Racconti di Edgar Allan Poe: i 5 più belli

Racconti di Edgar Allan Poe: i 5 più belli

Edgar Allan Poe è uno degli scrittori più influenti della storia della letteratura, considerato il precursore di generi come l’horror, il fantascientifico e il racconto giallo. Insieme ad autori come Washington Irving e James Fenimore Cooper, ha rivoluzionato la letteratura americana. Scrittore, poeta e giornalista, Poe non ebbe grande successo in vita: la sua opera fu rivalutata solo dopo la sua morte, consacrandolo come scrittore maledetto e genio incompreso. I racconti più belli di Edgar Allan Poe sono capolavori di ansia e paura, che esplorano eventi surreali, cadaveri animati, castelli medievali e tempi lontani.

Edgar Allan Poe: il maestro dell’horror e del mistero

Edgar Allan Poe (1809-1849) è considerato uno dei padri della letteratura horror e del racconto poliziesco. (fonte).
Le sue opere sono caratterizzate da atmosfere gotiche, personaggi tormentati, eventi macabri e un’indagine costante sulla psiche umana.
Temi ricorrenti nei suoi racconti sono la morte, la follia, la colpa, l’ossessione, la vendetta e il confine labile tra realtà e allucinazione.
Lo stile di Poe è caratterizzato da un linguaggio ricercato, periodi complessi, un ritmo incalzante e un uso sapiente della suspense.

Sei tu il colpevole!: un giallo macabro, uno dei racconti più belli di Edgar Allan Poe

Sei tu il colpevole! (Thou Art the Man, 1844) è un racconto che combina elementi dell’horror e del giallo. In un villaggio, scompare il ricco Barnabas Shuttleworthy. Il suo amico Charley Goodfellow guida le ricerche, accusando il nipote di Shuttleworthy, Pennifeather, unico erede.
Dopo il ritrovamento di indizi compromettenti, Pennifeather viene arrestato e condannato. Goodfellow riceve una cassa di vino inviatagli da Shuttleworthy prima della sua scomparsa. Durante un banchetto, dalla cassa emerge il cadavere putrefatto di Shuttleworthy, che accusa Goodfellow: “Sei tu il colpevole!“.
Goodfellow confessa e muore di spavento. Il narratore, di cui non si conosce l’identità, rivela di aver orchestrato tutto, usando le sue doti di ventriloquo per far “parlare” il cadavere.
Questo racconto è un esempio di come Poe riesca a fondere elementi del giallo (indagini, colpi di scena) con l’orrore macabro (il cadavere parlante, la putrefazione).

Il ritratto ovale: l’ossessione per la bellezza e la morte

In Il ritratto ovale (The Oval Portrait, 1842), il protagonista, ferito, e il suo servo si rifugiano in un castello abbandonato negli Appennini. Il narratore, ammirando i quadri del castello, è colpito da un ritratto ovale di una giovane donna, di straordinaria bellezza.
Leggendo un volume che descrive le opere, scopre la storia del ritratto: la donna, innamorata di un pittore, accetta di posare per lui, ma è gelosa dell’arte, che sembra sottrarle l’amato. Il pittore, ossessionato dal suo lavoro, non si accorge che la moglie, posando per settimane, si sta spegnendo. Quando termina il ritratto, la donna è morta.
Questo racconto esplora il tema della morte di una bella donna, ricorrente in Poe, e l’ossessione per l’arte, che può portare alla distruzione.

