Intervista allo scrittore e sceneggiatore Daniele Lombardi su Gluttony la fiaba oscura, pubblicata gratuitamente durante la quarantena.
Trama di Gluttony
Gluttony è la nuova fiaba dark di Daniele Lombardi. È uscita il 7 aprile 2020 ed è stata messa a disposizione di chiunque, durante questo periodo di “lockdown”.
In un mondo di dolci, marzapane e zucchero magico, la quiete di un villaggio sereno e felice viene improvvisamente interrotta dal gigante Gordon, che cacciato dalla sua terra si imbatte nei festeggiamenti dei contadini e nella buonissima Torta-Vis al Supercioccolato. Colto da un’irrefrenabile fame, il gigante mangia l’intera torta senza il consenso dei cittadini, scatenando le proteste accese del giovane Friendmilk. Di risposta, Gordon schiaccia il ragazzo e tra l’orrore della folla stermina mezzo villaggio. La cuoca Maia, allora, propone al gigante un accordo: aspettare una settimana per la preparazione della torta, in cambio della vita. Gordon accetta e così, sotto sorveglianza, inizia una schiavitù lunga vent’anni.
Daniele Lombardi: biografia
Daniele Lombardi è uno scrittore e sceneggiatore brillante e carismatico, nato ad Aversa nel 1995. Appassionato di molte forme d’arte, inizia il suo percorso dopo il liceo, studiando dal 2015 al 2017 presso la CreativArt School di Aversa. Nel 2016 partecipa alla Masterclass di regia e scrittura cinematografica del Giffoni Film Festival e nel 2017 pubblica il suo primo racconto Il rito e la stanza nell’antologia annuale Z di Zombie, curata dal sito Letteraturahorror. Nel 2018 collabora con Shockdom al libro illustrato Il maestro Noah e le paure della buonanotte, seguito da Il maestro Noah e i segreti del volersi bene. Nel 2019 pubblica con Resh Stories il suo primo romanzo piratesco: The Blackest Island.
Intervista a Daniele Lombardi:
1) Che cos’è Gluttony?
“È un racconto breve e nasce da un soggetto che inizialmente avrebbe potuto essere trasposto in altre forme, tra cui il fumetto o il libro illustrato. A inizio Marzo, vedendo che tutti i più importanti operatori di cultura caricavano sul web gratuitamente film, libri, serie tv, cd, ho pensato di fare lo stesso, donando un po’ di quello che scrivo. Così, attraverso una fiaba oscura, ho raccontato la storia di Gordon.”
2) Quali sono state le fonti di ispirazione di cui ti sei servito?
“Per questa storia non ho avuto una fonte ben precisa, ma poiché Gluttony si ascrive al genere dark fantasy, opterei per tutte quelle narrazioni che ospitano più ombre che luci. E trattandosi di uno dei sette peccati capitali, direi che è anche questo il caso.”
3) Il lock-down ha influito nella scelta del racconto?
“Ha influito poco. La cosa più banale che potessi fare era scrivere una storia con all’interno la trasposizione di quello che sta accadendo in questo periodo. Ci sono già altri che lo stanno facendo, e bene. Il mio obiettivo era, più che altro, mettere a disposizione di tutti un qualcosa che fosse rapido e intrigante. Qualcosa per staccare cinque minuti dalla monotonia delle giornate di ognuno di noi.”
4) Cosa ti ha spinto a pubblicare il racconto?
“Sicuramente mi sono lasciato coinvolgere dall’ondata di contenuti gratuiti messi a disposizione delle persone. Era da un po’ di tempo che non condividevo qualcosa di mio in questo modo, e con “Gluttony” ho scelto la forma della fiaba cercando di adattarmi alla nostra epoca prevalentemente fatta di elementi visivi e istantanei, dove le persone non si soffermano più di tanto su un testo. Ho pensato che una racconto potesse essere il compromesso giusto tra la lettura online e il tempo che le persone sono disposte a dedicarle.”
5) Quanto c’è della società nel tuo racconto?
