Maria Pia Selvaggio ha presentato “Le Padrone di casa” a Terme di Telese. Ecco come è andata…
Le donne irrompono sulla scena letteraria telesina togliendo il velo dell’ignoranza dei molti e accendendo un dibattito su uno degli aspetti più peculiari della camorra: il suo volto femminile.
Questo l’argomento, complesso, intrigante, inedito dell’ultima opera letteraria di Maria Pia Selvaggio, “Le Padrone di casa” (Edizioni 2000diciassette), presentata sabato 24 marzo nella Sala Goccioloni delle Terme di Telese (BN), alle ore 18,00, con il patrocinio morale del Comune di Telese Terme e un parterre d’eccezione, che ha incluso il Sindaco della città, Pasquale Carofano; il Consigliere delegato alla Cultura, Giovanni Liverini; l’Assessore con delega alle Pari Opportunità, Filomena Di Mezza; Lucia Minauro, Magistrato, Consigliere presso Corte d’Appello di Napoli; Giovanna Salerno, dirigente Digos della Questura di Benevento; Alessandro Puel, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Benevento.
La voce, ammaliante, del mezzosoprano Cira Scoppa, accompagnata al violino da Mariarosaria Improta, e le letture drammaturgiche ed energiche di Esther Riccio hanno concorso a rendere ancora più ricca la serata.
Dopo la visione del trailer promozionale, ad opera di Gaia Studio – di Gennaro Sebastianelli – che racconta in maniera immediata il senso del romanzo il quale unisce cronaca e fantasia, e i saluti istituzionali, si è entrati nel vivo del dibattito, moderato dalla giornalista Maria Grazia Porceddu, sviscerando l’opera nella sua doppia prospettiva, narrativa e sociale.
Le padrone di casa di Maria Pia Selvaggio: femmine di rispetto
Il romanzo si apre con un omicidio, caso giudiziario realmente accaduto, che fa da premessa all’intreccio perché impulso narrativo del racconto e marchio inequivocabile del milieu entro cui si svolge la vicenda.
In una sera di novembre viene ucciso un boss e per una decina di anni gli inquirenti non trovano il filo che lega l’omicidio alla camorra. Non essendoci eredi, infatti, gli “affari di famiglia” erano passati sotto il controllo delle quattro sorelle del boss, le “padrone di casa”. Donne ricche, laureate, che innestano le loro attività e l’educazione ricevuta e lo fanno ferocemente, con un’attenzione e una spietatezza che lascia sbigottiti.
Ma il libro va oltre. Maria Pia Selvaggio entra nell’animo delle sue protagoniste, saggiandole e attraversandole nelle loro debolezze. Ne risulta un quadro imprevisto, con donne sensibili che vogliono essere belle, che non desiderano sfiorire, che vogliono amare e essere amate e che si preoccupano di vanità come vene varicose, evidenziando quella diversità di genere con l’universo maschile che esiste ed è innegabile.
Questo romanzo rappresenta un crescendo narrativo per la scrittrice, che su nove libri all’attivo, sceglie di incentrarne cinque su figure femminili particolarmente forti, controverse e discutibili sotto diversi aspetti, fino ad arrivare alle feroci padrone di casa di quest’ultimo lavoro.
Un eloquio seducente per una realtà spietata
Con l’intervento dell’avvocato Di Mezza, scopriamo che la camorra da tempo conosce le cosiddette “femmine di rispetto”, perché ha un sistema organizzativo orizzontale che consente un avvicendamento, una successione non formalizzata tra capi e che può prevedere, se necessario, anche leaders femminili, talvolta più determinati e più efferati dei maschi e che, contrariamente agli uomini, non si pentono mai. Da qui la considerazione che, indirizzata sempre verso un tipo di formazione prestabilita, nel momento in cui la donna è orientata verso ambiti non squisitamente femminili, è in grado di raggiungere gli stessi traguardi dell’uomo.
La dott.ssa Minauro, pieno contrappunto delle donne di rispetto con le donne di giustizia, apprezza tantissimo il romanzo. Per lei infatti le donne della malavita napoletana sono esattamente quelle descritte da Maria Pia Selvaggio, con un eloquio fluido e a tratti criptico, il linguaggio della camorra. Non le vittime inconsolabili né le complici forzate. Determinate, intelligenti, colte, di potere. Padrone di casa. Ciò che è pregnante è che la scrittrice cerca di coglierne il lato toccante, intimo, vulnerabile, completamente soffocato dalla realtà e dal fenomeno camorristico.
Le donne di potere che combattono la camorra
A questo schieramento di carnefici, si contrappone quello delle donne che lottano e perseguono ideali diversi perché la camorra, in realtà, è molto più vicina a noi di quanto pensiamo perché è un fenomeno di cultura. Questo esercito di donne che combatte la violenza, la sopraffazione, è allo stesso modo composto da “donne di potere” (diverso, ma ugualmente incisivo).
Ognuno nel suo settore dovrebbe svolgere un compito di educazione per evitare che il fenomeno della cultura della camorra faccia parte della nostra società.
Maria Pia Selvaggio chiude la serata, affermando che il suo libro non è una giustifica per le sue protagoniste, bensì un’indagine sociologica, perché se da una parte le sue padrone di casa vengono cresciute ed educate in ambiti camorristici, dall’altro scelgono consapevolmente di non staccarsi da questa ferocia, di intraprendere questo percorso che è per loro volontaria condanna e, di fronte alla carneficina di genere a cui, purtroppo, oggigiorno si assiste, il vero desiderio dell’autrice è quello di estirpare quello che nel genere femminile c’è di malsano, attraverso scuola, educazione, sportelli, strappando le donne da situazioni nocive, che da sempre e ancora oggi esistono.
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