Bisogna fare una necessaria e alquanto doverosa premessa: il libro di Eva Cantarella, Perfino Catone scriveva ricette (Feltrinelli 2014), non è un libro di cucina, nonostante il titolo possa trarre in inganno, e nonostante l’occhio di un lettore affamato cada su un paragrafo dall’invitante titolo La cheese- cake di Catone. L’autrice ha tenuto a sottolineare che «contiene tracce, fili, spie di momenti di vita degli antichi greci e romani» e che è «destrutturato, frammentario». Per comprendere bene ciò che Eva Cantarella ha inteso dire dobbiamo fare un passo indietro.
Qualche anno fa Alessandro Cannavò propose all’illustre autrice di tenere una piccola rubrica intitolata Vanitas settimanale sul Corriere della Sera che contenesse brevi storie, curiosità, miti, frammenti di vita degli antichi. Di settimana in settimana si succedevano “pagine di vanità”, intese come qualcosa di frivolo, di non fondamentale, ma che stimolasse la sete di approfondimento dei lettori: feste, cucina, mode, politica, benessere, sport… Molti di loro scrivevano alla Cantarella chiedendole delucidazioni e dimostrandole curiosità, sorpresa e incredulità per comportamenti che mai avrebbero pensato potessero essere così vicini ai propri.
Nell’altruista proposito di indurre, anche chi non avesse avuto l’opportunità di studiare, a conoscere il mondo classico, tutte queste “pillole” sono state raccolte in un unico libro, che avesse anche l’obbiettivo di abbattere l’inevitabile mediazione tra il lettore moderno e gli antichi greci e romani. E giungiamo, quindi, all’insistenza dell’autrice ad affermare che si tratta di un libro divulgativo, intendendo la divulgazione come un’attività doverosa, frutto di maturi e approfonditi studi, perché «se no si rischia di dire sciocchezze». Ma il libro, proprio perché divulgativo e proprio perché composto di piccoli frammenti (in tutto 153 suddivisi in 14 categorie), si presta ad un gioco proposto dall’autrice: leggerlo in modo disordinato, quasi a creare un mosaico personale in cui alla lettura de i benefici della lattuga può seguire quella de fianchi forti e “lato b”, oppure il casting di Casia seguito da tinture, parrucche e toupet e ancora le vacanze? solo per chi non lavora preceduto da Atlantide, Bahamas… Un libro Lego, insomma, come lo definisce l’autrice, in cui ogni pezzo, incastrato a dovere, restituisce l’immagine del proprio avatar nell’antichità, con sentimenti, paure, speranze, aspettative molto vicine a quelle degli uomini e delle donne moderne.
Le donne, antiche e moderne. Sono proprio loro, le usuali figure di precedenti libri della Cantarella da Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia (Feltrinelli 1996) a L’ambiguo malanno (Feltrinelli 2010), a essere protagoniste anche di questo suo lavoro. La scrittrice, infatti, attraverso la delicata vicenda di Marzia, Catone e Ortensio, riesce a toccare e ad immergerci con Utero in affitto nel delicato tema della procreazione femminile. L’amico del celebre politico vuole condividere con lui tutto, dalla politica al tempo, dai figli alla moglie. Dopo il permesso accordato dal suocero, Catone “presta” Marzia a Ortensio, che ha da lei i tanto desiderati figli. Alla morte di Ortensio, secondo Lucano, la donna “ancora con le ceneri del defunto in testa” si sarebbe presentata alla porta del marito convincendolo a riprenderla con sé poiché voleva che sulla sua tomba fosse stata ricordata Marcia (uxor) Catonis. Un’altra donna, vittima di violenza maschile, altro tema attualissimo, è la ninfa Lara che rivela alla sorella Giuturna il segreto amore che Giove nutre per lei, rendendo vani i tentativi del signore degli dei di sedurla, che la punisce togliendole la voce e trasformandola nella dea del silenzio Tacita Muta, venerata il 21 febbraio.
E poi donne dalle storie più note come Medea che uccide i figli, rimandando alla memoria del lettore moderno le tante mamme protagoniste delle pagine di cronaca nera; Messalina, l’Augusta meretrix, antenata delle donne che si prostituiscono nonostante svolgano un altro mestiere, a quelle protagoniste di aneddoti meno noti come Budicca, l’antica “Giovanna d’Arco”, che guidò una rivolta antiromana in Britannia, proclamando la libertà dal cocchio su cui sedevano anche le sue figlie, un’antica Michelle Obama con figlie al seguito nelle sue battaglie quotidiane; e Casia che rivendicò il bene delle donne dinanzi all’arrogante imperatore bizantino Teofilo che aveva affermato il male sempre compiuto dalle donne, come le moderne femen, che non esitano a proclamare i diritti femminili a seno scoperto.
Molti, insomma, gli spunti di riflessione, di lettura, di confronto tra la società antica e quella moderna. Non solo relativamente alle donne, tanto amate e studiate dalla Cantarella che, parlando del prossimo libro, dichiara «parlerà del rapporto padri- figli». Perché il lettore di oggi è ancora affamato di storie vere, con protagonisti antichi che affrontano problemi moderni.
Eleonora Vitale