Filologia delle cose non dette, Auricchio I Recensione

Filologia delle cose non dette

Il Quaderno edizioni ha pubblicato il 14 aprile scorso Filologia delle cose non dette, primo romanzo di Federica Auricchio.

Classe 1995, è laureata in Filologia Moderna alla Federico II, università in cui è stata per anni anche rappresentante degli studenti. La scrittura ha sempre accompagnato la sua vita tanto da essere una delle redattrici de La Testata – Testa l’informazione, una delle più interessanti e innovative testate giornalistiche della Campania.

Questa attività, unita alla passione per la musica, la poesia e, soprattutto per la filologia, hanno dato vita a Filologia delle cose non dette, pubblicato per Il Quaderno Edizioni lo scorso aprile.

Filologia delle cose non dette, storie di donne che vogliono rinascere

«L’unica cosa a cui riesco a credere e che cerco di raggiungere da tutta la vita è la mia indipendenza, la mia libertà individuale»

Lungo le pagine di questo libro si dipanano cinque storie di donne unite da un obiettivo comune: la voglia di rialzarsi e di riattaccare i pezzi delle loro anime, spezzate da storie d’amore finite male.

Eloisa, Clizia, Lolita, Clara, Elena. Cinque diverse personalità, ognuna emblema della femminilità con tutta la loro forza, la loro debolezza, i loro colori e anche le loro ombre. Cinque protagoniste giovani, che si muovono tra gli esami universitari e i primi passi nella giungla del lavoro e del precariato, sullo sfondo di una Napoli poetica.

In ogni pagina di Filologia delle cose non dette non mancano i rimandi alla letteratura e alla musica, variabili lungo le quali si dipanano le storie. Baudelaire, Ibsen, Max Gazzè, Pino Daniele e tanti altri condiscono le vicende non sempre felici delle nostre donne, colpite e demolite da gravi traumi e da uomini incapaci di comprendere il loro mondo così complesso e variegato. Donne che per fare i conti con quanto hanno vissuto riportano su carta le loro esperienze.

Quel “cose non dette” del titolo richiama alla necessità di liberarsi di un peso e di rinascere come persone nuove, pensiero dominante nella mente di chi scrive con l’obiettivo di esorcizzare il proprio passato tramite la forma della narrazione o del “romanzo-poesia“, come suggerisce anche la stessa autrice.

La narrazione del libro si alterna tra prosa e versi, richiamando l’idea di un flusso libero di pensieri e parole che restituiscono la dimensione intima della scrittura, come luogo dove custodire i propri segreti.

Filologia delle cose non dette, con il suo stile asciutto e semplice, si presenta come un libro che riunisce attorno a sé le passioni che muovono l’anima delle persone: la musica, la poesia e, soprattutto, le parole. Ma è anche un romanzo che può confortare chi soffre per una storia che sembrava non dovesse finire mai, ritrovandosi a raccogliere i cocci. A queste persone, che si possono identificare facilmente nelle protagoniste, Federica dà un augurio di buon auspicio con una sorta di haiku, a fine libro:

 

Eloisa, Clizia, Lolita, Clara, Elena

Di essere tutte, una o nessuna:

sii libera.

 

Immagine di copertina: Il Quaderno Edizioni

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A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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