Come l’aria. Cose che ci mancano e ci riprenderemo presto è un progetto editoriale corale nato da un’idea di Cristiano Carriero, diventato poi un ebook edito da Les Flâneurs Edizioni.
Diversi gli argomenti affrontati: l’organizzazione di una nuova quotidianità, la famiglia, la gente, il dolore, la nostalgia e molti altri.
Ad aprire la raccolta è la straordinaria prefazione di Cristiano Carriero. L’autore prepara davanti agli occhi del lettore, le cose che andrà ad affrontare. Dalla disperazione della perdita alla gioia dei piccoli momenti. Cristiano Carriero imbandisce in modo esemplare un tavolo ricco di vivande.
Nel racconto Piccoli momenti di felicità, Francesco Scarrone, introduce il concetto di attesa. Raccontando di come del prima covid19 ci fossero diverse fasi preliminari al sorseggiare una pinta fresca. Quell’attesa, che in quei momenti appariva una frustrante perdita di tempo, al cospetto di un’attesa di certo più grande e snervante, adesso appare come una lontanissima gioia.
In Mancanza si sviscera appunto il concetto di vuoto e mancanza. Per la prima volta, seguite da molte altre, nella raccolta, ci si ritrova dinanzi ad un pendio affacciato sul vuoto. Lo scritto ripercorre le mancanze collettive: la spesa, il chiasso dei bambini, il profumo del pane sfornato e il via vai dei passanti. In un racconto sensazionale in cui Lorena Carrella ci lascia assaporare il sapore delle cose che ci sembrano ormai lontanissime.
Giulia Ciarapica regala alla raccolta uno degli scritti più emozionanti. Quel che resta del male pone la sua attenzione su una quarantena fatta di solitudine. Essa introduce il concetto di fretta, la stessa che spesso risulta salvifica e fatale per la vita di molti, in un racconto in cui, dove la fretta quotidiana viene a mancare, ogni male raggiunge la sua vittima, fino a trascinarla verso la fine. Uno dei temi centrali, al di là della morte e del dolore provocate dal coronavirus, è in assoluto quello della solitudine, che in questo racconto viene presentata in modo emozionale ed intenso.
In Germogli, di Luciana Brucato, si assiste ad una storia d’amore. Il racconto lascia vedere a tutto tondo, di quanto sia difficile amarsi mantenendo le giuste distanze in un sentimento che non ne ammette alcuna.
Silvia Gianatti, nel suo Ritorneremo stila un personale decalogo, regalandoci la semplicità di una lista di cose che torneremo a fare, che nella sua veridicità potrebbe nel modo più assoluto essere la lista di ognuno di noi.
A dare un tocco satirico è Giovanni Sasso con Bentornata inciviltà. Il suo è un racconto verace. Le sue righe raccontano di come in momenti come questi, anche l’inciviltà popolare, fatta di sorpassi, mancate frecce, spintoni involontari e affini, sembrano un ricordo lieve, che in ogni caso, non tarderanno ad arrivare. La sua è una visione critica della realtà, e il suo racconto di fatto, diventa l’ago della bilancia che mette in equilibrio l’eccedenza di amore universale degli ultimi tempi.
Non è mancato neppure il racconto dal tono caritatevole. La Telefonata di Alida Melacarne, mette in luce i punti focali dell’emergenza. Mentre da una parte c’è un virus malevolo, dall’altra non mancano «gli angeli» quelli che ogni giorno si prodigano per portare a chi ne ha bisogno medicine ed alimenti di prima necessità.
A raccontarci di un amore filiale è Serena Vanzilotta con il suo racconto Cosa rimane. Il suo è uno scritto che ci parla di una società 2.0 abituata agli schermi e alla tecnologia, ma che nonostante tutto porta pena a guardarsi adesso solo da un monitor.
Un giorno qualunque e Tra di noi di Vittoria Duò e Giancarla Trizio, indagano due metà della stessa mela. Nel primo racconto si tratta la sofferenza del distacco e dell’esasperante tempo che passa piano, in una quarantena che divide due innamorati. Nel secondo, invece, si racconta di come l’intimità e la vicinanza che prima contraddistinguevano tutte le pratiche umane siano andate perse. Anche Cristiano Carriero nel suo Il priscio di un abbraccio sotto al sole dell’est, attraverso l’espediente stadio e calcio sottolinea come anche un abbraccio estraneo mancato ad oggi possa risultare motivo di nostalgia e vuoto.
Il guinzaglio di Simone Aragona fornisce al libro una nota animal friendly. Nelle sue righe si percepisce come anche il mondo animale si senta minacciato, e come, per certi aspetti, riesca a diventare solidale con l’uomo nella sua mancata libertà.