La maschera della morte rossa: un’allegoria della mortalità

La maschera della morte rossa (The Masque of the Red Death, 1842) è un racconto iconico, pervaso di atmosfera gotica e suspense. Mentre la Morte Rossa, una pestilenza, miete vittime, il Principe Prospero si rifugia nel suo castello con amici e cortigiani, lasciando il popolo al suo destino.
Dopo mesi di isolamento, Prospero organizza un ballo in maschera in sette stanze, ognuna decorata con un colore diverso: blu, porpora, verde, arancione, bianco, viola e nero. L’ultima stanza, con vetrate rosso sangue e un grande orologio d’ebano, è considerata troppo inquietante.
A mezzanotte, appare un individuo mascherato da cadavere, con un sudario macchiato di sangue. Prospero, offeso, lo insegue attraverso le stanze, fino a quella nera, dove cade morto. Gli invitati scoprono che sotto la maschera e il sudario non c’è nessuno: è la Morte Rossa, che è penetrata nel castello e li uccide tutti.
Questo racconto è un’allegoria della mortalità, dell’inutilità di sfuggire alla morte e della vanità dei piaceri terreni. L’orologio che scandisce il tempo è un memento mori, un monito costante della fine inevitabile.

La verità sul caso di Mr. Valdemar: l’orrore del mesmerismo

La verità sul caso di Mr. Valdemar (The Facts in the Case of M. Valdemar, 1845) narra l’esperimento del narratore su Ernest Valdemar, un letterato malato di tubercolosi, prossimo alla morte. Valdemar accetta di essere sottoposto al “mesmerismo” in punto di morte, una pratica pseudoscientifica che si credeva potesse controllare i fluidi corporei.
Valdemar, sotto ipnosi, risponde alle domande, affermando di non sentire dolore e di voler morire in quello stato. Pur essendo clinicamente morto, continua a parlare con una voce ultraterrena, dicendo “ora sono morto”.
Rimane in questo stato di sospensione tra vita e morte per sette mesi. Quando i medici tentano di risvegliarlo, Valdemar urla di essere morto e si decompone istantaneamente in una massa putrefatta.
Questo racconto esplora il tema della morte e del confine tra vita e aldilà, con un tocco di orrore “scientifico” legato al mesmerismo.

Il gatto nero: follia, colpa e punizione

Il gatto nero (The Black Cat, 1843) è uno dei racconti più famosi di Poe, narrato da un condannato a morte per omicidio.
Una coppia, amante degli animali, possiede molti animali, tra cui il gatto nero Plutone. Il marito, però, diventa alcolizzato e violento, maltrattando la moglie e gli animali. Una notte, accecato dall’ira, cava un occhio a Plutone.
In seguito, impicca il gatto. La stessa notte, la casa va a fuoco. Sull’unica parete rimasta in piedi, appare l’immagine di un gatto con una corda al collo.
L’uomo trova un altro gatto, simile a Plutone, ma con una macchia bianca sul petto. Il nuovo gatto gli si affeziona, ma lui lo detesta sempre di più, tormentato dai sensi di colpa. Una notte, scopre che anche questo gatto è cieco da un occhio e che la macchia bianca ha la forma di una forca.
Un giorno, cercando di uccidere il gatto, uccide accidentalmente la moglie. Nasconde il cadavere murandolo in cantina. Quando la polizia ispeziona la casa, un miagolio proveniente dal muro rivela la presenza del cadavere e del gatto, murato vivo insieme alla donna.
Questo racconto è un’esplorazione della follia, della colpa, della violenza e della punizione, con un elemento soprannaturale (il gatto come simbolo del rimorso e della vendetta).

L’eredità di Edgar Allan Poe: un pioniere della letteratura moderna

Edgar Allan Poe, con la sua opera, ha influenzato profondamente la letteratura successiva, anticipando generi come l’horror, il giallo, il thriller psicologico e la fantascienza.
Il suo stile, la sua capacità di creare atmosfere cupe e inquietanti, la sua indagine sulla psiche umana e i suoi temi ricorrenti (morte, follia, colpa) hanno ispirato generazioni di scrittori, da Baudelaire a Lovecraft, da Stephen King a molti altri.
Poe ha lasciato un segno indelebile nella letteratura mondiale, dimostrando la potenza della parola nel suscitare emozioni profonde e nel sondare gli abissi dell’animo umano.
Quale dei racconti di Edgar Allan Poe ti ha impressionato di più e perché?

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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