Domenico J. Esposito è uno scrittore di Cervinara (AV), con all’attivo numerose pubblicazioni. Ha esordito con “La Città dei Matti” nel 2009, proseguendo poi con “Sia fatta la mia volontà-Qui nel mondo” nel 2011. Dopo la sua opera del 2016 “Mad World- Il Mondo Malato”, (da cui è stata tratta l’omonima canzone scritta da Domenico e interpretata dal cantautore Ivan Romano), l’autore ci presenta la sua ultima creatura “Il Romanziere”, un metaromanzo che sviscera le difficoltà e gli ostacoli che uno scrittore incontra nel suo cammino lastricato di arte, sogni e sassi aguzzi.
Follia, interiorità e mutamenti dello psiche sono gli ingredienti de “Il Romanziere”, un romanzo da leggere tutto d’un fiato per accompagnare il protagonista nel suo vortice di emozioni e stati di agitazione, vortice evocato sapientemente dalla penna di Domenico che ha fornito ai suoi lettori un ritratto calzante e veritiero del ruolo dell’artista e dei suoi affanni, ma anche delle soddisfazioni e della felicità che scaturiscono dal fare ciò che si ama.
Lasciamo la parola allo scrittore Domenico J. Esposito, che ci narra del suo ultimo libro
Ciao Domenico, grazie per la tua disponibilità. Parlaci un po’ del tuo nuovo libro “Il Romanziere”.
Com’è nato e cosa ti ha ispirato?
Ho messo insieme due idee. Una che avevo da tempo, da quando è iniziato il mio percorso da scrittore: quella di parlare del mondo dell’editoria, delle difficoltà nell’ambiente della scrittura. L’altra è stata un’idea più nuova, forse un po’ inquietante, ma che grazie a questo libro ho razionalizzato: a volte, dopo aver scritto dei libri, si verificavano degli avvenimenti che avevo narrato nei miei romanzi, non in maniera identica, ma molto simile. Nei momenti di tristezza, quando avveniva qualcosa di brutto che avevo scritto, ovviamente la malinconia e lo sconforto aumentavano, soprattutto quando quei momenti erano alternati a piccoli attimi di felicità e soddisfazioni. Nacque l’ispirazione. Inizialmente volevo scriverci un racconto, ma i racconti non mi soddisfano, quindi optai per il romanzo cogliendo l’occasione per mettere insieme le due idee. Lo scrissi in soli due mesi (poi ovviamente ho revisionato). Il protagonista del libro, Donato Bratti, è un mio alter-ego molto più “fragile” e più credulone rispetto a Domenico J. Esposito e pur essendo scettico e razionale, Donato comincia a credere davvero che questo potere soprannaturale esista. Altre volte, lo sperimenta e non funziona, per cui torna scettico. L’oscillare tra scetticismo e credulità lo confonde conducendolo alla follia. Attenzione, però! Il libro non è solo malinconia e sconforto, ma anche un percorso verso la speranza. Inoltre, nei miei libri, non manca mai l’ironia.
Seguendoti sui vari social, si evince che il romanzo parli, tra le altre cose dell’atto dello scrivere. Quanto la scrittura può modificare la realtà?
È quasi una metafora. Faccio molti paragoni, giochi di parole e ironia sul “modificare la realtà”. Nel senso che, a prescindere dai presunti poteri soprannaturali di Donato Bratti, uno scrittore, in generale, “modifica la realtà”. C’è una citazione ne “Il Romanziere” che dice “Chi non fa lo scrittore non ha ancora capito una cosa: la fantasia si basa sull’immaginazione, ma l’immaginazione si basa comunque su qualcosa di reale. È così che funziona l’ispirazione. Ma quella non è la realtà, è solo la descrizione della realtà. A volte è un’esagerazione della realtà”. È come se ci creassimo un mondo parallelo.
Cosa cambia in questo romanzo rispetto alla tua precedente creatura “Mad World-Il Mondo Malato”, a livello stilistico e di trama?
I lettori mi hanno detto che “Il Romanziere” ha uno stile molto più scorrevole, più avvincente. L’incipit de “Il Mondo Malato” era volutamente lento, perché Efrem Lettieri era un personaggio apatico e quindi volevo che il ritmo del romanzo rispecchiasse la sua personalità. Donato Bratti, invece, si trova in uno stato d’ansia dall’inizio del libro perché è successo qualcosa di grave e pensa sia stato lui con il suo presunto potere. Ho utilizzato la tecnica della narrazione a ritroso per creare un po’ di tensione. Donato Bratti è fermo su uno sgabello del pub a farsi delle domande, non solo sulla veridicità del suo presunto potere, ma soprattutto sulla propria esistenza, sulla società, su se stesso e ci racconta il suo percorso nella scrittura. La narrazione è in prima persona. Entriamo nella sua mente e ripercorriamo alcuni momenti importanti che ha vissuto, fino a quel momento, per poi proseguire. Infatti, cambiano anche i tempi verbali dal passato remoto al presente alternato al passato prossimo, in base al periodo in cui avviene la narrazione della storia. Ne “Il Mondo Malato”, invece, era tutto lineare, tutto al passato remoto e scritto in terza persona. Ci sono anche molti punti in comune però: primo tra tutti la passione per l’arte e le difficoltà che incontra un artista.
Progetti per il futuro.
Il futuro? Non lo so, pensiamo più al presente, per adesso. Questo libro mi sta dando molte soddisfazioni e i miei lettori stanno aumentando. Le recensioni, finora, sono tutte molto positive. Tuttavia, confesso che ho dei libri inediti che non riesco ancora a farmi pubblicare e tante altre idee, tanti appunti per scrivere altri libri. Inoltre, mi piacerebbe pubblicare un paio di romanzi in cui si incontrano Donato Bratti ed Efrem Lettieri. Credo sarebbero una bella coppia di amici. Insomma, non vi libererete facilmente di me!
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