Per dare una risposta alla domanda Che cos’è la letteratura comparata? possiamo partire da una definizione di un critico e studioso italiano molto famoso che è Remo Ceserani, il quale aveva definito il comparatista come il signor dappertutto. I comparatisti sono portati ad avere un’inclinazione verso l’universale, di conseguenza ci si sposta nei vari ambiti del sapere sconfinando in altre discipline (intrecci fra letteratura ed ecologia, medicina e così via), quindi c’è questa tendenza a rompere i confini.
L’aggettivo comparata ci fa dedurre come le letterature siano dei fenomeni mondiali. Da un lato la letteratura è una sorta di biblioteca infinita e progressiva che si alimenta in maniera esponenziale (aumento della narrazione prodotto dall’arrivo dei social e la possibilità di essere scrittori senza passare attraverso l’apparato editoriale). Dall’altro lato la letteratura esiste solo in rapporto ad altre letterature che, se non ci fossero, questo sistema collasserebbe. La letteratura comparata da un lato ci viene incontro e dall’altro ci corrisponde. Essa ci tocca da vicino perché concepisce la letteratura come un grande dialogo ma la cosa fondamentale è che, dato che i testi letterari sono stati scritti per noi lettori, un testo letterario senza il lettore non può esistere. Come diceva Sartre «Il testo letterario è una trottola e ha bisogno del lettore affinché questa trottola sia azionata».
Conoscere cos’è la letteratura comparata si traduce anche nello scoprire quali sono i suoi campi d’azione. Si muove all’interno di un sistema culturale che è omogeneo e alla ricerca di analogie (es. rapporto fra letteratura europea e quella francese). Fare letterature comparate significa trovare le differenze e cioè avvicinarsi a quello che ci è estraneo. Il comparatista è molto simile all’antropologo, quest’ultimo si reca nei territori di popoli lontani e il comparatista si trova a dover comparare l’incomparabile. All’inizio la comparatistica è stata ostacolata ma ancora si sta lottando contro molte critiche. Il comparatista si spinge volontariamente verso ciò che è diverso perché consapevole della necessità di conoscere le differenze e quelli che sono gli universali umani, solo attraverso il riconoscimento e l’individuazione della differenza si possono comprendere quelli che sono gli elementi che costituiscono l’immaginario. Uno dei campi di studio della comparatistica è l’imagologia, lo studio delle immagini letterarie e culturali di un determinato popolo dal punto di vista di un altro.
La letteratura comparata è una disciplina varia con proprie manifestazioni ed è interdisciplinare perché si muove in più campi di intervento ed ha una dimensione sovranazionale, globale e trans-linguistica. È sia una disciplina che un metodo di lavoro, perché portare avanti una comparazione non significa tanto studiare la singola opera d’arte ma porla in relazione ad un’altra.
La periodizzazione della letteratura comparata
Per sapere cos’è la letteratura comparata bisogna andare indietro con il tempo. Essa nasce in pieno positivismo nella metà dell’800 quando si stavano affermando altre discipline che facevano altre comparazioni, come l’anatomia comparata. La periodizzazione della disciplina di letteratura comparata si compone di quattro fasi che vanno dal 1760 al 1989. Non sappiamo quale sia la fine della comparatistica, c’è chi addirittura ha parlato di morte.
Fase 1:
Esempio celebre di questa prima fase è Goethe, uno dei primi comparatisti che possiamo menzionare che nel 1819 pubblicò il Divano occidentale-orientale. Eckermann in Colloqui con Goethe portava le parole dello scrittore che, dopo aver letto un romanzo cinese, aveva scritto «Quegli uomini pensano, agiscono e sentono quasi come noi, e ci si accorge assai presto d’esser loro uguali».
Fase 2:
Questa seconda fase rimanda alla scuola francese. Siamo nella metà del XIX secolo e la comparatistica comincia ad affermarsi con due studiosi: Francois Villemain e Jean-Jacques Ampère. Entrambi praticavano una storia letteraria di tipico accademico, cioè una storia finalizzata a mettere in luce i rapporti fra due o più letterature. I comparatisti francesi si muovevano all’interno di una visione eurocentrica, il cui campo d’azione era la letteratura europea. Cercavano di individuare i crediti e i debiti che una letteratura aveva nei confronti dell’altra o che una letteratura aveva con altre sottoculture, e si studiavano i rapporti intercorsi fra le letterature appartenenti alla civiltà europea.
Sono tre i testi teorici fondamentali per capire questo periodo:
- Joseph Texte, Introduzione a La littérature comparée di Louis-Paul Betz (1899);
- Benedetto Croce, La letteratura comparata (1903);
- Paul Van Tieghem, La littérature comparée (1931).
