Diario di Zlata è il libro d’esordio della scrittrice bosniaca Zlata Filipović. Il racconto, il quale riporta come sottotitolo Una bambina racconta Sarajevo sotto le bombe, racchiude le pagine del diario dell’allora bambina e oggi donna Zlata Filipović, dal 1991 al 1993, durante l’attacco e poi assedio della sua città natale Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, mirino della guerra civile che interessò gli ex paesi della Jugoslavia nei primi anni Novanta.
Diario di Zlata, Zlata sotto assedio
È il 1991, Zlata Filipović è una bambina di 11 anni che vive serenamente la sua vita a Sarejevo, contornata dalla sua splendida famiglia: suo padre è un avvocato, sua madre è una chimica, entrambi di religione islamica. L’ombra pesante e cupa della guerra civile jugoslava è percettibile, ma ancora non tocca da vicino Zlata e la sua famiglia. Quando possono, aiutano parenti o amici che si trovano in città già assediate, come Dubrovnik. Nel primo anno che Zlata si racconta nel suo diario, a cui dona anche un nome, quasi fosse un’amica, Mimmy, descrive di una normale vita di un undicenne: le amiche e gli amici, la scuola, i genitori, i giochi. La produzione diaristica comincia a cambiare tono dal 5 aprile del ’92, il primo attacco a Sarajevo; dunque, la guerra è arrivata fino alla sua città, l’incubo di Zlata si è sfortunatamente avverato. Mimmy allora diventa l’unica valvola di sfogo che possiede, a cui, fino al 1993, la bambina undicenne “dirà” ogni cosa le succede, nel nuovo assetto e nella nuova forma che Sarajevo ha preso. La città si trasforma sempre di più in un luogo altro: i spazi diventano per Zlata invivibili, astratti, lontani e irraggiungibili. Le sue descrizioni e i suoi pensieri diventano pieni di paure, dubbiosi, privi della pura gioia puerile delle prime pagine del suo amato diario, il quale rimane il suo unico appiglio durante tutto l’assedio.
Diario di Zlata, Zlata e la similitudine con Anna Frank
La guerra civile jugoslava dei primi anni Novanta segna nella storia europea una linea di non ritorno nella memoria comune contemporanea. L’inatteso, inaspettato punto di vista che si ottiene, nel guardare a fondo un conflitto particolare e unico nel suo genere quale fu, proveniente direttamente dagli occhi di una “ragazzina” appena undicenne è incredibile. La forza di Zlata Filipović nel continuare il suo viaggio di vita nel suo Mimmy, la sua amica più fidata, il suo diario, lascia per sempre alla letteratura europea e globale un documento veritiero e pronto a far conoscere la sua prospettiva della e nella storia. L’analogia da sempre creata con la figura di Anna Frank non rende in realtà giustizia alla persona di Zlata, in una situazione ed eventi che sono poi scaturiti in maniera completamente diversa. La comune passione per la produzione diaristica non autorizza ad un affiancamento di figure, tantomeno ad un vivere nell’ombra della “celebrità” di Anna, a discapito di Zlata. La oggi scrittrice e regista bosniaca riscatta quello che Anna Frank non ha avuto la possibilità di compiere in vita: Zlata è sopravvissuta al conflitto, ha continuato a studiare, a scrivere, a battersi per non far dimenticare il lato giusto della storia.
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