Confessioni di una maschera di Yukio Mishima | Recensione

Confessioni di una maschera di Yukio Mishima | Recensione

Sai quei libri che ti lasciano addosso qualcosa anche quando li hai finiti? Per me, Confessioni di una maschera di Yukio Mishima è stato uno di quelli. È la storia di un ragazzo che si sente diverso, che cerca di capire chi è in un mondo che sembra volergli imporre una parte da recitare. Mishima, uno scrittore giapponese che ha avuto una vita piena di contraddizioni e passioni, riesce a parlare di emozioni così profonde che a volte fanno male. Leggerlo è stato come guardarsi allo specchio e scoprire qualcosa di nuovo.

Trama

In Confessioni di una maschera, seguiamo la vita di Kochan, un ragazzo che cresce nel Giappone del dopoguerra, in una società rigidamente tradizionale. Fin da bambino, Kochan si sente diverso: scopre di essere attratto dagli uomini, un desiderio che vive come qualcosa di inconfessabile. Si rifugia in fantasie intense, come l’ossessione per il martirio di San Sebastiano o per figure maschili idealizzate, cercando di dare un senso ai suoi sentimenti. Nel frattempo, prova a recitare la parte del “ragazzo normale”, arrivando perfino a fingere un interesse amoroso per una ragazza, Sonoko, nel tentativo di conformarsi alle aspettative sociali. Ma più cerca di nascondersi dietro questa maschera, più sente crescere dentro di sé un senso di alienazione e sofferenza. È una storia fatta di dettagli intimi, a volte crudi, che mostrano il conflitto tra ciò che siamo e ciò che la società vorrebbe che fossimo.

Un’opera autobiografica, ma universale

Pur essendo un’opera di finzione, è difficile non cogliere la dimensione autobiografica del romanzo. Mishima stesso, come Kochan, ha vissuto un’esistenza segnata dal conflitto tra la sua identità e il contesto culturale in cui era immerso. Questa autenticità traspare in ogni pagina e rende il romanzo un’opera straordinariamente intima.
Tuttavia, nonostante le sue radici personali, Confessioni di una maschera trascende l’autobiografia per diventare un ritratto universale della condizione umana. La lotta di Kochan contro la solitudine, il desiderio e il bisogno di accettazione è qualcosa che, in forme diverse, ogni lettore può comprendere.
Anche se il romanzo è ambientato in un Giappone che oggi sembra lontanissimo, il suo messaggio è universale. Parla della ricerca di sé stessi, della paura di essere giudicati, del bisogno di essere accettati per quello che si è. Sono temi che, a prescindere dall’epoca o dal luogo, continuano a essere attuali.
Quello che rende questo libro speciale è la sua sincerità. Mishima non cerca di abbellire la sofferenza di Kochan, né cerca di farci sentire a nostro agio. Ci mostra il tormento per quello che è, crudo e autentico, e ci lascia con domande che forse non hanno risposta.

Conclusione
Confessioni di una Maschera non è un libro leggero, ma è un libro necessario. Ti costringe a guardare da vicino le parti più nascoste dell’animo umano, quelle che spesso evitiamo di affrontare. Mishima ci porta dentro il cuore di Kochan, ma in realtà ci invita a guardare dentro di noi. È un romanzo che non dimentichi facilmente, perché parla di ciò che tutti, in fondo, temiamo: di essere visti per quello che siamo davvero.

Fonte immagini: Feltrinelli

A proposito di Giancarlo Marzano

Vedi tutti gli articoli di Giancarlo Marzano

Commenta