Tutto chiuso tranne il cielo, il nuovo romanzo di Eleonora Caruso, edito Mondadori. | Recensione
Quando abbiamo intervistato Eleonora Caruso, l’anno scorso, dopo l’uscita di “Le ferite originali” (leggi l’intervista), abbiamo parlato di dolore e di Milano e in fondo, senza dirlo, speravamo che l’autrice tornasse a scrivere di quei personaggi e della loro inquietudine con quella singolare, fitta intensità poetica che le appartiene.
Con Tutto chiuso tranne il cielo, Eleonora Caruso esaudisce le nostre aspettative e parlare solo del suo modo di raccontare sarebbe insufficiente. Il piccolo universo dolente – Julian, Christian, Pietro, Dante, An ma anche nuovi personaggi – torna ad esistere tra le sue pagine e tutti i particolari emotivi delicatamente compiti parola per parola, rivelano con lentezza la verità di tormenti non detti. Quest’universo ci include nella sua ampia stretta e il romanzo di Eleonora C. Caruso si fa attualissimo, contemporaneo, ci fa da riflesso e ci turba.
“Alla fine, quello di cui scrivo è sempre la ricerca dell’equilibrio, con se stessi e con gli altri, ma per farlo onestamente credo sia importante partire dall’assunto che tutti soffriamo, per un motivo o per l’altro, e non c’è niente di strano in questo.” – Eleonora Caruso per Eroica Fenice.
Eleonora Caruso racconta la storia di Julian e del suo “dentro”
Tutto chiuso tranne il cielo parla di Julian, prima di tutto. Gli altri personaggi sono comparse, quasi alla sua mercé, affinché possa scoprire se stesso e ritrovare la sua verità.
Dopo un anno a Tokyo, Julian torna a Milano; nell’aria afosa che toglie il respiro, nella solitudine estiva che tiene compagnia a una Milano sola col suo cielo, arriva per lui il momento della resa dei conti. Julian torna nella città della sua ferita originale per rendersi conto che andare a Tokyo per non pensarci era stato inutile perché, senza scampo, suo fratello Christian aveva finito per eroderlo come il mare erode la città. Un anno e sei mesi di silenzio li separano e lo corrode come un tarlo il pensiero di quel segreto indicibile consumatosi la sera in cui Christian, il ragazzo caleidoscopio che gli è sempre sfuggito ma che lo amava, lo ha morbosamente legato a sé per sempre.
Quando Eleonora Caruso sceglie di tornare a scrivere di Julian è consapevole che avrebbe avuto a che fare, di nuovo, con Christian. Ma il bellissimo, bipolare Christian che risucchia tutti nella sua ammaliante aura magica, non appare che in alcune righe, in qualche frase sconnessa o in quell’ansia di parlargli che è l’ossessione che pedina Julian in ogni gesto, ogni movimento, ogni respiro. Il confronto si avvera solo alla fine, come una liberazione.
Julian non racconta mai e mai chiama col suo nome quello che veramente lo logora, togliendogli la forza di mangiare. I post di Instagram e le brevi didascalie che seguono parlano per lui, ma nessuno sa che quelli sono solo i resti. Lui non è vivo. Eleonora ha definito il suo romanzo, “un libro sulla sottrazione del corpo”. Julian non sente il suo corpo che come un arto di cui non sa cosa farsene, trascinato dagli altri in giro per Milano.
Le gambe nude di An non lo distrarranno, né il cinismo tutto occidentale di Leo, il cassiere del supermercato da poco conosciuto, né le labbra di Dante lo salveranno. La realtà che non tocca da tempo è ridotta all’osso come il suo corpo, le piaghe da decubito sentimentali devono essere curate una volta per tutte, è una necessità che Julian avverte pian piano crescere.
Eleonora Caruso ci ha confessato: “La gioia mi ispira più del dolore, preferisco partire dal dolore per portare i personaggi più vicini possibili alla gioia, prima della fine del libro.”
Di fronte a una torta, nelle ultime parole dell’ultima pagina di questo meraviglioso romanzo, anche noi, con Julian, la sfioriamo, per afferrarla.
Da “Le ferite originali” a “Tutto chiuso tranne il cielo”
C’è un filo conduttore solidissimo tra Le ferite originali e Tutto chiuso tranne il cielo. Un ritorno che evidenzia sviluppi, crescite e cambiamenti.
“Siamo tutti adolescenti”, asserisce Eleonora in quest’ultimo romanzo. Nel precedente le figure adulte erano vane, assenti. O meglio, se c’erano, poco avevano di adulto.
Eppure è ancora più valida questa frase in Tutto chiuso tranne il cielo, dove gli sforzi degli adulti a comportarsi da tali sono ancor più e per la prima volta evidenti. Dante Beltrami, quel quarantenne irrisoluto, diventa per Julian un corpo che lo aiuta a capire. Pietro con premura e difficoltà è tornato ad essere un padre presente, o almeno ci prova, sia con Christian che con Julian in quel che rimane di una famiglia in cui era proprio il più piccolo a doversi comportare da adulto.
I più giovani, invece, sono assorbiti dai social. Alcuni, come Cloro, si sentono ancora più veri online che nella vita reale e i loro corpi stanno catastroficamente diventando dati. Per Julian invece è diverso, lui non cerca rifugio nei social, lui li usa e basta, come un fatto naturale, come quello di parlare che invece non gli appartiene. È stupefacente come Eleonora C. Caruso riesca a raccontare di una generazione e a una generazione – cioè quella attuale – con una scrittura letterariamente validissima, ma soprattutto schietta e finalmente perturbante.
Sbagliato sarebbe pensare che la lettura di Tutto chiuso tranne il cielo debba essere preceduta obbligatoriamente da quella de Le ferite originali. Tutto chiuso tranne il cielo è la storia del “dentro” di Julian ed è un romanzo che basta a se stesso.
Ma di dovere è sottolineare quello che suona come un ritorno anche al libro d’esordio di Eleonora Caruso, Comunque vada non importa (Indiana editore, 2012). In Tutto chiuso tranne il cielo c’è Tokyo, ci sono i gruppi k-pop giapponesi, i manga… insomma un ritorno al suo primo amore? Non dobbiamo dimenticare che Eleonora è l’appassionata di manga e fan fiction e siamo ormai sicurissimi che mai tradirebbe questo mondo.
Fonte immagine di copertina: Mondadori