Texte fu il primo a ricoprire la cattedra di comparate a Lione. Cos’è la letteratura comparata per Texte? Egli vedeva la letteratura comparata come una scienza vera e propria, quindi ricercare le fonti, le influenze e i prestiti. Bisognava studiare in maniera comparativa i documenti letterari e lui studiava anche la letteratura popolare comparata (racconti, leggende, narrazioni anonime). Egli disse: «Il XIX secolo ha visto svilupparsi e costituirsi la storia delle letterature comparate. Sarà senza dubbio compito del XX secolo quello di scriverne la storia comparata».
Croce è considerato l’infanticidio della letteratura comparata perché si scagliava contro i comparatisti. Croce era l’artefice della distinzione fra letteratura documento e monumento. Si chiedeva: «Cosa fa la letteratura comparata?». La letteratura comparata è la storia dei temi letterari che studia gli influssi che una letteratura A può avere su una letteratura B e la mette in relazione con il contesto in cui essa si situa. Croce, di questi compiti, salvava solo l’ultimo cioè i rapporti fra la letteratura e il contesto in cui si situava. Gli altri due erano esercizi di erudizione fini a se stessi, per lui non aveva senso studiare i temi letterari perché il suo giudizio era essenzialmente estetico.
Per Van Tieghem, alla domanda cos’è la letteratura comparata? rispose che era una scienza nata in parallelo allo sviluppo delle singole storie nazionali. Era necessario prestare attenzione alle influenze delle altre letterature, così lui fece una distinzione in 3 campi di studio:
- Letteratura nazionale: studio della Nouvelle Héloise nel romanzo francese del XVIII secolo;
- Letteratura comparata: influenza di Samuel Richardson su Rousseau, quindi studiare l’influenza di un determinato autore di un’altra letteratura su di un altro;
- Letteratura generale: il romanzo sentimentale in Europa sotto l’influenza di Richardson e Rousseau.
Fase 3:
In questa fase si arriva ad una crisi della disciplina che vede affrontarsi due ambiti: quello della storia e quello della critica letteraria. Ci spostiamo dalla scuola francese a quella americana in una fase aperta da una corrente critica che è quella del New Critisism e che sarà chiusa dai Cultural Studies. Tre testi importanti sono:
- René Welleck, The Crisis of Comparative Literature (1958);
- René Etiemble, Il comparatista ideale (1963);
- Henry Remak, Comparative Literature. Its definition and function (1961).
Sono tre prese di posizione assai differenti fra loro e che portano proprio ad un cambiamento drastico della comparatistica di marca europea. Come vediamo, apprendere cos’è la letteratura comparata non è qualcosa che si riduce ad un pensiero singolo e continuo.
Welleck si scrollava di dosso il paradigma storiografico e concepiva una comparazione libera che doveva essere usata per via causale e acausale, quindi a prescindere dai limiti temporali/spaziali e in una prospettiva molto più larga. Lui condannava il fare letteratura comparata come fare storia della cultura perchè essa doveva essere un oggetto specifico. La letteratura viene definita da Welleck in maniera astratta, la definisce come una struttura di segni di vario significato e valore che deve essere considerata dal comparatista nella sua totale autonomia.
Etiemble parlava di comparare in modo “militante” e quindi allargare l’orizzonte geo-culturale della comparatistica. Non bisognava fare più una comparatistica intraculturale ma sconfinare e praticare l’intercultura. Il comparatista ideale doveva essere uno storico, un sociologo, un antropologo, un filosofo, uno psicanalista, perciò doveva avere un’ispirazione globale.
Remak era un esponente della scuola americana. Siamo nel 1961, a chiusura della terza fase della comparatistica. Importante in Remak è la depoliticizzazione della disciplina: si deve andare oltre i confini nazionali, quindi la comparatistica deve diventare interculturale e internazionale.
Fase 4:
Siamo nel 1989 e il comparatista che viene preso in esame è Earl Miner, il quale fa uno schema della comparatistica interculturale. In esso ci sono i punti che un comparatista interculturale deve seguire: per primo operare la comparazione tra lingue che appartengono a famiglie diverse. È importante anche la mediazione di una terza cultura, quindi non più solo la presenza del binarismo nella mediazione culturale. Questo ci permette di comprendere come le culture alte e anche le sottoculture favoriscono la diffusione di specifiche opere e correnti letterarie, perché è bene ricordare che i generi letterari non sono assoluti.
Fonte immagine dell’articolo “Cos’è la letteratura comparata: definizione ed esponenti”: Pixabay