Flush, di Virginia Woolf | Recensione

Flush, di Virginia Woolf | recensione

Virginia Woolf si cimenta in una biografia non convenzionale, quando decide di raccontare la vita di un cocker spaniel rosso di gran pregio di nome Flush appartenente alla poetessa Elizabeth Barret. Il 1933 è l’anno di pubblicazione del racconto, e quest’edizione, pubblicata nel febbraio 2021 da Feltrinelli Editore Milano, è stata tradotta da Iolanda Plescia, docente all’università “La Sapienza” di Roma.

La vita di Flush non inizia con Elizabeth Barret, bensì con Mary Russel Mitford, a Three Mile Cross, un Cottage nei pressi di Reading. Lì, tra le campagne, è libero di correre senza guinzaglio, inseguire le lepri, e divertirsi, senza ansie o preoccupazioni. Nessun lusso, o regola ben precisa, non prima di esser ceduto alla poetessa, nonché amica di Mary, Elizabeth Barret. Da un momento all’altro, lo stile di vita di Flush cambia drasticamente, e da un pavimento in legno spoglio sul quale era abituato a sonnecchiare, si ritrova catapultato in un’abitazione ammobiliata di tutto punto, dove di regole ce ne sono eccome. La nuova vita di Flush inizia nel momento in cui Mary Mitford lo lascia in quella casa di Wimpole Street, nella quale Elizabeth trascorre gran parte del suo tempo, perché di salute cagionevole. Ciò che fa Virginia Woolf è raccontare più storie, quella di Elizabeth, di Robert Browning (suo futuro marito, del quale Flush inizialmente non nutre particolare simpatia), di Mary Mitford, e così via, usando il punto di vista di un cane. Il modo in cui Flush guarda il mondo si basa sugli odori. L’olfatto umano è insignificante in confronto. Tutto è, invece, amplificato dal punto di vista di un cane e Virginia Woolf riesce molto bene quando descrive ogni percezione, e ogni dubbio che passa per la testa perfettamente liscia e arrotondata del simpatico Flush.

Il legame che il cane stringe con Elizabeth Barret è sincero, ed è l’unico perno a dargli speranza nei momenti di difficoltà. È una storia d’amore, per certi versi. Elizabeth, una donna cagionevole; subisce un cambiamento radicale quando Flush entra a far parte della sua vita. Insieme, formano la squadra perfetta, cospirano per sopravvivere in un’abitazione dove vige un severo patriarcato e si prendono cura l’una dell’altro. Quando Flush è lasciato senza guinzaglio, viene rapito e i maschi della casa Barret non vogliono pagarne il riscatto per riaverlo indietro, rischiando così la sua uccisione, ma Elizabeth sfiderà i bassifondi più pericolosi di Londra pur di riaverlo indietro. Elizabeth non è la sola a cambiare con l’arrivo del cocker, ma è lo stesso Flush a cambiare abitudini per lei, per amore. Quello di lui è un volto caldo e rossiccio, mentre quello di lei, pallido e smunto, eppure, dice Virginia Woolf, si somigliavano tanto. Viaggerà e scoprirà tante cose, e avrà tutto sommato una vita piena e felice, e in vecchiaia, non terrà il broncio ai cuccioli e i cani più giovani di lui, che vedrà scorrazzare per le strade, perché lui, non avrà nulla da invidiare.

Questa biografia è una lettura molto piacevole, adatta a chiunque, che fa sorridere ed emozionare anche il lettore più esigente. È un piccolo capolavoro di classe ed eleganza che ci dimostra che anche i cani si rendono partecipi delle vicende dell’uomo, gioiscono e soffrono come chiunque, e forse anche con maggiore intensità. Il loro punto di vista, anche se diverso, non è meno giusto. Il modo in cui Flush si guarda allo specchio, interrogandosi su come distinguere le buone azioni da quelle cattive, o sull’importanza del proprio rango, sono un ammasso di dolcezza che porta inesorabilmente a sorridere e scuotere la testa. Il cane è un cane, non esistono razze migliori di altre. E Flush questo lo capirà a suo tempo.  

Fonte immagine: Feltrinelli editore

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A proposito di Martina Calia

Classe 1997, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale e attualmente specializzanda in Lingue e Letterature europee e americane presso L'Orientale di Napoli. Lettrice accanita di romance in ogni sua forma, che a tempo perso, si cimenta nella scrittura creativa sia in italiano, ma soprattutto in inglese.

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