Fonofanie – paesaggi sonori / passaggi a Sud è una recente pubblicazione a cura di Delia Dattilo che riunisce alcuni contributi saggistici di Emiliano Battistini, Carmela Bilotto, Pierfranco Bruni, Cinzia Citraro, Francesco Michi, Armando Orlando, Costantino Rizzuti e della stessa Delia Dattilo. Il volume è stato pubblicato per Ferrari Editore.
«I suoni configurano la memoria a furia di solchi»: è in seno a questa concezione di vita che il testo (preceduto dalla presentazione a cura dell’Associazione Culturale Tecné, sostenitrice del progetto, e dall’introduzione di Delia Dattilo) deve essere “vissuto”. “Fonofanie”, che è come dire “apparizioni sonore, suoni manifesti”: il suono che si fa “immagine”, che appare, che si manifesta, l’udito che si “con-fonde” alla vista in una riappropriata consapevolezza del sé; la ricerca, la consapevolezza e la tutela del “paesaggio sonoro“: è questo uno fra i punti precipui degli studi – in fieri, come precisato dalla curatrice del testo – condotti e presentati in Fonofanie – paesaggi sonori / passaggi a Sud.
Paesaggio, suono, Sud: ecco il terzo elemento imprescindibile dell’architettura portante del testo, il meridione italiano e in particolare le terre della Calabria.
Fonofanie – paesaggi sonori / passaggi a Sud: Delia Dattilo e gli altri contributi
Nelle sue pagine introduttive, Delia Dattilo espone attentamente il profondissimo valore che intride il concetto di “memoria sonora“: una componente fondamentale per l’uomo, uno dei legami che lo tengono “radicato” nella Natura. Il suono, con le sue modulazioni e vibrazioni spontanee e naturali – e con le sue consapevoli complessità coreutico-musicali – ha sicuramente un’importanza sostanziale all’interno del distico ontologico uomo-ambiente; in virtù di ciò, possiamo comprendere anche l”importanza della “passeggiata sonora” ricordata, fra gli altri, da Francesco Michi: «un paesaggio sonoro è in costante variazione: esso esiste nel tempo. Ciò che ascolto adesso, probabilmente non avrei potuto ascoltarlo qualche minuto prima e chissà se potrò mai riascoltarlo dopo […] Nell’ascolto del paesaggio sonoro siamo chiamati a porre attenzione alle differenze, al prima e al dopo, certo, ma anche a come un certo suono costante venga percepito da punti d’ascolto diversi». Il suono, “esiste”, persiste, si trasforma, trasforma se stesso acquisendo “voci” diverse e contemporaneamente può essere percepito in maniera del tutto soggettiva da ricevente uditivo a ricevente uditivo, in base a svariate variabili fra cui stati d’animo, predisposizioni culturali, inclinazioni personali.
Ancora sul discorso del “paesaggio sonoro“, si concentrano le riflessioni dei coautori del testo attenti al trinomio uomo – ambiente – suono, trinomio che si fa quasi trilogia sinonimica: ognuno dei tre termini fuso e “con-fuso” negli altri, si fa tutt’uno, reinterpretazione profondissima di se stesso.
Emiliano Battistini analizza inoltre il danno che l’inquinamento acustico produce sull’uomo: «Oggi scambiamo troppe immagini, troppe parole, troppi suoni […] Per il fatto che a livello percettivo, e più in generale semiotico, il senso nasce dalle differenze, la perdita delle differenze porta verso una perdita di senso: se i nostri sensi sono afflitti, non possiamo più produrre significati e, infine, non sappiamo più dove andare, in quale direzione dirigerci». Ecco, allora, l’avanzamento non sempre utile in termini di fruizione qualitativa del concetto di schizofonia: il distacco del suono dalla propria fonte attraverso il medium sonoro che ne amplifica e moltiplica i prodotti lungo il tempo e attraverso lo spazio; in tale processo mediatico, come sottolineato da Emiliano Battistini, spesso ne risulta inficiata la qualità del suono prodotto; in altre parole, un sacrificare la qualità in virtù di una pressoché ubiquitaria quantità. E, ancora sull’antinomia suono – rumore, ascolto – indifferenza, si offre il contributo di Costantino Rizzuti, che riflette sul concetto di “sordità universale“: «Sordità, in questo caso, non certo di natura fisiologica o medica […] ma legata a questioni di natura culturale, psicologica e percettiva, ossia a tutto ciò che riguarda l’elaborazione mentale […] dei dati di senso e di sensi legati al suono».
Il suono come uomo, natura, arte, letteratura
I contributi seguenti di Fonofanie – paesaggi sonori / passaggi a Sud, si sviluppano soprattutto lungo la direttrice del suono concepito come matrice geograficamente significante.
Il contributo di Delia Dattilo riflette sulla componente sonora presentissima nell’etimologia toponomastica: «Sorprendente la trasmissione nei millenni della qualità del suono nella parola»; Pierfranco Bruni, riprendendo alcuni fili dialogici offerti nel contributo di Delia Dattilo, intreccia riflessioni e pensieri sulle “concezioni –consapevolezze” del suono di Corrado Alvaro e di Cesare Pavese: «Pavese […] non ha scritto della Calabria, ma ne ha recuperato i suoni, i canti, le musiche […] Alvaro si è portato dentro il rumore della Calabria, anche se non ha mai smesso di dire che al calabrese si deve parlare piano, quasi in silenzio».
Con il profondo contributo di Cinzia Citraro, il suono si fa dialetto e si sviluppa attraverso storie in limine fra passato e presente; segue il contributo intensissimo di Carmela Bilotti che a sua volta analizza suono, voce e dialetto che s’articola in ritmi, pause e misure che si abbracciano, si intrecciano, si innestano al composito sostrato geografico della Calabria.
E ancora sulla geografia nelle sue profondissime intersezioni con l’antropologia, la riflessione di Armando Orlando, sospesa anch’essa fra passato e presente, fra contemporaneità e tradizione.
Riflessioni, considerazioni attente e studi, sono alla base dell’interessante, profondo e affascinante lavoro di ricerca di Fonofanie – paesaggi sonori / passaggi a Sud: un testo su cui riflettere.