Favole di La Fontaine: 5 da leggere

Favole di La Fontaine

Jean de La Fontaine è stato un noto scrittore francese vissuto durante il XVII secolo. Tra le opere che ha scritto vengono ricordate soprattutto le favole che tutti, in misura diversa, abbiamo sicuramente letto durante il percorso scolastico oppure per piacere personale. Le favole di La Fontaine, i cui protagonisti sono quasi sempre animali, sono particolarmente adatte a un pubblico di bambini, ma non solo. Ogni favola nella sua semplicità nasconde un messaggio più profondo e l’intenzione di trasmettere un insegnamento specifico.

In questo articolo vi consigliamo 5 favole di La Fontaine da leggere o da andare a riscoprire:

1. La cicala e la formica

Durante l’estate la cicala passa tutto il tempo a cantare, mentre la formica si affanna con l’obiettivo di accumulare provviste per l’inverno. Arrivata la stagione fredda, la cicala si ritrova senza nulla da mangiare e va a chiedere aiuto alla formica. Questa le risponde che, dato che ha tanto cantato in estate, può continuare a cantare anche ora. La favola è piuttosto esemplificativa nel suo messaggio. La morale, usando un proverbio, potrebbe essere: «Prima il dovere e poi il piacere».

2. Il corvo e la volpe

Questa è una delle favole di La Fontaine riprese dallo scrittore greco Esopo. Racconta la storia di un corvo che se ne sta su un albero con un pezzo di formaggio nel becco, finché arriva una volpe. Questa, che frequentemente viene rappresentata come un animale molto astuto, comincia a chiedersi se il canto dell’uccello sia bello quanto le sue penne. Allora il corvo per dargli una dimostrazione lascia cadere il formaggio e la volpe se lo prende. Anche in questo caso c’è una morale: la favola vuole mettere in guardia dai pericoli dell’adulazione, che raramente viene usata senza secondi fini.

3. La volpe e l’uva

In questa favola, come in molte altre favole di La Fontaine, la protagonista è di nuovo la volpe. Questa sta camminando affamata fin quando non vede un grappolo d’uva su un’alta vite. Comincia a saltare per addentarla, ma non ci riesce e allora se ne va, convincendosi del fatto che era uva non ancora matura, non adatta a essere mangiata, perciò la lascia agli altri animali. Chiaramente l’atteggiamento della volpe simboleggia il comportamento di tutti coloro che per orgoglio, quando non riescono a fare o a ottenere qualcosa, fingono di non averlo mai voluto.

4. La volpe e la cicogna

La volpe in questa favola invita la cicogna a pranzo e le serve del brodo in un piatto dai bordi molto bassi. Ovviamente la cicogna a causa del suo becco non riesce a mangiare nulla. La cicogna allora decide di ricambiare lo scherzo, invitando a sua volta la volpe a pranzo. Il pasto viene servito in una tazza profonda in cui la volpe non riesce a mangiare. Come nelle altre favole di La Fontaine, anche qui è presente una morale ben precisa: «Vuol dimostrare questa favoletta che chi la fa l’aspetta».

5. Il topo di città e il topo di campagna

Il topo di città un giorno invita il topo di campagna a mangiare a casa sua. Il topo di campagna rimane stupito dall’agiatezza del suo amico e dalla ricchezza della sua casa. I due cominciano a mangiare quando un forte rumore li spaventa, ma il topo di città rassicura l’altro dicendo che deve essere stato il gatto che ogni tanto si aggira per di là. Il topo di campagna ringrazia l’amico per l’ospitalità, ma decide di andare via perché preferisce mangiare cibi meno prelibati, ma in tranquillità nella sua casa in campagna. La favola vuole suggerire che è meglio condurre una vita umile e tranquilla, piuttosto che una vita agiata ma nella paura costante.

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons

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