A metà strada con storie di vita quotidiana, si intrecciano quelle di Eleonora Usai e Mattia Tresoldi. Un domani corto e spensierato è il racconto di una mamma, i cui impegni noiosi, adesso sembrano il fulcro di tutta la sua vita. Esso sottolinea una mancanza che bussa alla porta, solo quando lo stimolo non vi è più. Nel racconto Un saluto, lo scrittore racconta di come un cibo possa risultare più buono, se venduto grazie ad un rapporto umano, e non da uno sterile registratore di cassa.
Valentina Sagnibene nel suo Mi vedi? ci racconta di una Milano frenetica che guarda ma non vede anche in situazioni di emergenza. Nelle sue righe si nota tutta la speranza rivolta a un luogo bellissimo che sotto la spinta covid-19 auspica possa cambiare. La stessa rinascita che Cristina Soldano nel suo Il coraggio di scegliere ci racconta in modo esemplare un grido al cambiamento, una lezione di vita ad inchiostro, volta a nuove prospettive quando tutto sarà finito.
A parlarci di una routine squarciata dai cambiamenti è Annamaria Anelli. Nel suo Mi manca quel preciso momento racconta di come sia difficile vivere le restrizioni prese dal governo, non in quanto troppo opprimenti, ma in quanto la libertà di scelta viene a mancare. È il mondo libero quello che manca a tutti, quello dove si sceglie con autonomia i propri spostamenti e non seguendo direttive legislative.
Eliselle nel suo Il mondo sottosopra, ci racconta di come la pandemia abbia sconvolto le cose che conosciamo, fino a metterle appunto sottosopra. Il mondo che conosciamo oggi, infatti, vede i genitori diventare figli, e i figli diventare genitori, in una spasmodica ricerca di farsi del bene senza rischiare la perdita di nessuno. Su temi simili, si accorda il racconto di Alice Serrone. Nel suo Milleduecento chilometri, si racconta di una vita pre e post pandemia. Se dapprima la vicinanza familiare rappresentava un ostacolo ed un problema, ad oggi, quel problema familiare appare come una risorsa d’amore, da cui sarebbe bello attingere energie per il domani.
Gianluca Morozzi nel suo L’ultima notte felice del mondo sembra impersonare la delusione di ognuno di noi. Il suo è un racconto vero, ma anche spietato. È l’analisi di tutte le cose belle fatte l’ultima volta che siamo stati liberi di agire e muoverci. Perché l’ultima notte prima della pandemia, è una cosa che accomuna e rattrista tutti. Come se a saperlo, avremmo potuto baciarci e abbracciarci di più, prima del salto nel vuoto.
A chiudere questa raccolta entusiasmante è il racconto di Alessio Rega, il quale con Il futuro esprime le perplessità e i dubbi di ognuno di noi sul domani. Di come il mondo sembra scorrere con lentezza, e di come il futuro e la bellezza della nostra vita sembrano esserci stati strappati brutalmente.
L’ultima parte emozionante del progetto editoriale di Cristiano Carriero è senz’altro quella affidata ad una donna anonima la cui storia, come quella di molte, ascoltate alla tv, mette i brividi. Il suo è un racconto sincero e semplice. La donna racconta tutto il dolore di lasciare i suoi figli, nelle mani del «niente» poiché vedova da un po’, e affidati fortunatamente ad un suo caro amico. La paura di non farcela, le sevizie mediche per sopportare la brutalità del covid-19 in circolo nel suo corpo. La diffidenza di sentirsi dire «tanto sei giovane», frase che minimizza il dolore e la sofferenza di un corpo martoriato. La donna evidenzia come il personale medico seppur esausto sia stato eccezionale con lei e con altri. E di come, anche dopo la sofferenza, il virus sembra restare in circolo, nella testa, pronto a metterti paura.
La raccolta a più voci, frutto del progetto di Cristiano Carriero, che contiene questi e molti altri bellissimi racconti si pone l’obiettivo di avvicinarci tutti anche a distanza, di diluire le paure, di raccogliere le angosce, ricordando le cose positive di una vita prima del coronavirus. Il libro è una raccolta scritta da più penne esperte, ma è anche intervallato dall’intervento di studenti, professionisti di altri settori, anziani e anche bambini. Perché il covid-19 non solo fa prigionieri ma miete anche vittime, e non guarda in faccia a nessuno. Il libro è la testimonianza di un racconto collettivo che sarà parte della storia umana. Un libro che va letto e consigliato ad altri, come se la rete di parole, delle cose «che mancano come l’aria», potesse restituirci un boccone d’ossigeno, ad ognuno di noi.
I proventi saranno devoluti interamente alle attività del dipartimento della Protezione civile.
Foto: Les Flâneurs Edizioni