletana, pubblica a maggio con la casa editrice Valtrend il suo romanzo d’esordio, Che fai, scappi? Scampia – Bruxelles. Il romanzo ha per protagonista una giovane donna, Fiorella, che, a seguito di un periodo di smarrimento e depressione causato dalla morte della madre, strappata via alla vita da una grave forma di leucemia, decide di riprendere in mano con coraggio la sua vita, lasciare Napoli e ricominciare lontano, a Bruxelles. Un lungo viaggio in treno che le serve per dire addio alle certezze di una vita, un lento voltare pagina che non è un voltare le spalle al dolore, né una fuga, ma la trasformazione di quel dolore, di quell’assenza, in qualcosa di diverso.
La madre di Fiorella è un personaggio quanto mai presente nella storia, in un continuo dialogo con la figlia, che non si spezza neanche dopo la morte e che continua a guidarla attraverso la vita, una vita nella quale la donna avrà sempre un posto, perché la donna continua a vivere nella vita di sua figlia, a condizionarne le scelte, a indirizzarla verso le persone giuste. La storia di Fiorella segue un arco temporale di circa un anno, periodo nel quale la vita della giovane prende una direzione inaspettata a causa di un incontro che le cambierà completamente la vita: l’incontro col piccolo Matthias, con il quale condivide il dolore della perdita della madre. Il piccolo, indifeso orfano, è un inno alla vita, incarna il coraggio di ripartire, ma anche le sfide e le difficoltà che la ripartenza porta con sé: il piccolo Matthias ha ancora un padre, al quale è stato sottratto a causa dell’alcolismo di lui, un padre con cui Fiorella, se decidesse di adottare il bambino, dovrebbe inevitabilmente fare i conti.
Il romanzo si avvale di uno stile scorrevole e colloquiale che rende veloce e piacevole la lettura, grazie a capitoli brevi e molti flashback che consentono di indagare a fondo nell’animo della protagonista. Il finale che spiazza, assolutamente imprevedibile ed inaspettato, cambia nuovamente le carte in tavola, facendo incrociare il destino individuale e quello collettivo, perché il destino collettivo altro non è che la somma dei destini individuali.
L’intervista con Gina Piscopo, l’autrice di Che fai, scappi?
Nel tuo romanzo Fiorella, la protagonista, vive più di un incontro casuale che si è poi rivelato essere frutto del destino. Credi al destino? Quanto ha inciso nella tua vita?
Credo fortemente nel destino. Anche nella vita reale questo si è rivelato essere un motivo trainante e di svolta. Gli devo tutto e gli sono grata. Mi ha fatto incontrare il padre di mio figlio, la mia migliore amica. Penso che gran parte della vita sia frutto del destino.
Le pagine più interessanti ed intime del romanzo sono quelle in cui è tratteggiata la figura della madre, assente e presente insieme. Che rapporto hai con la tua?
Con mia madre avevo un rapporto fatto di complicità. Lei si appoggiava molto a me, soprattutto nei suoi profondi momenti di depressione. Certe volte mi sentivo io la mamma e lei sembrava essere mia figlia ma non perché non sapesse guidarmi, piuttosto la sua fragilità le imponeva di cercare un appiglio per restare a galla. L’appiglio ero io. Durante tutta la sua vita mi ha trasmesso due cose in particolare: la dolcezza profonda e la solarità incontenibile. Non ho mai conosciuto un essere umano più complicato. Mi lasciava libera di essere e per questo non la ringrazierò mai abbastanza. Parlo al passato perché da alcuni anni non c’è più, se n’è andata davvero a causa di una malattia. È per questo che, nel romanzo, la figura materna è il combustibile di tutta la storia. È per lei che Fiorella “scappa”, soffre, combatte, crede. E mia madre è stata per me il combustibile che ha acceso la scintilla per scrivere questa storia. Il suo ricordo, il suo amore, la sua mancanza. Ho fatto compiere a Fiorella il gesto estremo di andare via, di scappare perché è quello che avrei voluto fare io, al culmine del dolore. Così sono scappata, ma non ho riempito nessuna valigia, ho preso una penna e un foglio. Sono scappata con la fantasia e mi sono liberata.
Sei mai stata a Bruxelles? Come mai la scelta di quest’ambientazione?
No, non sono mai stata a Bruxelles. Ho scelto di ambientare la storia qui, perché nel periodo in cui questa prendeva piede nella mia mente, guardavo molti film e leggevo libri ambientati principalmente in questa città. Non sapevo se fosse la scelta giusta. Fino alla fine avevo dei dubbi, che si sono dissolti quando il finale che avevo immaginato e la realtà sono combaciati. Sarà stato un segno del destino?
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ora vorrei fissare su carta i ricordi di tutti i miei nonni in un’unica storia. Da bambina ero affascinata dai loro racconti. La guerra, la giovinezza, la povertà, l’amore. Andavo a lezione di storia ogni volta che li ascoltavo. Sono stati i miei primi insegnanti e credo che non ci sia modo migliore di tradurre la loro voce in inchiostro e cellulosa.
Ringraziamo Gina Piscopo per la disponibilità e le auguriamo in bocca al lupo.