“Della società in quanto tale, per fortuna poco! Non viviamo sotto dittatura, abbiamo la democrazia, il nostro dittatore implicito semmai è diventato proprio il virus, che ci costringe a cambiare le nostre abitudini, a rinunciare all’essere gli animali sociali che siamo per definizione. Volevo, però, raccontare un aspetto critico di essa. Molto spesso ci troviamo a dover affrontare delle scelte… e quando otteniamo il potere, e siamo consapevoli di esso, invece di optare per una soluzione che sia giusta ed equa per tutti, tendiamo ad abusare di quello stesso potere. Attraverso Gordon e la sua ossessione per la torta, si può osservare come chi è in una posizione di predominio tenda ad agire in maniera strafottente ed egoistica.”
6) Quali sono le tue influenze letterarie e cosa ti ha ispirato maggiormente nella tua carriera?
“Io credo che chi scrive non sia influenzato solo dai libri, ma da tutto ciò che è narrazione. Si possono vedere e cercare storie in ogni cosa; è importante vedere film e serie tv, giocare ai videogames, leggere i fumetti, ascoltare musica, andare a teatro. Personalmente adoro il modo di scrivere di Stevenson, e mi piacciono tutti gli autori che sanno conciliare il commerciale con l’autoriale. Nel caso dei registi, per esempio, sono un fan di Nolan e Spielberg.”
7) Quando racconti è più importante la vita diretta o l’immaginazione?
“Non è semplice, perché da un lato quando racconti stai cercando di creare qualcosa di nuovo e originale, dall’altro stai rielaborando in modo personale qualcosa che hai già vissuto (o fruito) nel corso del tempo. Una volta, qualcuno mi ha detto che i Dissennatori della saga di Harry Potter rappresentavano la trasposizione del periodo di depressione dell’autrice. Ecco, questa è la chiave per scrivere una buona storia: partire da elementi reali ed esistenti per arrivare a qualcosa di nuovo, possibilmente unico nel suo genere.”
8) Quando scrivi, chi pensi possa essere il destinatario dei tuoi lavori? Quale lettore speri di raggiungere?
“Principalmente scrivo in base a quello che mi piace raccontare. Certo, l’idea generale è quella che uno possa raggiungere il target più esteso possibile, anche se devo dire che non è per niente facile, e solo in pochi ci riescono. Il compromesso dovrebbe essere raccontare storie che appassionano noi per primi, in modo tale da raggiungere tutti coloro che condividono le medesime passioni.”
9) Come vedi l’attuale situazione in relazione alla possibilità di dedicare più tempo alla letteratura?
“Da un punto di vista autoriale è positivo, nel senso che hai più tempo da dedicare al lavoro. Ma allo stesso modo, non hai stimoli dall’esterno, dall’ambiente circostante, che aiutano la tua creatività. Ed è diventato un problema anche per tutta la filiera produttiva, che vive ancora fortemente il rapporto diretto con il lettore, attraverso fiere, presentazioni, mostre varie ecc. La domanda che nasce spontanea è semplice: il mercato può sopravvivere senza partecipare di nuovo a questi eventi?”
10) Infine, cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada e quale consiglio daresti a chi vorrebbe iniziare lo stesso percorso?
“Diciamo che è una cosa che si sviluppa con il tempo. Tutti i bambini creano storie, e magari chi scrive ha conservato questa passione, non ha perso la verve creativa e l’ha coltivata e alimentata leggendo, finendo poi con lo studiare e l’apprendere le varie tecniche narrative. Di consigli non ne ho, tranne uno: scrivere. Bisogna scrivere a prescindere, esercitarsi tanto e fare molta pratica. Non sono uno di quelli che crede nel talento naturale, si può avere una predisposizione per quella determinata materia, ma senza esercizio, i risultati non si raggiungono. Inoltre penso che non si debba essere troppo severi con se stessi. Se uno scritto veramente non ti convince, vai avanti e cerca nuovi stimoli. È inutile scrivere con l’ossessione di fare soldi. Si scrive perché si ha qualcosa da dire, e tutto quello che ne consegue è un di più. L’importante è migliorarsi e, quando le cose non vanno bene, non smettere di crederci!”
Fonte immagine copertina: Ufficio Stampa